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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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L’IMBUTO DELLA SNAM C’È, MA NELLA TESTA DI CERTA STAMPA!
Finalmente viene fuori la verità! Se l’Italia rischia di rimanere senza gas e se le bollette hanno raggiunto
livelli stratosferici la colpa è degli ambientalisti che a Sulmona bloccano la centrale e il metanodotto
della Snam. A rivelarlo è il Corriere della Sera del 1° ottobre con un articolo dal titolo: “Gasdotti,
l’imbuto di Sulmona e i rischi per le industrie del Nord”. Nell’articolo si afferma che “un nuovo snodo
strategico per la nostra indipendenza energetica è individuato a Sulmona, dove l’infrastruttura dei
gasdotti Snam al momento si ferma senza proseguire oltre”. Il problema è che alcune Regioni, dove
dovrebbe passare la Linea Adriatica da Sulmona a Minerbio, “hanno messo dei vincoli alla realizzazione
delle tratte – scrive il giornale – condizionati dai comitati locali preoccupati dalle ricadute sociali,
ambientali e sismiche”. Pertanto, secondo il Corriere della Sera “uno dei primi provvedimenti che dovrà
prendere il nuovo governo che si insedierà a Palazzo Chigi è dare il via libera alla centrale di
compressione di Sulmona, che serve a spingere verso Nord il gas che arriva a Melendugno
compensando così le forniture russe”.
Anche noi siamo convinti che c’è un imbuto, ma nella testa di certa stampa dove la Snam riversa le sue
bufale tentando di farle bere agli italiani. Certa stampa, nel diffondere le notizie al fine di svolgere la sua
funzione informativa, farebbe bene ad acquisire dati e informazioni precise relative all’argomento da
trattare: quello che noi stiamo facendo da molti anni dimostrando la correttezza delle nostre
affermazioni.
Ad essere precisi non è la prima volta che si parla di “imbuto di Sulmona”. Altri lo hanno già fatto, a
cominciare dall’ormai ex ministro Cingolani, da sempre il megafono della Snam. In primo luogo non è
affatto vero che i gasdotti Snam si fermano a Sulmona. Infatti il gas importato da Sud prosegue verso
Nord attraverso due direttrici: ad est attraverso la condotta che passa lungo la costa adriatica, e ad ovest
verso Oricola attraverso il metanodotto Transmed. A questa bugia ne va aggiunta un’altra, e di carattere
colossale, ovvero la narrazione secondo cui all’Italia mancherebbe il gas. È vero esattamente il
contrario. Infatti il nostro Paese, secondo i dati ufficiali del Ministero della Transizione Ecologica
(riportati nella tabella che alleghiamo) nei primi sette mesi di quest’anno ha importato più gas rispetto
allo scorso anno, e cioè 44 miliardi e 643 milioni di metri cubi contro 42 miliardi e 896 milioni di metri
cubi del 2021. E questo è avvenuto nonostante il fantomatico “imbuto di Sulmona”. Non solo è stato
compensato completamente il minore quantitativo importato dalla Russia attraverso altre fonti di
ingresso, ma addirittura l’Italia ha esportato oltre 2 miliardi di metri cubi di metano verso altri Paesi.
Cosa mai accaduta prima, perché tradizionalmente le esportazioni di metano non hanno mai superato i
500 milioni di metri cubi l’anno. Ci dicono che siamo alla canna del gas ma poi lo rivendiamo
all’estero! La verità è che le bollette sono aumentate vertiginosamente non perché manca il gas ma per
effetto delle manovre speculative delle grandi multinazionali del settore fossile. La speculazione. L’ENI,
nel primo semestre di quest’anno, ha incassato un utile netto di 7 miliardi e 398 milioni di euro, con un
incremento del 600% rispetto allo stesso periodo del 2021 quando era stato di 1 miliardo e 103 milioni.
Si tratta di extraprofitti che dovrebbero essere restituiti interamente agli italiani ma che il governo finora
ha toccato solo marginalmente.
A Sulmona non c’è nessun “imbuto” perché le infrastrutture esistenti sono in grado di veicolare da Sud
verso Nord 50 miliardi di metri cubi di gas. Già oggi la rete metanifera italiana è sovradimensionata,
avendo una capacità di trasporto e distribuzione superiore ai 100 miliardi di metri cubi annui, rispetto a
consumi che mediamente negli ultimi cinque anni sono stati di 71 miliardi e 500 milioni di metri cubi.
Ancora di più la rete attuale sarà eccessiva nel prossimo futuro quando secondo tutte le previsioni,
comprese quelle del MITE, i consumi di metano al 2030, per via della crescita delle rinnovabili,
scenderanno a 50/55 miliardi di metri cubi. La Snam guadagna sulla costruzione delle infrastrutture, non
importa se poi serviranno o no: e 2 miliardi e 338 milioni (il costo della Linea Adriatica e della centrale)
fanno certamente gola. Ma, qualora questa ennesima opera inutile e dannosa, pompata dai grandi organi
di informazione, dovesse essere realizzata, a pagare saranno sempre i consumatori italiani perché i suoi
costi di ammortamento si riverseranno sulle bollette, già oggi alle stelle.
Comitati cittadini per l’ambiente
Coordinamento No Hub del Gas