About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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1 n° 123 GIUGNO - LUGLIO 2022 bimestrale dell’Ecoistituto del Veneto Alex Langer, aderente al Forum Veneto Ambiente, Salute e Solidarietà redazione: viale Venezia, 7 - Mestre tel/fax 041.935.666 info@ecoistituto.veneto.it www.ecoistituto-italia.org TERA e AQUA POSTE ITALIANE SpA Sped. in A. P., DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 c. 1, NE/VE. Dir. resp. Michele Boato. Editore: Ecoistituto del Veneto, Viale Venezia, 7 Mestre. N° ROC 21728 Stampa: Eurooffset, Martellago VEIN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI VENEZIA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESIdi Raffaella Chiodo Karpinsky Manca un’adeguata informazione sulla resistenza che c’è in Russia, nonostante tutto. La repressione ha sfer- zato colpi durissimi a chi ha osato manifestare il pro- prio “no” alla guerra. Eppure c’è una resistenza che meriterebbe attenzione e forte sostegno da parte dell’opinione pubblica europea, in particolare dalla so- cietà civile. Nonostante la paura dovuta alla nuova legge, con l’arresto fino a 15 anni o multe enormi per chi diffonde notizie che «screditano l’esercito e l’o- perazione speciale», cittadini, giornalisti dei media censurati o chiusi e attivisti, sviluppano canali di co- municazione e controinformazione. Girano su Telegram e Instagram, le immagini del- la mamma che entra nell’asilo dove si trova il suo bambino. Si rivolge alla direttrice, chiede spiegazioni sulla presenza delle Z affisse a tutte le finestre. Protesta, non vede perché si debba impartire ai bambi- ni questa propaganda. Accusata di fare oltraggio al suo Paese, alle istituzioni, chiede se per caso questo risulta nella Costituzione. Quindi strappa via le Z dalle finestre. Per ora ha subìto una multa. Ma rischia ben altro. Come lei tan- te altre, soprattutto donne: madri dei soldati che pretendono notizie sui propri figli di cui non san- no più nulla da settimane o che diffondono infor- mazioni utili per poter rifiutare l’arruolamento o il ritorno al fronte per chi è tornato per l’avvicen- damento. Secondo informazioni diffuse dalla rete delle madri, il 50% dei soldati rientrati dal fronte non ha alcuna intenzione di tornarvi. La pagina delle Madri dei soldati diffonde riferimen- ti legali e lettere-tipo da inviare ai comandi militari per rifiutare il ritorno al fronte. Il rifiuto si poggia sulla scelta del Cremlino che in un Ucraina non c’è guerra bensì un’«operazione speciale», dunque il giovane di leva non può essere costretto. IL NASTRO VERDE L’iniziativa del Nastro Verde, lanciata da un gruppo di giovani donne, nel giro di poche ore ha raccolto su Instagram e Telegram migliaia di adesioni. Non si illudono di fermare la guerra, ma il messaggio forte del nastro legato dappertutto, è “non sei solo o sola” contro la guerra. Trovare da più parti il na- stro, vuol dire aiutare le persone ad avere il coraggio di esprimere il proprio no alla guerra. Un messaggio importante, dato che sono sommersi dalla propaganda. Le persone postano nastri verdi legati in ogni luo- go da tutta la Russia, e a volte se stessi con un car- tello contro la guerra all’Ucraina. Una ragazza posta il suo polso avvolto dal nastro davanti ai carri armati che in Piazza Rossa si preparano alla parata. Il sito della campagna invita a fare attenzione a non esporre il nastro su sé stessi, per non essere perse- guiti e seguire vari modi nonviolenti per esprimere op- posizione alla guerra: oltre al nastro, l’invio di lettere, L’UCRAINA E LA RESISTENZA NONVIOLENTA RUSSA UN NASTRO VERDE CONTRO LA GUERRA Domenica 12 giugno si votano i 5 REFERENDUM sulla GIUSTIZIA Alcuni molto significativi, altri meno Mercoledì 8 giugno ore 21 FORUM su Zoom Per informarsi e discuterne con Marco Boato (chiedere il link a micheleboato14@gmail.com) Cerca sul web ECOCONSUMO.IT e trovi subito molte notizie utili su: Abitazione, Alimentazione, Ambiente, Consumi e Rifiuti, Economia e bollette, Energia, Salute, e altri temi. Un nuovo servizio della Fondazione Icu-Consumatori e Utenti Continua a pg. 7 Una protesta contro la guerra a San Pietroburgo. Gli striscioni dicono: “Mi vergogno di essere russo” e “Niente guerra”. TERA e AQUA Giugno - Luglio 2022 2 comune.info Il Comitato Madri dei Soldati, attiviste per i diritti umani, sorge nel 1989 a Mosca per difende- re i giovani coscritti da violenze ed abusi nell’organizzazione militare; è il movimento sociale più du- raturo e rispettato della Russia post-sovietica. La sua azione si sviluppa nell’assistenza ai singo- li soldati, pressione per l’abolizio- ne della coscrizione, controllo civile sull’esercito e smilitarizzazione del sistema giudiziario. Un primo suc- cesso è il congedo di 180mila soldati per finire gli studi. Il CSM si diffonde in tutta la Russia e au- menta la sua influenza con la guerra in Cecenia del 1994-96 soprattutto quando, nel marzo’95, organizza la “Marcia della compassione” da Mosca a Grozny. Centinaia di madri russe cercano l’appoggio delle madri cecene contro la guerra e ne- goziano con l’esercito ceceno per la liberazione di prigionieri. La loro attività per i diritti umani ot- tiene importanti riconoscimenti internazionali (tra cui il Sean Mac- Bride Award dell’International Peace Bureau nel 1995 e il Right Livelihood Award). Nel 1993 il comitato ottiene un ufficio a Mosca in cui le volon- tarie accolgono le richieste di aiu- to e pervengono migliaia di lettere ogni anno, in maggioranza di donne e madri povere e isolate. Da richie- denti aiuto, molte divengono attivi- ste. La capacità di praticare un cam- mino verso l’autonomia e l’azione collettiva a partire da una comune esperienza senza trascurare la sfera individuale, è la forza del movimen- to che tuttavia, negli anni 2000, per- de gran parte del sostegno pubblico. Con lo scoppio della guerra in Ucrai- na numerosi appelli disperati giun- gono al Comitato da parte genitori che hanno perso i con tatti coi figli, costretti a firmare contratti con l’e- sercito e a cui erano stati sottratti i cellulari. Le risposte che hanno dato le madri compaiono in que- sta dichiarazione in cui danno in- dicazioni, incoraggiano e spingono all’azione. Non si appellano ai go- verni o alle organizzazioni interna- zionali, ma alla capacità di agire delle singole persone e alla forza dei loro affetti. Dichiarazione Le madri dei soldati di San Pie- troburgo condannano l’aggres- sione militare che le truppe russe stanno perpetrando in Ucraina di fronte ai nostri occhi. Questa è una guerra e come ogni guerra è di- struzione, sangue, violenza, vitti- me innocenti e crollo del futuro. Nessun uomo sano di mente può sostenere la guerra. Cosa possiamo fare in questa si- tuazione, noi comuni cittadini e cittadine che non siamo stati/e consultati/e, quando hanno deci- so di dar inizio alle ostilità? Ve- ramente molto. Noi ascoltiamo e leggiamo numerosi appelli, vediamo l’angoscia delle persone, special- mente dei genitori di uomini arruola- ti nell’esercito russo. Ma nello stesso tempo, vediamo anche una paura pa- ralizzante, perdite e incomprensioni. Tutto questo impedisce l’azione, non ci permette di agire. Madri e padri dei ragazzi nell’eserci- to, ci chiedete, “dove sono i no- stri figli?” Purtroppo, non possiamo rispondere a questa domanda. C’è un ufficio speciale per questo – il Mini- stero della Difesa della Federazione russa. Esso tace… Il vostro compi- to è di scrivere, inviare appelli, bombardarli di domande, cerca- re informazioni vitali. Questi sono i vostri figli! Nessuno può aiutarli se non voi. Noi possiamo consigliare e fornirvi modelli di richieste. Il resto è nelle vostre mani! (potete scrivere al comando di distretto da cui dipende l’unità e direttamente alla regione di Mosca https://letters.mil.ru/electro- nic_reception.htm) Noi vi incoraggiamo con forza ad es- sere vicini/e ai vostri figli! Mettetevi in contatto con altri genitori, crea- te chat, interagite. Solo insieme, nel sentimento dello stesso angoscioso respiro di compagni di sventura –ma senza mai cessare di esprimere calda- mente la speranza– potrete superare tutte le difficoltà. Guardare negli occhi altri figli e altre madri che sono stati/e chiamati/e “vostri/e nemici/che”! Rivolgiamo un appello anche al personale militare: Ufficiali! Voi potete inoltrare le richieste di ri- fiuto del servizio militare per non partecipare a questa tragedia, che in ogni caso sarà seguita da una ama- ra ricompensa. In tutti i conflitti militari, e ce ne sono stati tanti nella storia russa degli ulti- mi 30 anni, ci sono stati casi di rifiuto del servizio militare. Ce ne saranno ora! Esortiamo chiunque abbia pa- renti o amici in Ucraina di cercare di avere sempre il polso della situazio- ne. Ora è semplicemente necessario comunicare, sostenere moralmente e psicologicamente e offrire tutta la più ampia assistenza possibile. Nessuna azione delle autorità, nessuna politica può distruggere questi legami. Ricor- date: la prima vittima della guerra è la verità. Informazioni non ve- rificate possono giungere da ogni direzione. Raccomandiamo di fare una doppia verifica delle informazioni su diverse fonti. Secondo noi, i me- dia più affidabili in Russia oggi sono: “Novaja Gazeta”, Dozhd TV Channel, Meduza Edition e Ekho Moskvy. E naturalmente, possiamo e dovrem- mo continuare a dar voce alla nostra posizione, attivamente esprimere le nostre opinioni e agire in ogni modo legale e accessibile. Inviare post sui social, firmare e distribuire petizioni contro la guerra, comunicare con gli amici. È agendo uniti che non con- sentirete a voi stessi di impantanarvi nella paura di essere soli con la vostra opinione. Credeteci, molte persone pensano la stessa cosa, ma per molte ragioni hanno paura di parlare. (24 febbraio 2022) DAL 1989 ATTIVE CONTRO LE GUERRE Noi, madri dei soldati russi TERA e AQUA Giugno - Luglio 2022 3 di Riccardo Michelucci Il 3 maggio, di notte, un uomo ha lanciato bottiglie molotov contro il centro di reclutamento dell’eser- cito a Nizhnevartovsk, in Siberia. Qualche giorno prima era accaduto lo stesso anche al commissariato militare di Zubova Polyana, a 400 km da Mosca. Il rogo ha distrutto i computer dell’archivio e cancellato l’e- lenco dei coscritti, costringendo le au- torità a interrompere gli arruolamenti in diversi distretti. A marzo si son verificati almeno altri 4 sabotag- gi, con incendi ai centri di recluta- mento russi. Ordigni incendiari rudimentali hanno colpito le caserme di Bere- zovskij nella regione di Ivanovo, dove sui muri della città sono comparse scritte contro la guerra. A Voronezh è stato rovesciato liquido infiam- mabile sulla porta d’ingresso del distretto militare. Un giovane di 21 anni, arrestato per aver dato fuoco all’ufficio di arruolamento di Lukhovitsy, (Mosca), per bloccare la mobilitazione in Ucraina. Per il Con- flict Intelligence Team (Cit), gruppo indipendente di giornalisti investigativi russi, si tratta dei casi più eclatanti tra gli atti di protesta disperati quelli do- cumentati. Il malessere, sempre più diffuso tra la popolazione russa, trova ri- scontro anche nelle forze armate: da aprile (secondo le stime del Cit) il 30% dei soldati che hanno preso parte alle operazioni militari in Ucraina hanno cercato di disertare rifiutandosi di continuare la guer- ra L'avvocato Chikov, che dirige l’Ong russa per i diritti umani Agorà e da anni si batte contro gli abusi delle forze dell’ordine, ha riferito al media indipendente Mediazona che gli uffici della sua associazione sono subissati dalle richieste di assistenza legale dei refusenik dell’esercito e della Rosgvardiya, Guardia Nazionale cre- ata da Putin nel 2016. Sono centinaia i soldati che si sono rifiutati aper- tamente di partecipare alla guer- ra in Ucraina, il loro numero cresce di giorno in giorno, ma raccontare le diserzioni resta difficile. Le dimensioni del fenomeno emergono dall’incessan- te lavoro degli avvocati, delle organiz- zazioni per i diritti umani e dei gior- nalisti investigativi, spesso costretti ad andarsene dalla Russia per sicurezza. OBIETTORI DI COSCIENZA Il movimento ha raccolto ogni episo- dio avvenuto finora in un rapporto dettagliato che dà voce a quel pezzo sempre più consistente dell’esercito che non vuole la guerra. Un documen- to dal titolo assai esplicito I russi si rifiutano di combattere in Ucraina, che elenca centinaia di casi di diser- tori dell’esercito e della Guardia Na- zionale, le minacce e le intimidazioni che hanno subìto, oltre alle testimo- nianze dei coraggiosi avvocati che li assistono. «In un primo momento il Ministero della Difesa di Mosca so- steneva che a combattere in Ucraina fossero soltanto soldati professionisti, poi ha dovuto ammettere l’impiego di giovani obbligati ad arruolarsi con la minaccia di multe pesanti o pene fino a 2 anni. A molti di loro non è stato detto che sarebbero finiti al fronte», spiega Elena Popova, coordinatrice del movimento degli obiettori. Il 25.2, secondo giorno di guerra, al- cuni uomini dell’unità Omon del- la Guardia Nazionale impegnati in un’esercitazione militare in Crimea si son rifiutati di attraversare il con- fine con l’Ucraina e partecipare all’invasione. Sono stati immedia- tamente cacciati dall’esercito e il loro caso è uno dei tanti che riempiono le scrivanie dei legali di Agorà. Ma da quando la loro storia è pubblica, i mi- litari della Guardia Nazionale che si sono rifiutati di partecipare alla guerra sono diventati oltre un mi- gliaio. Ai mezzi d’informazione russi è vietato pubblicare notizie su tali rifiuti, i giornalisti che lo fanno ri- schiano procedimenti penali per aver diffuso “false notizie” sulle forze ar- mate. Il 15.4 Mikhail Afanasyev, ca- poredattore del Novy Focus, viene arrestato per aver raccontato di- serzioni nella Guardia Nazionale. Per aggirare la censura e continuare a rac- cogliere informazioni, molte organiz- zazioni per i diritti umani e organi di stampa indipendenti hanno do- vuto lasciare il Paese. Da un paio di mesi il Conflict Intelligence Team si è spostato in Georgia, mentre il gior- nale online Meduza ha sede in Letto- nia con un server dell’Oceano India- no. Erano stati i giornalisti di Meduza a dar voce ad Albert Sakhibgareyev, il soldato che ha disertato dopo aver compreso che le esercitazioni nell’area di Belgorod, presso il confine ucrai- no, servivano a preparare l’invasione. «Nessuno ci ha avvertito dell’at- tacco, non eravamo preparati», ha detto, spiegando che la sua brigata non ha attraversato il confine per- ché molti suoi commilitoni hanno disatteso gli ordini. Anche molti militari a contrat- to nelle regioni di Kaliningrad, di Chelyabinsk e di Pskov hanno fat- to lo stesso, rifiutando il trasfe- rimento nelle zone di guerra. La 136a Brigata di fanti motorizzati che operava a Zaporizhzhya, in Ucraina, avrebbe disertato abbandonando l’e- quipaggiamento sul campo. I casi sono cresciuti in modo esponenzia- le con le settimane di guerra. Molti si sono ribellati perché costretti a combattere con l’inganno. Altri perché non condividevano l’attac- co in Ucraina e hanno subito minac- ce, intimidazioni e procedimenti disci- plinari fino al licenziamento. Persino schedature, com’è accaduto a un sol- dato che si è visto applicare sul libret- to di servizio un timbro con la scritta «Incline al tradimento, alle bugie e all’inganno». L’avvocato Grebenyuk, ex procuratore militare e fondatore del progetto Military Ombudsman, segue un centinaio di soldati allontanati dalle forze armate negli ultimi due mesi: dall’inizio della guerra non è stato ancora avviato alcun proce- dimento penale a loro carico per timore che la notizia finisca sulla stampa fomentando la ribellione tra i militari e creando un danno d’immagi- ne all’esercito. Anche perché la Russia non ha dichiarato formalmente guerra all’Ucraina, quindi non esistono ordini ufficiali che impongano ai militari di partecipare a operazioni sul territorio di un altro Stato. Avvenire CRESCE IL NUMERO DEI MILITARI OSTILI AL CONFLITTO Sabotaggi, diserzioni, proteste. Il malessere dei soldati russi TERA e AQUA Giugno - Luglio 2022 4 di Nello Scavo Succede che in guerra, il nemico tal- volta non si presenti con la faccia fe- roce del combattente, ma come il figlio sperduto: ecco Radislav, il soldato russo che in una fattoria ucraina viene nascosto da una coppia di agricoltori. Non se la sono sentita di consegnarlo alla polizia. Per i rus- si è un disertore. Per i militari di Kiev un invasore. Non è il solo e a Mosca sono terroriz- zati dalle fughe di notizie: i casi di di- serzione si stanno moltiplicando, mentre molti soldati a contratto si sono dimessi. «Eravamo in Bielorussia, ci avevano detto che era un’esercita- zione come le altre. Hanno menti- to. In Ucraina ci venivo a trovare i parenti, adesso mi chiedono di uc- ciderli», ha spiegato Radislav. Fuggiaschi e disertori per necessità e per scelta. Attraverso varie fonti, siamo entrati in contatto con alcune delle famiglie rus- se, preoccupate per la sorte dei milita- ri mandati allo sbaraglio all’assalto di Kiev. Il morale è ai minimi e le voci di ammutinamento non sono più «calun- nie del nemico». Il colonnello russo Yuri Medvedev, comandante della 37esima brigata fucilieri motoriz- zati è stato deliberatamente travol- to da uno dei suoi carri armati. Una rappresaglia motivata dall’aver man- dato a morte centinaia di ragazzi. Tra i ragazzi impiegati nei primi batta- glioni che superano il confine Bielorus- sia-Ucraina non ci sono solo professio- nisti. Un volontario, musicista in una banda musicale militare un giorno è chiamato per una esercitazione ma poi viene mandato a combattere al confine con l’Ucraina. I suoi genitori stanno cercando di farlo tornare. Altri militari di leva sono inviati in Bielorussia con il pretesto di eser- citazioni, «ma poi – spiega un attivi- sta che fornisce consigli legali ai militari dissidenti – sono costretti a firmare un contratto di arruolamento e in tal modo si trasformano in “volon- tari” che perciò non possono sot- trarsi alle battaglie». Ci sono poi i professionisti, «che non vogliono partecipare a questa guerra e hanno chiesto di rescindere il contrat- to per motivi di coscienza. Tra questi, molti russi che hanno familiari in Ucraina». Chiunque divulga quelle notizie in tono o in ambienti critici, viene per- seguito con l’accusa di tradimento. Cioè, si può solo scrivere che il morale delle truppe è alto, che l’equipaggia- mento è di prim’ordine, che tutto fila liscio e nessuno si sottrae agli ordini. Queste norme sono una delle leve per la manipolazione preventiva delle in- formazioni. A cominciare proprio dal nascondere l’esistenza di disertori, renitenti e obiettori di coscienza. Far conoscere la storia del fuggiasco Radislav, a Mosca costerebbe caro. Il ministero della Difesa aveva assicu- rato che alla «operazione militare spe- ciale» in Ucraina avrebbero partecipato solo militari professionisti. Affermare il contrario o porre in dubbio queste informazioni costituisce reato di tradi- mento. Ecco perché non si parla dei militari che si sottraggono ai com- battimenti. Le storie ricostruite da Avvenire, dopo settimane di ricerche, incontri sul cam- po, contatti riservati, verifiche incrocia- te con familiari e conoscenti dei milita- ri in diversi Paesi europei, rivelano di cosa ha paura Mosca e perché stia imponendo il bavaglio all’informa- zione. Con l’aiuto di organizzazioni per la libertà di scelta dei militari e del movimento degli obiettori russi soste- nuti dalla War Resisters’ Internatio- nal di Londra, e in Italia dal Movi- mento nonviolento, abbiamo rintrac- ciato molte famiglie che raccontano come «spesso i soldati non hanno con sé nessun documento d’iden- tità militare o civile. Non posso- no usare la connessione Internet nell’area dell’unità militare e nei campi d’addestramento, e anche l’u- so del cellulare può essere disciplinato dal comandante». In particolare, alla vigilia dell’invasione «i telefoni dei militari sono stati sequestrati e ogni chiamata deve essere autoriz- zata e supervisionata da un supe- riore». Igor Konashenkov, capo dipartimento dell’Informazione del min. Difesa, si esprime con sdegno: «Sfortunatamen- te alcuni fatti che riguardano la presen- za di soldati di leva nelle Forze armate Russe che partecipano all’operazione speciale militare in Ucraina sono stati scoperti». «Da quando si è capito che in guerra ci vanno anche i giovani di leva, anche chi è fuori età ha paura di essere ri- chiamato. Molte persone stanno chie- dendo come possono evitare di essere mandate al fronte, ed è un’occasione per parlare di obiezione di coscienza». Così Elena Popova, attivista di San Pie- troburgo con alle spalle diverse denun- ce e arresti, racconta la preoccupazione di chi in guerra non vuole andarci. La sua voce è rilanciata dal Movimento nonviolento che in Italia e in Europa promuove l’obiezione alla guerra: ade- rente a Rete italiana pace e disar- mo, propone di firmare una dichia- razione che sarà poi consegnata al presidente della Repubblica, al pre- sidente del Consiglio, allo Stato mag- giore dell’esercito. «Gli insegnanti devono tenere le- zioni speciali per spiegare per qua- le motivo è stato necessario anda- re in Ucraina», scrive Popova. «Sono stati creati materiali dal min. dell’Istru- zione e videolezioni». Ci sono stati casi in cui gli alunni hanno fatto qual- che domanda di troppo, «e subito dopo i poliziotti sono andati a cer- care i genitori». Avvenire «CI HANNO MENTITO SULLA MISSIONE E CI HANNO MANDATI A MORIRE» Noi disertori russi, traditi da Mosca e nascosti dai contadini ucraini TERA e AQUA Giugno - Luglio 2022 5 CONTROINFORMAZIONE IN RUSSIA «Chi vuole può sapere tutto» di Raffaella Chiodo Karpinsky Il 9 maggio, i telespettatori russi hanno visto comparire tra le in- formazioni sui programmi Tv il seguente messaggio: «Il sangue di migliaia di ucraini e centina- ia dei loro bambini assassinati è nelle tue mani. La Tv e le autori- tà mentono. No alla guerra». Durante le celebrazioni che si sono svolte in tutto il territorio, sono com- parsi cartelli in cui c'è l'immagine di un veterano che dice: «Mi ver- gogno di voi nipoti. Noi abbiamo combattuto per la pace, voi ave- te scelto la guerra». Un altro cartello che raffigura un carro armato con la svastica e poi un altro con la Z che dice: «Sconfiggemmo il nazismo al- lora, lo batteremo anche oggi». C'è anche questa Russia che andreb- be considerata. T anti gli arresti per queste mani- festazioni pacifiche. Nonostante lo scetticismo di molti e le difficoltà, si diffondono in Russia una moltitudine di espressioni con- tro la guerra. Ogni giorno nascono account su Telegram, Youtube, Instagram in cui si fa viaggiare la controinformazione. Come dicono a Mosca «chi vuole, se vuole, può sapere tutto, ha accesso all'informa- zione indipendente». Da un account personale, si rilancia l'informazione o la testimonianza, un'iniziativa che a sua volta rilancia e moltiplica la diffusione. È davvero come l'acqua che non si può fermare con le mani. Questo è lo straordinario potere che internet ha regalato anche a questa fetta di mondo. Nonostante le misu- re che il Cremlino ha adottato im- pedendo l'accesso a Instagram e siti vari, questi provvedimenti di cen- sura non hanno tagliato fuori dal mondo chi in Russia può e vuole dotarsi di una semplice VPN. INTERNET NON SI FERMA Non è in atto una rivolta di popo- lo, la propaganda di regime viaggia soprattutto in Tv che resta lo stru- mento privilegiato per la parte di popolazione più anziana; ma la rete intemet è diffusa nella moltitu- dine di periferie russe e ha con- sentito finora una diffusione di informazioni impensabile in pas- sato. Qualcosa con cui perfino Putin fatica a fare i conti. Se a Mosca e non solo si possono trovare dap- pertutto nastri verdi è grazie alla rete che ha sviluppato in ogni an- golo del Paese un'iniziativa nata da un piccolo gruppo di persone. Niente di più semplice e di efficace, dice: «non sei solo ad essere contro la guerra». Ha chiuso giornali, radio e tv, ha chiuso siti, ma la censura non è ri- uscita a spegnere il pensiero che viaggia lungo i fili della connessio- ne. E così un caleidoscopio di canali Telegram e YouTube propongo- no di tutto. Ci sono quelli gestiti da giornalisti e attivisti che veicolano, 24 ore su 24, notizie dall'Ucraina e commentano le politiche del Cremlino, propongono interviste a personalità dell'intelligenzija esiliati o rimasti in Russia. È il caso di Ekaterina Shullman notissima e amata politologa di Radio Eco di Mosca: la sua voce è nuovamen- te in circolazione e per paradosso, forse più diffusa di prima. Cana- li che ribattono ogni notizia diffusa dalla propaganda. C'è un canale che propone l'irrisione dei potenti dal titolo «Il circo del Cremlino». Un vero collage di controinformazione ma anche di vignette, sberleffi e video che dilagano dissacrando il potere. Non sarà un Oceano ma sono molto più che gocce. Avvenire Russkii mir, «il mondo russo»: secondo 65 teolo- gi ortodossi, starebbe nell’ideologia retrostante a questa sigla, la radice del sostegno che il patriarca di Mosca Kirill dà al regime di Putin e la sua inaccetta- bile giustificazione della guerra in Ucraina, sulla base di motivazioni religioso-antropologiche. I teologi orto- dossi (in gran parte residenti in occidente e legati al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) pubblicano un documento sul sito “Public orthodoxy”, in cui si condanna e respinge tale modo di pensare «non conforme alla fede ortodossa»: «il sostegno di molti esponenti del Patriarcato di Mosca alla guerra del presidente Putin contro l’Ucraina è radicato in una forma di fon- damentalismo etnico-religioso di carattere totalitario», chiamato Russkii mir, «un falso insegnamento che sta attirando molte persone ortodosse ed è stato ripreso dall’estrema destra e dai fondamentalisti cattolici e protestanti». Stessi argomenti usati per giustificare nel 2014 l’annessione della Crimea, per avviare «una guerra per procura nell’area del Donbas» e ora in Ucraina. Secondo tale insegnamento «esiste una civiltà russa transnazionale, chiamata Santa Russia, che include Russia, Ucrai- na e Bielorussia (e talvolta Moldova e Kazaki- stan) e i russi etnici e le persone di lingua russa in tutto il mondo». Il Russkii mir ha «un centro politico (Mosca), un centro spiritual comune (Kiev), una lingua (il rus- so), una chiesa (ortodossa russa, Patriarcato di Mosca) e un patriarca (il patriarca di Mosca), che lavora in “sinfonia” col presidente-leader nazio- nale (Putin) per governare questo mondo russo, oltre a sostenere una spiritualità, una moralità e una cultura comuni». Contro il «mondo russo» si erge «l’Occi- dente corrotto, guidato da Stati Uniti ed Europa occidentale, che ha capitolato al “liberalismo”, alla “globalizzazione”, alla “cristianofobia”, ai “diritti omosessuali” promossi nelle sfilate gay e alla “laicità mili- tante”». E vi sono gli ortodossi caduti nell’errore, sostenuti dal patriarca ecumenico Bartolomeo. I 65 estensori del documento denunciano:«L’insegnamento del “mon- do russo” sta devastando e dividendo la Chiesa». E concludono: «Come la Russia ha invaso l’Ucraina, anche il Patriarcato di Mosca ha invaso la Chiesa ortodossa, provocando divisioni e conflitti» e fa- cendo «vittime non solo nel corpo ma nell’anima». Avvenire I teologi ortodossi: no al «mondo russo» di Mimmo Muolo In 65 bocciano il sostegno del patriarca Kirill alla guerra TERA e AQUA Giugno - Luglio 2022 6 di Michele Boato Nel 1956 l’esercito russo invade l’Un- gheria e 12 anni dopo, nel 1968, la Cecoslovacchia. In entrambi i casi c’è una grande spro- porzione di forze armate tra occupanti e nazioni occupate, ma le risposte dei governi e delle popolazioni sono ra- dicalmente diverse: - in Ungheria (Budapest) i russi sono affrontati da popolazione ed esercito ungherese con le armi; i giovani af- frontano i carri con bottiglie incendia- rie “molotov”. Ci sono oltre 20mila morti, un governo fantoccio e la fuci- lazione dei dirigenti. - in Cecoslovacchia (Praga) ai carri armati si risponde con la nonviolen- za. Ci sono 72 morti (trecento volte di meno), 8 mesi per sostituire il go- verno e nessun dirigente fucilato. LA RIVOLUZIONE UNGHERESE (1956) Il 23 ottobre si svolge una manife- stazione pacifica di alcune migliaia di studenti a sostegno degli studen- ti polacchi di Poznań, dove una manife- stazione è stata repressa dal governo. Il raduno, inizialmente piccolo, attrae moltissime persone e si trasforma in protesta. Molti soldati ungheresi si uniscono ai dimostranti, strappa- no le stelle sovietiche dai berretti e le lanciano alla folla che, incorag- giata, decide di andare al Parlamento. La folla di almeno 200mila persone senza un leader, demolisce un'e- norme statua di Stalin e diverse li- brerie sovietiche Alla radio ungherese chiedono che ven- ga trasmesso un comunicato. La dire- zione finge di accettare, ma la delega- zione viene arrestata. Al diffondersi del- la notizia, il palazzo è assediato per la liberazione della delegazione. La poli- zia apre il fuoco provocando i primi morti. Manifestazioni in altre città, nei giorni successivi, hanno un de- stino simile: la polizia politica ÁVH spara e uccide. La rivolta si indirizza contro la dit- tatura di Rákosi, vecchio stalinista, e le truppe sovietiche di stanza in Ungheria, che si limitano a presidiare i dintorni delle caserme. In pochi giorni, milioni di ungheresi si uniscono alla rivolta che ottiene il controllo su molte istituzioni e un vasto territorio. Ci sono esecuzioni somma- rie di filo-sovietici e membri della polizia ÁVH, particolarmente invisa. Il 24, il Partito nomina Nagy capo del governo ma chiede l'intervento delle truppe sovietiche. Questo aggrava gli scontri e le manifestazioni diventano insurrezione: auto della polizia sono rovesciate e date alle fiamme, i la- voratori delle fabbriche d'armi e degli arsenali distribuiscono armi ai civili. Le sedi dell'ÁVH sono assediate. Nagy concede gran parte di quanto richiesto (anche la neutralità dell’Un- gheria e il pluralismo di partiti), finen- do per identificarsi con la rivoluzione. Il 28 ottobre la sua mediazione porta a un cessate il fuoco tra sovietici e insorti; si annuncia l’imminente ritiro delle truppe e lo scioglimento dell’AVH. ARRIVANO I RUSSI Invece, il 3 novembre, durante le trattative coi sovietici sul loro ritiro, il neo-ministro della difesa, gen. Maléter e la delegazione unghere- se sono arrestati dal KGB e la not- te del 4, l'Armata Rossa, entrata in Ungheria nei giorni precedenti, lancia l'offensiva contro Budapest con 200.000 uomini e 4.000 carri armati, appoggiati da artiglieria e aeronautica. Le truppe, per evitare tentennamenti nel reprimere un popolo "fratello", non sono quelle di stanza in Ungheria, non hanno simpatie per gli Ungheresi. Nagy trasmette alla Radio di Sta- to alle 5,20 questo messaggio, an- che in inglese, russo, e francese: «Qui parla il Primo Ministro Imre Nagy. Oggi all'alba le truppe sovietiche hanno aggredito la nostra capitale con l'evidente intento di rovescia- re il governo legale e democratico di Ungheria. Le nostre truppe sono impegnate nel combattimento. Il governo è al suo posto. Lo comu- nico al nostro popolo ed al mondo intero». Mentre l'esercito ungherese mette in piedi una resistenza scoordinata, la classe operaia ungherese, organizza- ta nei Consigli, gioca un ruolo chiave. Perciò le zone industriali e proletarie di Budapest sono bersagliate di pre- ferenza dall'artiglieria e dai raid aerei che continuano finché i Consigli di lavoratori, studenti e intellettua- li chiedono il cessate il fuoco il 10 novembre. La "Rivoluzione del '56" ha così fine, con oltre 20mila morti e la restaurazione di un governo fi- lo-sovietico. La sera del 4, Nagy si rifugia nell'amba- sciata iugoslava, con un salvacondotto fornitogli da quel paese, ma il 22 (d’ac- cordo Tito e Chruščёv) è consegnato ai sovietici. Sarà processato in segreto e impiccato col gen. Maléter nel 1958. LA “PRIMAVERA DI PRAGA” (1968) Il 5 gennaio, con l’elezione di Dub- cek a segretario del P. C. Cecoslovacco, inizia la “Primavera di Praga”: un si- stema che pareva inattaccabile comin- cia a sgretolarsi, senza nessun decreto: c’è libertà di stampa, gli studenti possono riunirsi in assemblea e pre- sentare rivendicazioni; si può parlare liberamente senza il terrore della po- lizia politica. Ma arriva la reazione so- vietica. L’OCCUPAZIONE SOVIETICA L’invasione sovietica inizia il 21 agosto, ma molte unità sono presenti da giugno, col pretesto di esercitazioni, destando preoccupazioni solo in pochi dirigenti. I leader sovietici si aspettano che l’invasione, con mezzo milione di soldati, porti l’esercito cecoslovacco CONFRONTO TRA BUDAPEST 1956 E PRAGA 1968 INVASE DAI RUSSI Lotta armata e difesa popolare nonviolenta Budapest 1956 TERA e AQUA Giugno - Luglio 2022 7 (molto più debole) alla resa in pochi giorni, rendendo possibile la sostitu- zione del riformista Dubcek con un filo- sovietico Perciò il KGB lo rapisce col primo ministro Cernik e altri dirigenti, e mette agli arresti domiciliari il Presi- dente della Repubblica Svoboda, molto stimato anche in Urss, sperando che da lui venga una legittimazione del nuo- vo regime. I leader sarebbero uccisi dopo la riuscita del colpo di stato, come in Ungheria nel ‘56. LA DIFESA POPOLARE NONVIOLENTA Ma gli altri dirigenti, pur senza nozioni di nonviolenza (ignorata dal marxismo) decidono di non reagire militar- mente, data anche l’enorme disparità di mezzi e il rifiuto di uccidere “fratelli”, e raccomandano alla popolazione, alla radio, di “non lasciarsi andare ad azioni che inducano i soldati so- vietici ad attaccarci e a spararci”. Gli ufficiali cecoslovacchi ordinano alle truppe di restare in caserma. I capi sovietici si aspettano di avere tutto sotto controllo entro 3 giorni e poi ritirare le truppe, ma non succede, creando seri problemi agli invasori. Dalle prime ore, i giornalisti dell’A- genzia di stampa governativa CTK si rifiutano di diffondere un comuni- cato sovietico secondo cui l’invasio- ne è stata richiesta da alcuni membri del governo e del PCC. Il Presidente Svoboda si rifiuta coraggiosamente di firmare lo stesso documento. Attraverso radio clandestine si riu- niscono varie organizzazioni che si oppongono all’invasione: il Congresso del Partito, l’Assemblea Nazionale e i Ministri in libertà dichiarano che l’invasione è iniziata a loro insapu- ta, senza alcuna richiesta. Durante la prima settimana, le radio clandestine coordinano molte forme di resistenza nonviolenta: convocano il Congresso straordinario del PCC, pro- clamano scioperi generali di un’ora, chiedono ai ferrovieri di rallentare il trasporto dei russi deviando e bloc- cando i binari e raccomandano agli studenti di evitare le situazioni po- tenzialmente esplosive. La polizia cecoslovacca non colla- bora con gli occupanti, anzi molti po- liziotti partecipano alla resistenza. Sui cancelli di molte fabbriche grandi scritte “Viva Dubcek – abbasso l’occu- pante - Non cederemo” evidenziano un’unità nazionale contro cui i russi sono impotenti. I giovani offrono fiori ai soldati loro coetanei, mandati allo sbaraglio dai capi sovietici. Molti di loro, spaesati, confessano di non sapere dove si trova- no, altri piangono: entrando nel paese, si immaginavano di essere circondati dal giubilo popolare, perché venivano a liberarli dalla controrivoluzione. Il presidente Svoboda si rifiuta di negoziare fino a quando Dubcek e gli altri sequestrati non possono partecipa- re alle trattative. Poi, in 4 giorni, si rag- giunge un compromesso che mantiene in carica il governo, ma dà più peso al Partito Dopo 5 mesi, la resistenza nonviolenta della popolazione di Praga trova un altro simbolo in Jan Palach, ventunenne stu- dente che, il 16.1.69, per protestare contro l’occupazione, sacrifica la propria vita dandosi fuoco in piazza San Venceslao (sull’esempio dei mo- naci buddisti vietnamiti). Migliaia par- tecipano al suo funerale il 25 gen- naio. Dagli oltre 20mila morti della rivolta armata di Budapest, si passa ai 72 morti della rivolta nonviolenta in Cecoslovacchia, dove Dubcek rima- ne al potere ancora 8 mesi e, successi- vamente, non subisce violenze. Dubcek, nel 1969 è costretto a la- sciare la segreteria del Partito e va in esilio fino al 1989, anno della cadu- ta del Muro di Berlino. affissione di messaggi sui prodotti nei negozi e in altri luoghi pubblici. Gesti che squarciano il velo della propaganda sempre più feroce. Si raccolgono fondi per sostenere chi ha subito multe e la contro-narrazione viaggia quotidianamente sul web, dove accedono pre- valentemente i giovani che seguono più il web che la tv. Quest’ultima però resta per la maggior parte della popolazione russa la fonte principale di notizie ed è to- talmente sotto il controllo del Cremlino. Eppure, dal- la chiusura dei media indipendenti, il fluire del- le notizie non imbavagliate si propaga attraverso trasmissioni, interviste, commenti, analisi su diversi canali YouTube gestiti da giornalisti e attivisti di giornali o associazioni messe al bando. Chi ha il VPN (rete virtuale privata) accede, poi, a una grande offerta di informazione libera. “Chi può e vuole, è in grado di vedere e sentire tutto”, mi dicono gli amici e colleghi russi. La controinformazione non riesce a demolire la forza della propaganda e della repressione, ma la resisten- za delle coscienze esiste e ha bisogno di noi. Non possiamo lasciarli tra la repressione di Putin e la nostra indifferenza, una delle forme di equidistanza che più feriscono e inibiscono la possibilità di sostenere un’op- posizione alla guerra. In Russia, tanti guardano a noi nella speranza che sappiamo aiutarli. Le delazioni, minacce ed aggressioni si moltiplica- no contro persone semplici e personalità note come il Nobel per la Pace Muratov; sono un’offesa anche a noi, una ferita per le nostre coscienze. Anna Poli- tkovskaja, collega di Muratov, ha già pagato con la vita il suo amore per la libertà e la verità e ci ha messi in guardia col suo libro “La Russia di Putin”. Non ci potremo dar pace se non sapremo dimostrare, oggi, sostegno e solidarietà a chi come lei rappresenta la Russia delle persone libere e fiere, legate a una cultu- ra che ha resistito al regime di Putin dal primo giorno di questi lunghissimi 22 anni di esercizio asfissiante e repressivo del potere. Decenni in cui il grido di chi de- nunciava è rimasto inascoltato o sottovalutato. Non si può lasciare che, col popolo ucraino, Putin uccida anche l’anima russa, quella del padre della nonviolenza Lev Tolstoj. Avvenire UN NASTRO VERDE CONTRO LA GUERRA - da pg. 1 Praga 1968 1 - CONTO CORRENTE POSTALE 29119880 Ecoistituto del Veneto Alex Langer - Viale Venezia, 7 - 30171 Mestre 2 - BONIFICO BANCARIO Banca Etica IBAN: IT96 J050 1812 1010 0001 6692 519 (precisate il vostro indirizzo completo) 3 - PAYPAL su info@ecoistituto.veneto.it * SOSTENIAMO GAIA e Tera e Aqua Tera e Aqua su carta si riceve versando al- meno 5 euro* o con 20 euro* abbonandosi a GAIA , la rivista più combattiva dell’eco- logismo italiano, di cui puoi richiedere una copia omaggio a: rivistagaia@tin.it Tera e Aqua on line si riceve gratuitamen- te inviando nome e cognome, città, indirizzo e-mail a: micheleboato14@gmail.com TeA è anche su www. ecoistituto-italia.org dove trovate arretrati e indici di Gaia, migliaia di articoli di riviste ecologiste, le tesi del Pre- mio ICU-Laura Conti... Grazie a: Beltrame Giandomenico, Bortolotto Francesco, Cargnoni Giacinto, Cecchetto Alessandra, Giuliobello Adriana, Grotto Remigio, Leone Gianni, Manente Daniele e Tessaro Claudia , Menegoni Giovanni, Minto Mariagrazia, Morselli Claudio, Pellizzon Adriano, Rizzo Salvatore, Rosa Tea, Ruffato Mime, Sambo Mariacristina e Velardita Roberto, Sarto Giorgio e Voltolini Ketty, Sfriso Renato, Vittadini Maria Rosa, Zoldan Ezio Luigi. Il disertore In piena facoltà egregio presidente le scrivo la presente che spero leggerà la cartolina qui mi dice, terra terra di andare a far la guerra quest'altro Lunedì Ma io non sono qui egregio presidente per ammazzar la gente più o meno come me io non ce l'ho con lei, sia detto per inciso ma sento che ho deciso e che diserterò Ho avuto solo guai da quando sono nato e i figli che ho allevato han pianto insieme a me mia mamma e mio papà ormai son sotto terra e a loro della guerra non gliene fregherà Quand'ero in prigionia qualcuno mi ha rubato mia moglie, il mio passato, la mia migliore età domani mi alzerò e chiuderò la porta sulla stagione morta e mi incamminerò Vivrò di carità sulle strade di Spagna, di Francia e di Bretagna e a tutti griderò di non partire più e di non obbedire per andar a morire, per non importa chi Per cui se servirà del sangue ad ogni costo andate a dare il vostro se vi divertirà e dica pure ai suoi, se vengono a cercarmi che possono spararmi io armi non ne ho Boris Vian scrisse e musicò con Harold Berg Dall'album di Ivano Fossati Lindbergh (Lettere da sopra la pioggia) 1992 trad. G. Calabrese 23° PREMIO PER TESI DI LAUREA ICU-LAURA CONTI (edizione 2022) ECOLOGIA ed ECONOMIA SOSTENIBILE SCADENZA 30/11/2022 1° premio: 1.000€ - 2°: 500€ - 3°: 250€ info: www.ecoistituto-italia.org Massimo Marco Rossi (1944-2022) In memoria di un ecoregista Quante iniziative culturali, Massimo, quante ma- nifestazioni, convegni, lotte per l’ambiente e la salute abbiamo organizzato e seguito assieme. Tu con la tua cinepresa, noi con cartelli e striscioni artigianali. Non c’è stata battaglia ambientale nel Veneto (e oltre) che non ti abbia visto insieme prota- gonista e preziosissimo te- stimone, per dare voce a chi si batte per il bene comune. Quanti video hai prodot- to e diffuso, sempre gra- tuitamente, per documen- tare inquinamenti, sostene- re alternative ai diserbanti o agli inceneritori, all’usa e getta o ai disastri delle grandi navi in laguna. Su You- tube si possono trovare ben 31 DNA Rinascimen- ti del 2016 (Da Il futuro del Veneto, agli Angeli del Tornado della Riviera del Brenta, fino al Mose e alla Pedemontana). Poi altri 31 del 2017 (dall’Epifania della Terra alle Mafie nel Veneto, dai pesticidi del Prosecco alla De- crescita di Latouche), e ancora una decina del 2018 (con il musicista Bepi De Marzi che difende la Valda- stico da un’inutile autostrada, Aeroporto di Venezia - un Masterplan criminale, Emergenza sanitaria in Ve- neto, In bici per il clima). C’è anche “Venezia crepa – Chi la sta uccidendo?” il docu-film che abbiamo avuto la gioia di veder anche alla Mostra del Cinema di Venezia del 2008. Un enorme lavoro, Massimo che, con MMR-Mul- ti Media Records, hai messo a disposizione dei Comitati e di tutte le persone di buona volontà! Compresa la bella lista civica “Per Fiesso” che l’anno scorso hai sostenuto con gioia ed ottimi risultati e la comunità parrocchiale di Arino in cui tu e Elda vi siete attivamente inseriti. Grazie di tutto, sei sempre con noi. Michele Boato RI-LIBRI a Mestre, in via Dante 9/A distribuisce ad offerta libera centinaia di volumi di narrativa, saggistica, fumetti, gialli, guide, ecc. a sostegno delle attività dell’Ecoistituto (Tera e Aqua, sito, Gaia, vertenze giudiziarie a difesa dell’ambiente, ecc). RI-LIBRI è aperto MARTEDÌ e VENERDÌ dalle 15 alle 17. DIAMO UNA MANO A TERA E AQUA