I BIOPOLIMERI NELL’IMBALLAGGIO
Francesco
Pilati
Università di Modena e Reggio Emilia - Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e
dell’Ambiente, via Vignolese 905, 41100 Modena
Per gli imballaggi in genere, e per quelli alimentari in particolare, si fa largo uso di materie
plastiche. Tra le tante tipologie di materie plastiche disponibili a questo scopo ci sono anche
materiali definibili biopolimeri, in quanto o di origine biologica o biodegradabili. L’uso del termine
biopolimero (o bioplastica) può tuttavia essere ambiguo e la presentazione mira in primo luogo a
fare chiarezza nella classificazione delle diverse tipologie di plastiche. Verranno poi descritti i
principali tipi di materiali biodegradabili e discussi i criteri che dovrebbero essere utilizzati per una
scelta ottimale, con particolare riguardo agli aspetti relativi alla sostenibilità ambientale.
1. IMBALLAGGI NELL’INDUSTRIA ALIMENTARE
Gli imballaggi sono oggi percepiti da una larga parte della stampa e dell’opinione pubblica, come
una delle principali cause di contaminazione per l’ambiente, e la loro eliminazione è vista come una
delle principali strade per risolvere i problemi connessi con uno sviluppo sostenibile. Le ragioni che
portano a questo tipo di conclusione derivano dal fatto che l’impiego di imballaggi ormai è stato
esteso ad ogni tipologia merceologica, che gli imballaggi sono di plastica, un materiale ritenuto
inquinante, e che la loro vita media è oggettivamente molto breve (< un anno).
Va comunque considerato che la principale ragione per cui l’uso di imballaggi è enormemente
cresciuto deriva dal fatto che il loro impiego in molti casi, ed in particolare nel caso degli
imballaggi alimentari, comporta una serie di vantaggi funzionali che, riducendo gli sprechi e i
rischi per la salute, aiutano a migliorare la qualità della vita delle persone e la sostenibilità
ambientale. Infatti, gli imballaggi alimentari sono oggi strumenti funzionali a cui si richiede di volta
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