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Genova, Agosto 2025.
Amici del Chiaravagna OdV: Lettera aperta alla Regione Liguria ed al Comune di Genova.
E’ incredibile: sono passati vent’anni e siamo tornati a parlare delle stesse cose: in tema di rifiuti e di acciaio,
a Genova il dibattito è sempiternamente fermo sugli stessi argomenti; le Amministrazioni – quali esse siano
– sono sempre prese in uno stallo che produce solo danni per i cittadini, i lavoratori, l’ambiente, in una visione
miope e faziosa. Siamo infatti di nuovo costretti a parlare di inceneritore e di forni elettrici.
Non è cambiato niente per la politica ligure e genovese, sebbene la tecnologia, l’economia, il quadro
normativo, la consapevolezza dei cittadini siano oggi anni luce da quella dei primi anni duemila: come avete
fatto a non rendervi conto che tutto è cambiato e che le uniche cose che non sono cambiate sono l’infinita
crisi del carrozzone di AMIU, la sua incapacità di rispettare l’esile contratto di servizio, di applicare soluzioni
efficaci, di imparare dai propri errori, il suo costante spreco di energie in rivoli di progetti fini a se stessi?
Come avete fatto a non vederlo? Forse eravate impegnati a fare altro in questi ultimi venti, ma anche trenta
anni ma noi c’eravamo già e già dicevamo le cose che poi si sono avverate: vi abbiamo dimostrato che alte
percentuali di raccolta differenziata di qualità sono raggiungibili facilmente con una buona organizzazione,
abbiamo martellato perché Scarpino venisse messa in sicurezza per tempo (e non è stato fatto, e questo ha
prodotto i disastri ambientali, e quindi economici, che ben conosciamo). Vi abbiamo implorato di rendere
AMIU un’azienda moderna, e non l’avete fatto: di certo una crisi profonda lascia poi le mani libere per fare
cose che altrimenti sarebbero non sostenibili sindacalmente …
Di certo questa Amministrazione Regionale, che di fatto è la stessa da molti anni ormai e che ha approvato
piani dei rifiuti a nostro avviso inadeguati, ha enormi responsabilità di fronte a questo sfacelo e dovrebbe
avere l’umiltà di ammettere di avere sbagliato molto (sia nel fare che nel non fare). In particolare, sia il merito
che il metodo adottati dal Presidente Bucci, che anche di questa vicenda ha fatto una questione personale,
sono deplorabili, con un’agenzia creata ad hoc, con il ricorso ad uno studio esterno (non bastavano il lavoro
ed i costi degli uffici regionali?) sulle possibili localizzazioni affidato al RINA, tutto in barba al piano regionale
dei rifiuti stesso, così come la stessa idea di bandi di gara e quel “lasceremo che siano le aziende a proporci
dove e con che tecnologia”: un atteggiamento totalmente irricevibile in un sistema democratico ed
organizzato.
Anche i Partiti di maggioranza che, oggi come ieri, siedono in Consiglio Comunale, poco o nulla di concreto e
rilevante hanno prodotto in tema di gestione dei rifiuti, lasciando AMIU in uno stato di inerzia che non ha
prodotto nulla di buono e questi primi mesi di Giunta comunale stanno dando i segnali di uno sbando
estremamente preoccupante.
Per non parlare di AMIU, che in vent’anni non ha nemmeno portato a casa un’isola ecologica a Municipio:
anzi, la vicenda del Lagaccio ha generato un livello di conflitto e sfiducia nei cittadini che sarà durissimo
recuperare; il dramma vero è però l’enorme ritardo nella realizzazione dell’impianto di trattamento
meccanico biologico: una infrastruttura semplice ma fondamentale per una gestione moderna del ciclo dei
rifiuti ma che un caleidoscopio di incompetenze non ne ha ancora consentito la realizzazione (e a questa
azienda vorremmo affidare un impianto pericoloso come un inceneritore?).
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A parte i contribuenti, in AMIU nessuno ha ancora pagato per questo gravissimo danno e sarebbe ora che il
Responsabile si dimettesse e non avesse mai più a che fare con AMIU.
Il sindacato non è da meno, sia su AMIU che sull’ex ILVA, limitandosi a “difendere il lavoro” senza entrare nel
merito, senza comprendere che è ora di elevare le competenze dei lavoratori verso sfide più ambizione per
contribuire attivamente alla crescita dell’azienda stessa, e fomentando invece ancora quella
contrapposizione tra lavoro e ambiente che in questo Paese ha prodotto danni enormi e involuzione.
E’ per questo che nella vostra testa non esiste una alternativa alla “macchina magica”, al “fuoco purificatore”
che risolve tutti i problemi. Ma il gioco che forse la Regione Liguria ha in testa con la gara per “la soluzione
finale” è molto pericoloso per AMIU, mentre la Maggioranza in Consiglio Comunale a Genova annaspa,
vittima di posizioni ondivaghe in campagna elettorale ma storicamente molto lontane tra un “modello
Gualtieri” e gli “idealismi verdi”; intanto dentro AMIU di sicuro qualche dirigente di vecchia data e che lungo
tutti questi anni ha lavorato dietro le quinte forse proprio aspettando questo momento, si sfrega le mani
(perché si, mentre il mondo cambiava, AMIU non ha rinnovato adeguatamente il proprio quadro dirigenziale,
affabulato dalla “grande vampa”).
Appunto, il mondo è cambiato ma, come voi, anche noi non siamo cambiati: siamo sempre qui a dire che “un
piano dei rifiuti diverso è possibile”, che incenerire – o gassificare, la sostanza è la stessa – è la morte di
quell’economia circolare di cui vi riempite la bocca nei convegni, tanto da avere stancato i cittadini che oramai
quando ne sentono parlare da voi avvertono oramai la puzza di fregatura. E’ inutile, ci venite ancora a
raccontare che l’inceneritore produce energia, che è economicamente sostenibile, che produce lavoro: tutte
frottole che però purtroppo ancora ingannano anche alcuni giornalisti, vista la complessità dell’argomento e
la bassezza del livello di discussione.
L’altra parola che avete inquinato forse per sempre è “resilienza”, ed è un vero peccato perché è proprio
quello che servirebbe a questa sfortunata Regione: assecondare ed adattarsi al cambiamento per diventare
più forte. Per farlo, serve al più presto un rinnovato piano industriale capace di trasformare irreversibilmente
AMIU in una azienda capace di creare valore e lavoro vero grazie a filiere industriali di recupero di materiali
dai rifiuti: ben altra cosa dei costi della raccolta differenziata, qui si tratta di fare industria e business! Un
piano che preveda una formazione integrale che arricchisca di competenze i lavoratori, e qui il Sindacato è
chiamato a fare la propria parte.
Noi siamo ancora qui: c’eravamo e ci saremo, a marcare il passo, a mettere a disposizione le nostre risorse e
a sostenere chi, in Val Bormida, in Valle Scrivia, a Vado o dovunque se ne paventi l’ipotesi, dice “NO”
all’incenerimento dei rifiuti. Voi chissà se ci sarete ancora; avete però la possibilità di scegliere come vorrete
essere ricordati: se come quelli che hanno affossato le speranze di una città ed una regione di dare
concretezza all’economia circolare o come quelli che hanno legato mani e piedi il futuro economico,
ambientale e sociale ad un forno che brucia spazzatura. Vedete voi da che parte stare, ma il momento di dirlo
è ora, non dopo.
Per l’Ass.ne Amici del Chiaravagna OdV
Il Presidente Matteo CRESTI