La selezione di otto finalisti operata dalla Giuria della XI edizione del “Premio letterario biennale 2016-2017
Acquiambiente” rappresenta una scelta culturale e politica in netta contraddizione con lo spirito che lo
costituì nel 1997. Come se essa ignorasse che il Premio è dedicato a Ken Saro Wiwa [1], cioè a un artista
nigeriano che come militante ambientalista pagò con l’impiccagione la lotta contro le multinazionali del
petrolio devastatrici del territorio e della sopravvivenza delle popolazioni. Come se ignorasse che, sotto il
titolo, la dedica del Premio recita: “A perenne memoria delle donne e degli uomini della Valle Bormida che
per generazioni hanno combattuto per i loro diritti civili a difesa dell’integrità ambientale della loro Valle.[2]
Si può considerare la scelta degli otto libri finalisti [3] come una celebrazione delle lotte ideali per le quali
Ken Saro Wiwa dedicò la vita? E’ ammissibile che la Giuria ignori il contesto territoriale in cui si conferisce il
Premio, e cioè che da cinque anni i Comitati della Valle Bormida stanno proseguendo, contro la
multinazionale Riccoboni, la lotta avviata e mai conclusa contro l’Acna di Cengio? Non è snaturato un
Premio che si celebra nella cornice mondana e festaiola di Villa Ottolenghi di Acqui Terme [4], mentre nelle
stesse ore migliaia di cittadini della Valle manifestano [5] con trattori e striscioni nelle vie di Alessandria?
Troverebbe strano, la Giuria, una contestazione dei Comitati ai cancelli della villa (peraltro sponsorizzata
per una vendita miliardaria con contributi pubblici)?
La selezione della Giuria ha snaturato il Premio Acquiambiente. Cosa intende questa Giuria per
“Ambiente”? Le bellezze della natura e della creatività umana, i paesaggi incontaminati e salubri, salute e
benessere, perfino la buona tavola? Tutte belle “cose”, da magnificare, ma è ammissibile dimenticare che
quei “beni” sono criminalmente sotto attacco, che dunque vanno tutelati quali “beni comuni”, e che infatti
ci sono Movimenti che lottano per la “Tut