About Rete Ambientalista Al
Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza
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n° 123 GIUGNO - LUGLIO 2022 bimestrale dell’Ecoistituto del Veneto Alex Langer, aderente al Forum Veneto Ambiente, Salute e Solidarietà
redazione: viale Venezia, 7 - Mestre tel/fax 041.935.666 info@ecoistituto.veneto.it www.ecoistituto-italia.org
TERA e AQUA
POSTE ITALIANE SpA Sped. in A. P., DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 c. 1, NE/VE. Dir. resp. Michele Boato. Editore: Ecoistituto del Veneto, Viale Venezia, 7 Mestre. N° ROC 21728 Stampa: Eurooffset, Martellago VEIN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI VENEZIA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESIdi Raffaella Chiodo Karpinsky
Manca un’adeguata informazione sulla resistenza che
c’è in Russia, nonostante tutto. La repressione ha sfer-
zato colpi durissimi a chi ha osato manifestare il pro-
prio “no” alla guerra. Eppure c’è una resistenza che
meriterebbe attenzione e forte sostegno da parte
dell’opinione pubblica europea, in particolare dalla so-
cietà civile.
Nonostante la paura dovuta alla nuova legge, con
l’arresto fino a 15 anni o multe enormi per chi
diffonde notizie che «screditano l’esercito e l’o-
perazione speciale», cittadini, giornalisti dei media
censurati o chiusi e attivisti, sviluppano canali di co-
municazione e controinformazione.
Girano su Telegram e Instagram, le immagini del-
la mamma che entra nell’asilo dove si trova il suo
bambino. Si rivolge alla direttrice, chiede spiegazioni
sulla presenza delle Z affisse a tutte le finestre.
Protesta, non vede perché si debba impartire ai bambi-
ni questa propaganda. Accusata di fare oltraggio al suo
Paese, alle istituzioni, chiede se per caso questo risulta
nella Costituzione.
Quindi strappa via le Z dalle finestre. Per ora ha
subìto una multa. Ma rischia ben altro. Come lei tan-
te altre, soprattutto donne: madri dei soldati che
pretendono notizie sui propri figli di cui non san-
no più nulla da settimane o che diffondono infor-
mazioni utili per poter rifiutare l’arruolamento o
il ritorno al fronte per chi è tornato per l’avvicen-
damento. Secondo informazioni diffuse dalla rete delle
madri, il 50% dei soldati rientrati dal fronte non
ha alcuna intenzione di tornarvi.
La pagina delle Madri dei soldati diffonde riferimen-
ti legali e lettere-tipo da inviare ai comandi militari
per rifiutare il ritorno al fronte. Il rifiuto si poggia
sulla scelta del Cremlino che in un Ucraina non c’è
guerra bensì un’«operazione speciale», dunque il
giovane di leva non può essere costretto.
IL NASTRO VERDE
L’iniziativa del Nastro Verde, lanciata da un gruppo
di giovani donne, nel giro di poche ore ha raccolto
su Instagram e Telegram migliaia di adesioni. Non
si illudono di fermare la guerra, ma il messaggio
forte del nastro legato dappertutto, è “non sei solo
o sola” contro la guerra. Trovare da più parti il na-
stro, vuol dire aiutare le persone ad avere il coraggio
di esprimere il proprio no alla guerra. Un messaggio
importante, dato che sono sommersi dalla propaganda.
Le persone postano nastri verdi legati in ogni luo-
go da tutta la Russia, e a volte se stessi con un car-
tello contro la guerra all’Ucraina. Una ragazza posta il
suo polso avvolto dal nastro davanti ai carri armati che
in Piazza Rossa si preparano alla parata.
Il sito della campagna invita a fare attenzione a non
esporre il nastro su sé stessi, per non essere perse-
guiti e seguire vari modi nonviolenti per esprimere op-
posizione alla guerra: oltre al nastro, l’invio di lettere,
L’UCRAINA E LA RESISTENZA NONVIOLENTA RUSSA
UN NASTRO VERDE CONTRO LA GUERRA
Domenica 12 giugno
si votano i 5 REFERENDUM
sulla GIUSTIZIA
Alcuni molto significativi, altri meno
Mercoledì 8 giugno ore 21 FORUM su Zoom
Per informarsi e discuterne con Marco Boato
(chiedere il link a micheleboato14@gmail.com)
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e trovi subito molte notizie utili su: Abitazione,
Alimentazione, Ambiente, Consumi e Rifiuti,
Economia e bollette, Energia, Salute, e altri temi.
Un nuovo servizio della
Fondazione Icu-Consumatori e Utenti
Continua a pg. 7
Una protesta contro la guerra a San Pietroburgo.
Gli striscioni dicono: “Mi vergogno di essere russo” e “Niente guerra”.
TERA e AQUA
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comune.info
Il Comitato Madri dei Soldati,
attiviste per i diritti umani, sorge
nel 1989 a Mosca per difende-
re i giovani coscritti da violenze ed
abusi nell’organizzazione militare;
è il movimento sociale più du-
raturo e rispettato della Russia
post-sovietica. La sua azione si
sviluppa nell’assistenza ai singo-
li soldati, pressione per l’abolizio-
ne della coscrizione, controllo civile
sull’esercito e smilitarizzazione del
sistema giudiziario. Un primo suc-
cesso è il congedo di 180mila
soldati per finire gli studi. Il CSM
si diffonde in tutta la Russia e au-
menta la sua influenza con la guerra
in Cecenia del 1994-96 soprattutto
quando, nel marzo’95, organizza
la “Marcia della compassione”
da Mosca a Grozny. Centinaia di
madri russe cercano l’appoggio delle
madri cecene contro la guerra e ne-
goziano con l’esercito ceceno per la
liberazione di prigionieri.
La loro attività per i diritti umani ot-
tiene importanti riconoscimenti
internazionali (tra cui il Sean Mac-
Bride Award dell’International Peace
Bureau nel 1995 e il Right Livelihood
Award). Nel 1993 il comitato ottiene
un ufficio a Mosca in cui le volon-
tarie accolgono le richieste di aiu-
to e pervengono migliaia di lettere
ogni anno, in maggioranza di donne
e madri povere e isolate. Da richie-
denti aiuto, molte divengono attivi-
ste. La capacità di praticare un cam-
mino verso l’autonomia e l’azione
collettiva a partire da una comune
esperienza senza trascurare la sfera
individuale, è la forza del movimen-
to che tuttavia, negli anni 2000, per-
de gran parte del sostegno pubblico.
Con lo scoppio della guerra in Ucrai-
na numerosi appelli disperati giun-
gono al Comitato da parte genitori
che hanno perso i con tatti coi figli,
costretti a firmare contratti con l’e-
sercito e a cui erano stati sottratti
i cellulari. Le risposte che hanno
dato le madri compaiono in que-
sta dichiarazione in cui danno in-
dicazioni, incoraggiano e spingono
all’azione. Non si appellano ai go-
verni o alle organizzazioni interna-
zionali, ma alla capacità di agire
delle singole persone e alla forza
dei loro affetti.
Dichiarazione
Le madri dei soldati di San Pie-
troburgo condannano l’aggres-
sione militare che le truppe russe
stanno perpetrando in Ucraina di
fronte ai nostri occhi. Questa è una
guerra e come ogni guerra è di-
struzione, sangue, violenza, vitti-
me innocenti e crollo del futuro.
Nessun uomo sano di mente può
sostenere la guerra.
Cosa possiamo fare in questa si-
tuazione, noi comuni cittadini e
cittadine che non siamo stati/e
consultati/e, quando hanno deci-
so di dar inizio alle ostilità? Ve-
ramente molto. Noi ascoltiamo e
leggiamo numerosi appelli, vediamo
l’angoscia delle persone, special-
mente dei genitori di uomini arruola-
ti nell’esercito russo. Ma nello stesso
tempo, vediamo anche una paura pa-
ralizzante, perdite e incomprensioni.
Tutto questo impedisce l’azione, non
ci permette di agire.
Madri e padri dei ragazzi nell’eserci-
to, ci chiedete, “dove sono i no-
stri figli?” Purtroppo, non possiamo
rispondere a questa domanda. C’è un
ufficio speciale per questo – il Mini-
stero della Difesa della Federazione
russa. Esso tace… Il vostro compi-
to è di scrivere, inviare appelli,
bombardarli di domande, cerca-
re informazioni vitali. Questi sono
i vostri figli! Nessuno può aiutarli se
non voi. Noi possiamo consigliare e
fornirvi modelli di richieste. Il resto è
nelle vostre mani! (potete scrivere al
comando di distretto da cui dipende
l’unità e direttamente alla regione di
Mosca https://letters.mil.ru/electro-
nic_reception.htm)
Noi vi incoraggiamo con forza ad es-
sere vicini/e ai vostri figli! Mettetevi
in contatto con altri genitori, crea-
te chat, interagite. Solo insieme, nel
sentimento dello stesso angoscioso
respiro di compagni di sventura –ma
senza mai cessare di esprimere calda-
mente la speranza– potrete superare
tutte le difficoltà. Guardare negli occhi
altri figli e altre madri che sono stati/e
chiamati/e “vostri/e nemici/che”!
Rivolgiamo un appello anche al
personale militare: Ufficiali! Voi
potete inoltrare le richieste di ri-
fiuto del servizio militare per non
partecipare a questa tragedia, che
in ogni caso sarà seguita da una ama-
ra ricompensa.
In tutti i conflitti militari, e ce ne sono
stati tanti nella storia russa degli ulti-
mi 30 anni, ci sono stati casi di rifiuto
del servizio militare. Ce ne saranno
ora! Esortiamo chiunque abbia pa-
renti o amici in Ucraina di cercare di
avere sempre il polso della situazio-
ne. Ora è semplicemente necessario
comunicare, sostenere moralmente e
psicologicamente e offrire tutta la più
ampia assistenza possibile. Nessuna
azione delle autorità, nessuna politica
può distruggere questi legami. Ricor-
date: la prima vittima della guerra
è la verità. Informazioni non ve-
rificate possono giungere da ogni
direzione. Raccomandiamo di fare
una doppia verifica delle informazioni
su diverse fonti. Secondo noi, i me-
dia più affidabili in Russia oggi sono:
“Novaja Gazeta”, Dozhd TV Channel,
Meduza Edition e Ekho Moskvy.
E naturalmente, possiamo e dovrem-
mo continuare a dar voce alla nostra
posizione, attivamente esprimere le
nostre opinioni e agire in ogni modo
legale e accessibile. Inviare post sui
social, firmare e distribuire petizioni
contro la guerra, comunicare con
gli amici. È agendo uniti che non con-
sentirete a voi stessi di impantanarvi
nella paura di essere soli con la vostra
opinione. Credeteci, molte persone
pensano la stessa cosa, ma per molte
ragioni hanno paura di parlare.
(24 febbraio 2022)
DAL 1989 ATTIVE CONTRO LE GUERRE
Noi, madri dei soldati russi
TERA e AQUA
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di Riccardo Michelucci
Il 3 maggio, di notte, un uomo ha
lanciato bottiglie molotov contro il
centro di reclutamento dell’eser-
cito a Nizhnevartovsk, in Siberia.
Qualche giorno prima era accaduto
lo stesso anche al commissariato
militare di Zubova Polyana, a 400
km da Mosca. Il rogo ha distrutto i
computer dell’archivio e cancellato l’e-
lenco dei coscritti, costringendo le au-
torità a interrompere gli arruolamenti
in diversi distretti. A marzo si son
verificati almeno altri 4 sabotag-
gi, con incendi ai centri di recluta-
mento russi.
Ordigni
incendiari
rudimentali
hanno colpito le caserme di Bere-
zovskij nella regione di Ivanovo, dove
sui muri della città sono comparse
scritte contro la guerra. A Voronezh
è stato rovesciato liquido infiam-
mabile sulla porta d’ingresso del
distretto militare. Un giovane di
21 anni, arrestato per aver dato
fuoco all’ufficio di arruolamento
di Lukhovitsy, (Mosca), per bloccare
la mobilitazione in Ucraina. Per il Con-
flict Intelligence Team (Cit), gruppo
indipendente di giornalisti investigativi
russi, si tratta dei casi più eclatanti tra
gli atti di protesta disperati quelli do-
cumentati.
Il malessere, sempre più diffuso
tra la popolazione russa, trova ri-
scontro anche nelle forze armate: da
aprile (secondo le stime del Cit) il
30% dei soldati che hanno preso
parte alle operazioni militari in
Ucraina hanno cercato di disertare
rifiutandosi di continuare la guer-
ra
L'avvocato Chikov, che dirige l’Ong
russa per i diritti umani Agorà e da
anni si batte contro gli abusi delle
forze dell’ordine, ha riferito al media
indipendente Mediazona che gli uffici
della sua associazione sono subissati
dalle richieste di assistenza legale
dei refusenik dell’esercito e della
Rosgvardiya, Guardia Nazionale cre-
ata da Putin nel 2016. Sono centinaia
i soldati che si sono rifiutati aper-
tamente di partecipare alla guer-
ra in Ucraina, il loro numero cresce
di giorno in giorno, ma raccontare le
diserzioni resta difficile. Le dimensioni
del fenomeno emergono dall’incessan-
te lavoro degli avvocati, delle organiz-
zazioni per i diritti umani e dei gior-
nalisti investigativi, spesso costretti ad
andarsene dalla Russia per sicurezza.
OBIETTORI DI COSCIENZA
Il movimento ha raccolto ogni episo-
dio avvenuto finora in un rapporto
dettagliato che dà voce a quel pezzo
sempre più consistente dell’esercito
che non vuole la guerra. Un documen-
to dal titolo assai esplicito I russi si
rifiutano di combattere in Ucraina,
che elenca centinaia di casi di diser-
tori dell’esercito e della Guardia Na-
zionale, le minacce e le intimidazioni
che hanno subìto, oltre alle testimo-
nianze dei coraggiosi avvocati che
li assistono. «In un primo momento
il Ministero della Difesa di Mosca so-
steneva che a combattere in Ucraina
fossero soltanto soldati professionisti,
poi ha dovuto ammettere l’impiego di
giovani obbligati ad arruolarsi con la
minaccia di multe pesanti o pene fino
a 2 anni. A molti di loro non è stato
detto che sarebbero finiti al fronte»,
spiega Elena Popova, coordinatrice
del movimento degli obiettori.
Il 25.2, secondo giorno di guerra, al-
cuni uomini dell’unità Omon del-
la Guardia Nazionale impegnati in
un’esercitazione militare in Crimea si
son rifiutati di attraversare il con-
fine con l’Ucraina e partecipare
all’invasione. Sono stati immedia-
tamente cacciati dall’esercito e il
loro caso è uno dei tanti che riempiono
le scrivanie dei legali di Agorà. Ma da
quando la loro storia è pubblica, i mi-
litari della Guardia Nazionale che
si sono rifiutati di partecipare alla
guerra sono diventati oltre un mi-
gliaio.
Ai mezzi d’informazione russi è
vietato pubblicare notizie su tali
rifiuti, i giornalisti che lo fanno ri-
schiano procedimenti penali per aver
diffuso “false notizie” sulle forze ar-
mate. Il 15.4 Mikhail Afanasyev, ca-
poredattore del Novy Focus, viene
arrestato per aver raccontato di-
serzioni nella Guardia Nazionale. Per
aggirare la censura e continuare a rac-
cogliere informazioni, molte organiz-
zazioni per i diritti umani e organi
di stampa indipendenti hanno do-
vuto lasciare il Paese. Da un paio di
mesi il Conflict Intelligence Team si
è spostato in Georgia, mentre il gior-
nale online Meduza ha sede in Letto-
nia con un server dell’Oceano India-
no. Erano stati i giornalisti di Meduza
a dar voce ad Albert Sakhibgareyev,
il soldato che ha disertato dopo aver
compreso che le esercitazioni nell’area
di Belgorod, presso il confine ucrai-
no, servivano a preparare l’invasione.
«Nessuno ci ha avvertito dell’at-
tacco, non eravamo preparati», ha
detto, spiegando che la sua brigata
non ha attraversato il confine per-
ché molti suoi commilitoni hanno
disatteso gli ordini.
Anche molti militari a contrat-
to nelle regioni di Kaliningrad, di
Chelyabinsk e di Pskov hanno fat-
to lo stesso, rifiutando il trasfe-
rimento nelle zone di guerra. La
136a Brigata di fanti motorizzati che
operava a Zaporizhzhya, in Ucraina,
avrebbe disertato abbandonando l’e-
quipaggiamento sul campo. I casi
sono cresciuti in modo esponenzia-
le con le settimane di guerra. Molti
si sono ribellati perché costretti
a combattere con l’inganno. Altri
perché non condividevano l’attac-
co in Ucraina e hanno subito minac-
ce, intimidazioni e procedimenti disci-
plinari fino al licenziamento. Persino
schedature, com’è accaduto a un sol-
dato che si è visto applicare sul libret-
to di servizio un timbro con la scritta
«Incline al tradimento, alle bugie e
all’inganno». L’avvocato Grebenyuk,
ex procuratore militare e fondatore del
progetto Military Ombudsman, segue
un centinaio di soldati allontanati
dalle forze armate negli ultimi due
mesi: dall’inizio della guerra non è
stato ancora avviato alcun proce-
dimento penale a loro carico per
timore che la notizia finisca sulla
stampa fomentando la ribellione tra i
militari e creando un danno d’immagi-
ne all’esercito. Anche perché la Russia
non ha dichiarato formalmente guerra
all’Ucraina, quindi non esistono ordini
ufficiali che impongano ai militari di
partecipare a operazioni sul territorio
di un altro Stato. Avvenire
CRESCE IL NUMERO DEI MILITARI OSTILI AL CONFLITTO
Sabotaggi, diserzioni, proteste.
Il malessere dei soldati russi
TERA e AQUA
Giugno - Luglio 2022
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di Nello Scavo
Succede che in guerra, il nemico tal-
volta non si presenti con la faccia fe-
roce del combattente, ma come il figlio
sperduto: ecco Radislav, il soldato
russo che in una fattoria ucraina
viene nascosto da una coppia di
agricoltori. Non se la sono sentita
di consegnarlo alla polizia. Per i rus-
si è un disertore. Per i militari di Kiev
un invasore.
Non è il solo e a Mosca sono terroriz-
zati dalle fughe di notizie: i casi di di-
serzione si stanno moltiplicando,
mentre molti soldati a contratto si sono
dimessi. «Eravamo in Bielorussia, ci
avevano detto che era un’esercita-
zione come le altre. Hanno menti-
to. In Ucraina ci venivo a trovare i
parenti, adesso mi chiedono di uc-
ciderli», ha spiegato Radislav.
Fuggiaschi e disertori per necessità e
per scelta.
Attraverso varie fonti, siamo entrati in
contatto con alcune delle famiglie rus-
se, preoccupate per la sorte dei milita-
ri mandati allo sbaraglio all’assalto di
Kiev. Il morale è ai minimi e le voci di
ammutinamento non sono più «calun-
nie del nemico». Il colonnello russo
Yuri Medvedev, comandante della
37esima brigata fucilieri motoriz-
zati è stato deliberatamente travol-
to da uno dei suoi carri armati. Una
rappresaglia motivata dall’aver man-
dato a morte centinaia di ragazzi.
Tra i ragazzi impiegati nei primi batta-
glioni che superano il confine Bielorus-
sia-Ucraina non ci sono solo professio-
nisti. Un volontario, musicista in una
banda musicale militare un giorno è
chiamato per una esercitazione ma
poi viene mandato a combattere al
confine con l’Ucraina. I suoi genitori
stanno cercando di farlo tornare.
Altri militari di leva sono inviati in
Bielorussia con il pretesto di eser-
citazioni, «ma poi – spiega un attivi-
sta che fornisce consigli legali ai militari
dissidenti – sono costretti a firmare
un contratto di arruolamento e in
tal modo si trasformano in “volon-
tari” che perciò non possono sot-
trarsi alle battaglie».
Ci sono poi i professionisti, «che non
vogliono partecipare a questa guerra e
hanno chiesto di rescindere il contrat-
to per motivi di coscienza. Tra questi,
molti russi che hanno familiari in
Ucraina».
Chiunque divulga quelle notizie in
tono o in ambienti critici, viene per-
seguito con l’accusa di tradimento.
Cioè, si può solo scrivere che il morale
delle truppe è alto, che l’equipaggia-
mento è di prim’ordine, che tutto fila
liscio e nessuno si sottrae agli ordini.
Queste norme sono una delle leve per
la manipolazione preventiva delle in-
formazioni. A cominciare proprio dal
nascondere l’esistenza di disertori,
renitenti e obiettori di coscienza.
Far conoscere la storia del fuggiasco
Radislav, a Mosca costerebbe caro.
Il ministero della Difesa aveva assicu-
rato che alla «operazione militare spe-
ciale» in Ucraina avrebbero partecipato
solo militari professionisti. Affermare
il contrario o porre in dubbio queste
informazioni costituisce reato di tradi-
mento. Ecco perché non si parla dei
militari che si sottraggono ai com-
battimenti.
Le storie ricostruite da Avvenire, dopo
settimane di ricerche, incontri sul cam-
po, contatti riservati, verifiche incrocia-
te con familiari e conoscenti dei milita-
ri in diversi Paesi europei, rivelano di
cosa ha paura Mosca e perché stia
imponendo il bavaglio all’informa-
zione. Con l’aiuto di organizzazioni
per la libertà di scelta dei militari e del
movimento degli obiettori russi soste-
nuti dalla War Resisters’ Internatio-
nal di Londra, e in Italia dal Movi-
mento nonviolento, abbiamo rintrac-
ciato molte famiglie che raccontano
come «spesso i soldati non hanno
con sé nessun documento d’iden-
tità militare o civile. Non posso-
no usare la connessione Internet
nell’area dell’unità militare e nei
campi d’addestramento, e anche l’u-
so del cellulare può essere disciplinato
dal comandante». In particolare, alla
vigilia dell’invasione «i telefoni
dei militari sono stati sequestrati e
ogni chiamata deve essere autoriz-
zata e supervisionata da un supe-
riore».
Igor Konashenkov, capo dipartimento
dell’Informazione del min. Difesa, si
esprime con sdegno: «Sfortunatamen-
te alcuni fatti che riguardano la presen-
za di soldati di leva nelle Forze armate
Russe che partecipano all’operazione
speciale militare in Ucraina sono stati
scoperti».
«Da quando si è capito che in guerra ci
vanno anche i giovani di leva, anche
chi è fuori età ha paura di essere ri-
chiamato. Molte persone stanno chie-
dendo come possono evitare di essere
mandate al fronte, ed è un’occasione
per parlare di obiezione di coscienza».
Così Elena Popova, attivista di San Pie-
troburgo con alle spalle diverse denun-
ce e arresti, racconta la preoccupazione
di chi in guerra non vuole andarci. La
sua voce è rilanciata dal Movimento
nonviolento che in Italia e in Europa
promuove l’obiezione alla guerra: ade-
rente a Rete italiana pace e disar-
mo, propone di firmare una dichia-
razione che sarà poi consegnata al
presidente della Repubblica, al pre-
sidente del Consiglio, allo Stato mag-
giore dell’esercito.
«Gli insegnanti devono tenere le-
zioni speciali per spiegare per qua-
le motivo è stato necessario anda-
re in Ucraina», scrive Popova. «Sono
stati creati materiali dal min. dell’Istru-
zione e videolezioni». Ci sono stati casi
in cui gli alunni hanno fatto qual-
che domanda di troppo, «e subito
dopo i poliziotti sono andati a cer-
care i genitori». Avvenire
«CI HANNO MENTITO SULLA MISSIONE E CI HANNO MANDATI A MORIRE»
Noi disertori russi, traditi da Mosca
e nascosti dai contadini ucraini
TERA e AQUA
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CONTROINFORMAZIONE IN RUSSIA
«Chi vuole può sapere tutto»
di Raffaella Chiodo Karpinsky
Il 9 maggio, i telespettatori russi
hanno visto comparire tra le in-
formazioni sui programmi Tv il
seguente messaggio: «Il sangue
di migliaia di ucraini e centina-
ia dei loro bambini assassinati è
nelle tue mani. La Tv e le autori-
tà mentono. No alla guerra».
Durante le celebrazioni che si sono
svolte in tutto il territorio, sono com-
parsi cartelli in cui c'è l'immagine di
un veterano che dice: «Mi ver-
gogno di voi nipoti. Noi abbiamo
combattuto per la pace, voi ave-
te scelto la guerra».
Un altro cartello che raffigura
un carro armato con la svastica
e poi un altro con la Z che dice:
«Sconfiggemmo il nazismo al-
lora, lo batteremo anche oggi».
C'è anche questa Russia che andreb-
be considerata. T
anti gli arresti per queste mani-
festazioni pacifiche.
Nonostante lo scetticismo di molti e
le difficoltà, si diffondono in Russia
una moltitudine di espressioni con-
tro la guerra. Ogni giorno nascono
account su Telegram, Youtube,
Instagram in cui si fa viaggiare la
controinformazione. Come dicono
a Mosca «chi vuole, se vuole, può
sapere tutto, ha accesso all'informa-
zione indipendente». Da un account
personale, si rilancia l'informazione
o la testimonianza, un'iniziativa che
a sua volta rilancia e moltiplica la
diffusione. È davvero come l'acqua
che non si può fermare con le mani.
Questo è lo straordinario potere che
internet ha regalato anche a questa
fetta di mondo. Nonostante le misu-
re che il Cremlino ha adottato im-
pedendo l'accesso a Instagram e siti
vari, questi provvedimenti di cen-
sura non hanno tagliato fuori dal
mondo chi in Russia può e vuole
dotarsi di una semplice VPN.
INTERNET NON SI FERMA
Non è in atto una rivolta di popo-
lo, la propaganda di regime viaggia
soprattutto in Tv che resta lo stru-
mento privilegiato per la parte di
popolazione più anziana; ma la rete
intemet è diffusa nella moltitu-
dine di periferie russe e ha con-
sentito finora una diffusione di
informazioni impensabile in pas-
sato. Qualcosa con cui perfino Putin
fatica a fare i conti. Se a Mosca e
non solo si possono trovare dap-
pertutto nastri verdi è grazie alla
rete che ha sviluppato in ogni an-
golo del Paese un'iniziativa nata
da un piccolo gruppo di persone.
Niente di più semplice e di efficace,
dice: «non sei solo ad essere contro
la guerra».
Ha chiuso giornali, radio e tv, ha
chiuso siti, ma la censura non è ri-
uscita a spegnere il pensiero che
viaggia lungo i fili della connessio-
ne. E così un caleidoscopio di canali
Telegram e YouTube propongo-
no di tutto. Ci sono quelli gestiti da
giornalisti e attivisti che veicolano,
24 ore su 24, notizie dall'Ucraina
e commentano le politiche del
Cremlino, propongono interviste
a personalità dell'intelligenzija
esiliati o rimasti in Russia. È il caso
di Ekaterina Shullman notissima
e amata politologa di Radio Eco
di Mosca: la sua voce è nuovamen-
te in circolazione e per paradosso,
forse più diffusa di prima. Cana-
li che ribattono ogni notizia diffusa
dalla propaganda. C'è un canale che
propone l'irrisione dei potenti dal
titolo «Il circo del Cremlino». Un
vero collage di controinformazione
ma anche di vignette, sberleffi e
video che dilagano dissacrando
il potere. Non sarà un Oceano ma
sono molto più che gocce. Avvenire
Russkii mir, «il mondo russo»: secondo 65 teolo-
gi ortodossi, starebbe nell’ideologia retrostante a
questa sigla, la radice del sostegno che il patriarca di
Mosca Kirill dà al regime di Putin e la sua inaccetta-
bile giustificazione della guerra in Ucraina, sulla base
di motivazioni religioso-antropologiche. I teologi orto-
dossi (in gran parte residenti in occidente e legati al
Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) pubblicano
un documento sul sito “Public orthodoxy”, in cui si
condanna e respinge tale modo di pensare «non
conforme alla fede ortodossa»:
«il sostegno di molti esponenti del Patriarcato di Mosca alla guerra
del presidente Putin contro l’Ucraina è radicato in una forma di fon-
damentalismo etnico-religioso di carattere totalitario», chiamato
Russkii mir, «un falso insegnamento che sta attirando molte persone
ortodosse ed è stato ripreso dall’estrema destra e dai fondamentalisti
cattolici e protestanti».
Stessi argomenti usati per giustificare nel 2014 l’annessione della
Crimea, per avviare «una guerra per procura nell’area del Donbas» e
ora in Ucraina. Secondo tale insegnamento «esiste una civiltà russa
transnazionale, chiamata Santa Russia, che include Russia, Ucrai-
na e Bielorussia (e talvolta Moldova e Kazaki-
stan) e i russi etnici e le persone di lingua russa
in tutto il mondo».
Il Russkii mir ha «un centro politico (Mosca), un
centro spiritual comune (Kiev), una lingua (il rus-
so), una chiesa (ortodossa russa, Patriarcato di
Mosca) e un patriarca (il patriarca di Mosca), che
lavora in “sinfonia” col presidente-leader nazio-
nale (Putin) per governare questo mondo russo,
oltre a sostenere una spiritualità, una moralità
e una cultura comuni». Contro il «mondo russo» si erge «l’Occi-
dente corrotto, guidato da Stati Uniti ed Europa occidentale, che ha
capitolato al “liberalismo”, alla “globalizzazione”, alla “cristianofobia”,
ai “diritti omosessuali” promossi nelle sfilate gay e alla “laicità mili-
tante”». E vi sono gli ortodossi caduti nell’errore, sostenuti dal
patriarca ecumenico Bartolomeo.
I 65 estensori del documento denunciano:«L’insegnamento del “mon-
do russo” sta devastando e dividendo la Chiesa». E concludono:
«Come la Russia ha invaso l’Ucraina, anche il Patriarcato di Mosca
ha invaso la Chiesa ortodossa, provocando divisioni e conflitti» e fa-
cendo «vittime non solo nel corpo ma nell’anima». Avvenire
I teologi ortodossi: no al «mondo russo» di Mimmo Muolo
In 65 bocciano il sostegno del patriarca Kirill alla guerra
TERA e AQUA
Giugno - Luglio 2022
6
di Michele Boato
Nel 1956 l’esercito russo invade l’Un-
gheria e 12 anni dopo, nel 1968, la
Cecoslovacchia.
In entrambi i casi c’è una grande spro-
porzione di forze armate tra occupanti
e nazioni occupate, ma le risposte dei
governi e delle popolazioni sono ra-
dicalmente diverse:
- in Ungheria (Budapest) i russi sono
affrontati da popolazione ed esercito
ungherese con le armi; i giovani af-
frontano i carri con bottiglie incendia-
rie “molotov”. Ci sono oltre 20mila
morti, un governo fantoccio e la fuci-
lazione dei dirigenti.
- in Cecoslovacchia (Praga) ai carri
armati si risponde con la nonviolen-
za. Ci sono 72 morti (trecento volte
di meno), 8 mesi per sostituire il go-
verno e nessun dirigente fucilato.
LA RIVOLUZIONE UNGHERESE (1956)
Il 23 ottobre si svolge una manife-
stazione pacifica di alcune migliaia
di studenti a sostegno degli studen-
ti polacchi di Poznań, dove una manife-
stazione è stata repressa dal governo.
Il raduno, inizialmente piccolo, attrae
moltissime persone e si trasforma
in protesta. Molti soldati ungheresi
si uniscono ai dimostranti, strappa-
no le stelle sovietiche dai berretti
e le lanciano alla folla che, incorag-
giata, decide di andare al Parlamento.
La folla di almeno 200mila persone
senza un leader, demolisce un'e-
norme statua di Stalin e diverse li-
brerie sovietiche
Alla radio ungherese chiedono che ven-
ga trasmesso un comunicato. La dire-
zione finge di accettare, ma la delega-
zione viene arrestata. Al diffondersi del-
la notizia, il palazzo è assediato per la
liberazione della delegazione. La poli-
zia apre il fuoco provocando i primi
morti. Manifestazioni in altre città,
nei giorni successivi, hanno un de-
stino simile: la polizia politica ÁVH
spara e uccide.
La rivolta si indirizza contro la dit-
tatura di Rákosi, vecchio stalinista,
e le truppe sovietiche di stanza in
Ungheria, che si limitano a presidiare i
dintorni delle caserme.
In pochi giorni, milioni di ungheresi
si uniscono alla rivolta che ottiene il
controllo su molte istituzioni e un vasto
territorio. Ci sono esecuzioni somma-
rie di filo-sovietici e membri della
polizia ÁVH, particolarmente invisa.
Il 24, il Partito nomina Nagy capo del
governo ma chiede l'intervento delle
truppe sovietiche. Questo aggrava gli
scontri e le manifestazioni diventano
insurrezione: auto della polizia sono
rovesciate e date alle fiamme, i la-
voratori delle fabbriche d'armi e
degli arsenali distribuiscono armi ai
civili. Le sedi dell'ÁVH sono assediate.
Nagy concede gran parte di quanto
richiesto (anche la neutralità dell’Un-
gheria e il pluralismo di partiti), finen-
do per identificarsi con la rivoluzione.
Il 28 ottobre la sua mediazione porta
a un cessate il fuoco tra sovietici e
insorti; si annuncia l’imminente ritiro
delle truppe e lo scioglimento dell’AVH.
ARRIVANO I RUSSI
Invece, il 3 novembre, durante le
trattative coi sovietici sul loro ritiro,
il neo-ministro della difesa, gen.
Maléter e la delegazione unghere-
se sono arrestati dal KGB e la not-
te del 4, l'Armata Rossa, entrata
in Ungheria nei giorni precedenti,
lancia l'offensiva contro Budapest
con 200.000 uomini e 4.000 carri
armati, appoggiati da artiglieria e
aeronautica. Le truppe, per evitare
tentennamenti nel reprimere un popolo
"fratello", non sono quelle di stanza
in Ungheria, non hanno simpatie
per gli Ungheresi.
Nagy trasmette alla Radio di Sta-
to alle 5,20 questo messaggio, an-
che in inglese, russo, e francese: «Qui
parla il Primo Ministro Imre Nagy.
Oggi all'alba le truppe sovietiche
hanno aggredito la nostra capitale
con l'evidente intento di rovescia-
re il governo legale e democratico
di Ungheria. Le nostre truppe sono
impegnate nel combattimento. Il
governo è al suo posto. Lo comu-
nico al nostro popolo ed al mondo
intero».
Mentre l'esercito ungherese mette in
piedi una resistenza scoordinata, la
classe operaia ungherese, organizza-
ta nei Consigli, gioca un ruolo chiave.
Perciò le zone industriali e proletarie
di Budapest sono bersagliate di pre-
ferenza dall'artiglieria e dai raid aerei
che continuano finché i Consigli di
lavoratori, studenti e intellettua-
li chiedono il cessate il fuoco il 10
novembre. La "Rivoluzione del '56"
ha così fine, con oltre 20mila morti
e la restaurazione di un governo fi-
lo-sovietico.
La sera del 4, Nagy si rifugia nell'amba-
sciata iugoslava, con un salvacondotto
fornitogli da quel paese, ma il 22 (d’ac-
cordo Tito e Chruščёv) è consegnato ai
sovietici. Sarà processato in segreto e
impiccato col gen. Maléter nel 1958.
LA “PRIMAVERA DI PRAGA” (1968)
Il 5 gennaio, con l’elezione di Dub-
cek a segretario del P. C. Cecoslovacco,
inizia la “Primavera di Praga”: un si-
stema che pareva inattaccabile comin-
cia a sgretolarsi, senza nessun decreto:
c’è libertà di stampa, gli studenti
possono riunirsi in assemblea e pre-
sentare rivendicazioni; si può parlare
liberamente senza il terrore della po-
lizia politica. Ma arriva la reazione so-
vietica.
L’OCCUPAZIONE SOVIETICA
L’invasione sovietica inizia il 21
agosto, ma molte unità sono presenti
da giugno, col pretesto di esercitazioni,
destando preoccupazioni solo in pochi
dirigenti.
I leader sovietici si aspettano che
l’invasione, con mezzo milione di
soldati, porti l’esercito cecoslovacco
CONFRONTO TRA BUDAPEST 1956 E PRAGA 1968 INVASE DAI RUSSI
Lotta armata e difesa popolare nonviolenta
Budapest 1956
TERA e AQUA
Giugno - Luglio 2022
7
(molto più debole) alla resa in pochi
giorni, rendendo possibile la sostitu-
zione del riformista Dubcek con un filo-
sovietico Perciò il KGB lo rapisce col
primo ministro Cernik e altri dirigenti,
e mette agli arresti domiciliari il Presi-
dente della Repubblica Svoboda, molto
stimato anche in Urss, sperando che da
lui venga una legittimazione del nuo-
vo regime. I leader sarebbero uccisi
dopo la riuscita del colpo di stato,
come in Ungheria nel ‘56.
LA DIFESA POPOLARE
NONVIOLENTA
Ma gli altri dirigenti, pur senza nozioni
di nonviolenza (ignorata dal marxismo)
decidono di non reagire militar-
mente, data anche l’enorme disparità
di mezzi e il rifiuto di uccidere “fratelli”,
e raccomandano alla popolazione,
alla radio, di “non lasciarsi andare
ad azioni che inducano i soldati so-
vietici ad attaccarci e a spararci”.
Gli ufficiali cecoslovacchi ordinano alle
truppe di restare in caserma.
I capi sovietici si aspettano di avere
tutto sotto controllo entro 3 giorni
e poi ritirare le truppe, ma non succede,
creando seri problemi agli invasori.
Dalle prime ore, i giornalisti dell’A-
genzia di stampa governativa CTK
si rifiutano di diffondere un comuni-
cato sovietico secondo cui l’invasio-
ne è stata richiesta da alcuni membri
del governo e del PCC. Il Presidente
Svoboda si rifiuta coraggiosamente
di firmare lo stesso documento.
Attraverso radio clandestine si riu-
niscono varie organizzazioni che si
oppongono all’invasione: il Congresso
del Partito, l’Assemblea Nazionale
e i Ministri in libertà dichiarano che
l’invasione è iniziata a loro insapu-
ta, senza alcuna richiesta.
Durante la prima settimana, le radio
clandestine coordinano molte forme di
resistenza nonviolenta: convocano il
Congresso straordinario del PCC, pro-
clamano scioperi generali di un’ora,
chiedono ai ferrovieri di rallentare il
trasporto dei russi deviando e bloc-
cando i binari e raccomandano agli
studenti di evitare le situazioni po-
tenzialmente esplosive.
La polizia cecoslovacca non colla-
bora con gli occupanti, anzi molti po-
liziotti partecipano alla resistenza. Sui
cancelli di molte fabbriche grandi
scritte “Viva Dubcek – abbasso l’occu-
pante - Non cederemo” evidenziano
un’unità nazionale contro cui i russi
sono impotenti.
I giovani offrono fiori ai soldati loro
coetanei, mandati allo sbaraglio dai
capi sovietici. Molti di loro, spaesati,
confessano di non sapere dove si trova-
no, altri piangono: entrando nel paese,
si immaginavano di essere circondati
dal giubilo popolare, perché venivano a
liberarli dalla controrivoluzione.
Il presidente Svoboda si rifiuta di
negoziare fino a quando Dubcek e gli
altri sequestrati non possono partecipa-
re alle trattative. Poi, in 4 giorni, si rag-
giunge un compromesso che mantiene
in carica il governo, ma dà più peso al
Partito
Dopo 5 mesi, la resistenza nonviolenta
della popolazione di Praga trova un altro
simbolo in Jan Palach, ventunenne stu-
dente che, il 16.1.69, per protestare
contro l’occupazione, sacrifica la
propria vita dandosi fuoco in piazza
San Venceslao (sull’esempio dei mo-
naci buddisti vietnamiti). Migliaia par-
tecipano al suo funerale il 25 gen-
naio. Dagli oltre 20mila morti della
rivolta armata di Budapest, si passa
ai 72 morti della rivolta nonviolenta
in Cecoslovacchia, dove Dubcek rima-
ne al potere ancora 8 mesi e, successi-
vamente, non subisce violenze.
Dubcek, nel 1969 è costretto a la-
sciare la segreteria del Partito e va
in esilio fino al 1989, anno della cadu-
ta del Muro di Berlino.
affissione di messaggi sui prodotti nei negozi e in
altri luoghi pubblici. Gesti che squarciano il velo della
propaganda sempre più feroce. Si raccolgono fondi per
sostenere chi ha subito multe e la contro-narrazione
viaggia quotidianamente sul web, dove accedono pre-
valentemente i giovani che seguono più il web che la
tv. Quest’ultima però resta per la maggior parte della
popolazione russa la fonte principale di notizie ed è to-
talmente sotto il controllo del Cremlino. Eppure, dal-
la chiusura dei media indipendenti, il fluire del-
le notizie non imbavagliate si propaga attraverso
trasmissioni, interviste, commenti, analisi su diversi
canali YouTube gestiti da giornalisti e attivisti di
giornali o associazioni messe al bando.
Chi ha il VPN (rete virtuale privata) accede, poi, a una
grande offerta di informazione libera. “Chi può e vuole,
è in grado di vedere e sentire tutto”, mi dicono gli amici
e colleghi russi.
La controinformazione non riesce a demolire la forza
della propaganda e della repressione, ma la resisten-
za delle coscienze esiste e ha bisogno di noi. Non
possiamo lasciarli tra la repressione di Putin e la nostra
indifferenza, una delle forme di equidistanza che più
feriscono e inibiscono la possibilità di sostenere un’op-
posizione alla guerra. In Russia, tanti guardano a noi
nella speranza che sappiamo aiutarli.
Le delazioni, minacce ed aggressioni si moltiplica-
no contro persone semplici e personalità note come il
Nobel per la Pace Muratov; sono un’offesa anche
a noi, una ferita per le nostre coscienze. Anna Poli-
tkovskaja, collega di Muratov, ha già pagato con la
vita il suo amore per la libertà e la verità e ci ha messi
in guardia col suo libro “La Russia di Putin”. Non ci
potremo dar pace se non sapremo dimostrare, oggi,
sostegno e solidarietà a chi come lei rappresenta la
Russia delle persone libere e fiere, legate a una cultu-
ra che ha resistito al regime di Putin dal primo giorno
di questi lunghissimi 22 anni di esercizio asfissiante e
repressivo del potere. Decenni in cui il grido di chi de-
nunciava è rimasto inascoltato o sottovalutato.
Non si può lasciare che, col popolo ucraino, Putin
uccida anche l’anima russa, quella del padre della
nonviolenza Lev Tolstoj. Avvenire
UN NASTRO VERDE CONTRO LA GUERRA - da pg. 1
Praga 1968
1 - CONTO CORRENTE POSTALE 29119880 Ecoistituto del Veneto Alex Langer - Viale Venezia, 7 - 30171 Mestre
2 - BONIFICO BANCARIO Banca Etica IBAN: IT96 J050 1812 1010 0001 6692 519 (precisate il vostro indirizzo completo)
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mio ICU-Laura Conti...
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Giacinto, Cecchetto Alessandra, Giuliobello Adriana, Grotto Remigio,
Leone Gianni, Manente Daniele e Tessaro Claudia , Menegoni Giovanni,
Minto Mariagrazia, Morselli Claudio, Pellizzon Adriano, Rizzo Salvatore,
Rosa Tea, Ruffato Mime, Sambo Mariacristina e Velardita Roberto,
Sarto Giorgio e Voltolini Ketty, Sfriso Renato, Vittadini Maria Rosa,
Zoldan Ezio Luigi.
Il disertore
In piena facoltà egregio presidente
le scrivo la presente che spero leggerà
la cartolina qui mi dice, terra terra
di andare a far la guerra quest'altro Lunedì
Ma io non sono qui egregio presidente
per ammazzar la gente più o meno come me
io non ce l'ho con lei, sia detto per inciso
ma sento che ho deciso e che diserterò
Ho avuto solo guai da quando sono nato
e i figli che ho allevato han pianto insieme a me
mia mamma e mio papà ormai son sotto terra
e a loro della guerra non gliene fregherà
Quand'ero in prigionia qualcuno mi ha rubato
mia moglie, il mio passato, la mia migliore età
domani mi alzerò e chiuderò la porta
sulla stagione morta e mi incamminerò
Vivrò di carità sulle strade di Spagna,
di Francia e di Bretagna e a tutti griderò
di non partire più e di non obbedire
per andar a morire, per non importa chi
Per cui se servirà del sangue ad ogni costo
andate a dare il vostro se vi divertirà
e dica pure ai suoi, se vengono a cercarmi
che possono spararmi io armi non ne ho
Boris Vian scrisse e musicò con Harold Berg
Dall'album di Ivano Fossati Lindbergh
(Lettere da sopra la pioggia) 1992
trad. G. Calabrese
23° PREMIO PER TESI DI LAUREA ICU-LAURA CONTI (edizione 2022)
ECOLOGIA ed ECONOMIA SOSTENIBILE SCADENZA 30/11/2022
1° premio: 1.000€ - 2°: 500€ - 3°: 250€ info: www.ecoistituto-italia.org
Massimo Marco Rossi (1944-2022)
In memoria di un ecoregista
Quante iniziative culturali, Massimo, quante ma-
nifestazioni, convegni, lotte per l’ambiente e la salute
abbiamo organizzato e seguito assieme. Tu con la tua
cinepresa, noi con cartelli e
striscioni artigianali. Non c’è
stata battaglia ambientale
nel Veneto (e oltre) che non
ti abbia visto insieme prota-
gonista e preziosissimo te-
stimone, per dare voce a chi
si batte per il bene comune.
Quanti video hai prodot-
to e diffuso, sempre gra-
tuitamente, per documen-
tare inquinamenti, sostene-
re alternative ai diserbanti
o agli inceneritori, all’usa e
getta o ai disastri delle grandi navi in laguna. Su You-
tube si possono trovare ben 31 DNA Rinascimen-
ti del 2016 (Da Il futuro del Veneto, agli Angeli del
Tornado della Riviera del Brenta, fino al Mose e alla
Pedemontana).
Poi altri 31 del 2017 (dall’Epifania della Terra alle
Mafie nel Veneto, dai pesticidi del Prosecco alla De-
crescita di Latouche), e ancora una decina del 2018
(con il musicista Bepi De Marzi che difende la Valda-
stico da un’inutile autostrada, Aeroporto di Venezia
- un Masterplan criminale, Emergenza sanitaria in Ve-
neto, In bici per il clima). C’è anche “Venezia crepa
– Chi la sta uccidendo?” il docu-film che abbiamo
avuto la gioia di veder anche alla Mostra del Cinema
di Venezia del 2008.
Un enorme lavoro, Massimo che, con MMR-Mul-
ti Media Records, hai messo a disposizione dei
Comitati e di tutte le persone di buona volontà!
Compresa la bella lista civica “Per Fiesso” che l’anno
scorso hai sostenuto con gioia ed ottimi risultati e la
comunità parrocchiale di Arino in cui tu e Elda vi siete
attivamente inseriti.
Grazie di tutto, sei sempre con noi.
Michele Boato
RI-LIBRI a Mestre, in via Dante 9/A distribuisce ad offerta libera centinaia di
volumi di narrativa, saggistica, fumetti, gialli, guide, ecc. a sostegno
delle attività dell’Ecoistituto (Tera e Aqua, sito, Gaia, vertenze giudiziarie a difesa
dell’ambiente, ecc). RI-LIBRI è aperto MARTEDÌ e VENERDÌ dalle 15 alle 17.
DIAMO
UNA MANO
A TERA E
AQUA
n° 123 GIUGNO - LUGLIO 2022 bimestrale dell’Ecoistituto del Veneto Alex Langer, aderente al Forum Veneto Ambiente, Salute e Solidarietà
redazione: viale Venezia, 7 - Mestre tel/fax 041.935.666 info@ecoistituto.veneto.it www.ecoistituto-italia.org
TERA e AQUA
POSTE ITALIANE SpA Sped. in A. P., DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1 c. 1, NE/VE. Dir. resp. Michele Boato. Editore: Ecoistituto del Veneto, Viale Venezia, 7 Mestre. N° ROC 21728 Stampa: Eurooffset, Martellago VEIN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI VENEZIA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESIdi Raffaella Chiodo Karpinsky
Manca un’adeguata informazione sulla resistenza che
c’è in Russia, nonostante tutto. La repressione ha sfer-
zato colpi durissimi a chi ha osato manifestare il pro-
prio “no” alla guerra. Eppure c’è una resistenza che
meriterebbe attenzione e forte sostegno da parte
dell’opinione pubblica europea, in particolare dalla so-
cietà civile.
Nonostante la paura dovuta alla nuova legge, con
l’arresto fino a 15 anni o multe enormi per chi
diffonde notizie che «screditano l’esercito e l’o-
perazione speciale», cittadini, giornalisti dei media
censurati o chiusi e attivisti, sviluppano canali di co-
municazione e controinformazione.
Girano su Telegram e Instagram, le immagini del-
la mamma che entra nell’asilo dove si trova il suo
bambino. Si rivolge alla direttrice, chiede spiegazioni
sulla presenza delle Z affisse a tutte le finestre.
Protesta, non vede perché si debba impartire ai bambi-
ni questa propaganda. Accusata di fare oltraggio al suo
Paese, alle istituzioni, chiede se per caso questo risulta
nella Costituzione.
Quindi strappa via le Z dalle finestre. Per ora ha
subìto una multa. Ma rischia ben altro. Come lei tan-
te altre, soprattutto donne: madri dei soldati che
pretendono notizie sui propri figli di cui non san-
no più nulla da settimane o che diffondono infor-
mazioni utili per poter rifiutare l’arruolamento o
il ritorno al fronte per chi è tornato per l’avvicen-
damento. Secondo informazioni diffuse dalla rete delle
madri, il 50% dei soldati rientrati dal fronte non
ha alcuna intenzione di tornarvi.
La pagina delle Madri dei soldati diffonde riferimen-
ti legali e lettere-tipo da inviare ai comandi militari
per rifiutare il ritorno al fronte. Il rifiuto si poggia
sulla scelta del Cremlino che in un Ucraina non c’è
guerra bensì un’«operazione speciale», dunque il
giovane di leva non può essere costretto.
IL NASTRO VERDE
L’iniziativa del Nastro Verde, lanciata da un gruppo
di giovani donne, nel giro di poche ore ha raccolto
su Instagram e Telegram migliaia di adesioni. Non
si illudono di fermare la guerra, ma il messaggio
forte del nastro legato dappertutto, è “non sei solo
o sola” contro la guerra. Trovare da più parti il na-
stro, vuol dire aiutare le persone ad avere il coraggio
di esprimere il proprio no alla guerra. Un messaggio
importante, dato che sono sommersi dalla propaganda.
Le persone postano nastri verdi legati in ogni luo-
go da tutta la Russia, e a volte se stessi con un car-
tello contro la guerra all’Ucraina. Una ragazza posta il
suo polso avvolto dal nastro davanti ai carri armati che
in Piazza Rossa si preparano alla parata.
Il sito della campagna invita a fare attenzione a non
esporre il nastro su sé stessi, per non essere perse-
guiti e seguire vari modi nonviolenti per esprimere op-
posizione alla guerra: oltre al nastro, l’invio di lettere,
L’UCRAINA E LA RESISTENZA NONVIOLENTA RUSSA
UN NASTRO VERDE CONTRO LA GUERRA
Domenica 12 giugno
si votano i 5 REFERENDUM
sulla GIUSTIZIA
Alcuni molto significativi, altri meno
Mercoledì 8 giugno ore 21 FORUM su Zoom
Per informarsi e discuterne con Marco Boato
(chiedere il link a micheleboato14@gmail.com)
Cerca sul web ECOCONSUMO.IT
e trovi subito molte notizie utili su: Abitazione,
Alimentazione, Ambiente, Consumi e Rifiuti,
Economia e bollette, Energia, Salute, e altri temi.
Un nuovo servizio della
Fondazione Icu-Consumatori e Utenti
Continua a pg. 7
Una protesta contro la guerra a San Pietroburgo.
Gli striscioni dicono: “Mi vergogno di essere russo” e “Niente guerra”.
TERA e AQUA
Giugno - Luglio 2022
2
comune.info
Il Comitato Madri dei Soldati,
attiviste per i diritti umani, sorge
nel 1989 a Mosca per difende-
re i giovani coscritti da violenze ed
abusi nell’organizzazione militare;
è il movimento sociale più du-
raturo e rispettato della Russia
post-sovietica. La sua azione si
sviluppa nell’assistenza ai singo-
li soldati, pressione per l’abolizio-
ne della coscrizione, controllo civile
sull’esercito e smilitarizzazione del
sistema giudiziario. Un primo suc-
cesso è il congedo di 180mila
soldati per finire gli studi. Il CSM
si diffonde in tutta la Russia e au-
menta la sua influenza con la guerra
in Cecenia del 1994-96 soprattutto
quando, nel marzo’95, organizza
la “Marcia della compassione”
da Mosca a Grozny. Centinaia di
madri russe cercano l’appoggio delle
madri cecene contro la guerra e ne-
goziano con l’esercito ceceno per la
liberazione di prigionieri.
La loro attività per i diritti umani ot-
tiene importanti riconoscimenti
internazionali (tra cui il Sean Mac-
Bride Award dell’International Peace
Bureau nel 1995 e il Right Livelihood
Award). Nel 1993 il comitato ottiene
un ufficio a Mosca in cui le volon-
tarie accolgono le richieste di aiu-
to e pervengono migliaia di lettere
ogni anno, in maggioranza di donne
e madri povere e isolate. Da richie-
denti aiuto, molte divengono attivi-
ste. La capacità di praticare un cam-
mino verso l’autonomia e l’azione
collettiva a partire da una comune
esperienza senza trascurare la sfera
individuale, è la forza del movimen-
to che tuttavia, negli anni 2000, per-
de gran parte del sostegno pubblico.
Con lo scoppio della guerra in Ucrai-
na numerosi appelli disperati giun-
gono al Comitato da parte genitori
che hanno perso i con tatti coi figli,
costretti a firmare contratti con l’e-
sercito e a cui erano stati sottratti
i cellulari. Le risposte che hanno
dato le madri compaiono in que-
sta dichiarazione in cui danno in-
dicazioni, incoraggiano e spingono
all’azione. Non si appellano ai go-
verni o alle organizzazioni interna-
zionali, ma alla capacità di agire
delle singole persone e alla forza
dei loro affetti.
Dichiarazione
Le madri dei soldati di San Pie-
troburgo condannano l’aggres-
sione militare che le truppe russe
stanno perpetrando in Ucraina di
fronte ai nostri occhi. Questa è una
guerra e come ogni guerra è di-
struzione, sangue, violenza, vitti-
me innocenti e crollo del futuro.
Nessun uomo sano di mente può
sostenere la guerra.
Cosa possiamo fare in questa si-
tuazione, noi comuni cittadini e
cittadine che non siamo stati/e
consultati/e, quando hanno deci-
so di dar inizio alle ostilità? Ve-
ramente molto. Noi ascoltiamo e
leggiamo numerosi appelli, vediamo
l’angoscia delle persone, special-
mente dei genitori di uomini arruola-
ti nell’esercito russo. Ma nello stesso
tempo, vediamo anche una paura pa-
ralizzante, perdite e incomprensioni.
Tutto questo impedisce l’azione, non
ci permette di agire.
Madri e padri dei ragazzi nell’eserci-
to, ci chiedete, “dove sono i no-
stri figli?” Purtroppo, non possiamo
rispondere a questa domanda. C’è un
ufficio speciale per questo – il Mini-
stero della Difesa della Federazione
russa. Esso tace… Il vostro compi-
to è di scrivere, inviare appelli,
bombardarli di domande, cerca-
re informazioni vitali. Questi sono
i vostri figli! Nessuno può aiutarli se
non voi. Noi possiamo consigliare e
fornirvi modelli di richieste. Il resto è
nelle vostre mani! (potete scrivere al
comando di distretto da cui dipende
l’unità e direttamente alla regione di
Mosca https://letters.mil.ru/electro-
nic_reception.htm)
Noi vi incoraggiamo con forza ad es-
sere vicini/e ai vostri figli! Mettetevi
in contatto con altri genitori, crea-
te chat, interagite. Solo insieme, nel
sentimento dello stesso angoscioso
respiro di compagni di sventura –ma
senza mai cessare di esprimere calda-
mente la speranza– potrete superare
tutte le difficoltà. Guardare negli occhi
altri figli e altre madri che sono stati/e
chiamati/e “vostri/e nemici/che”!
Rivolgiamo un appello anche al
personale militare: Ufficiali! Voi
potete inoltrare le richieste di ri-
fiuto del servizio militare per non
partecipare a questa tragedia, che
in ogni caso sarà seguita da una ama-
ra ricompensa.
In tutti i conflitti militari, e ce ne sono
stati tanti nella storia russa degli ulti-
mi 30 anni, ci sono stati casi di rifiuto
del servizio militare. Ce ne saranno
ora! Esortiamo chiunque abbia pa-
renti o amici in Ucraina di cercare di
avere sempre il polso della situazio-
ne. Ora è semplicemente necessario
comunicare, sostenere moralmente e
psicologicamente e offrire tutta la più
ampia assistenza possibile. Nessuna
azione delle autorità, nessuna politica
può distruggere questi legami. Ricor-
date: la prima vittima della guerra
è la verità. Informazioni non ve-
rificate possono giungere da ogni
direzione. Raccomandiamo di fare
una doppia verifica delle informazioni
su diverse fonti. Secondo noi, i me-
dia più affidabili in Russia oggi sono:
“Novaja Gazeta”, Dozhd TV Channel,
Meduza Edition e Ekho Moskvy.
E naturalmente, possiamo e dovrem-
mo continuare a dar voce alla nostra
posizione, attivamente esprimere le
nostre opinioni e agire in ogni modo
legale e accessibile. Inviare post sui
social, firmare e distribuire petizioni
contro la guerra, comunicare con
gli amici. È agendo uniti che non con-
sentirete a voi stessi di impantanarvi
nella paura di essere soli con la vostra
opinione. Credeteci, molte persone
pensano la stessa cosa, ma per molte
ragioni hanno paura di parlare.
(24 febbraio 2022)
DAL 1989 ATTIVE CONTRO LE GUERRE
Noi, madri dei soldati russi
TERA e AQUA
Giugno - Luglio 2022
3
di Riccardo Michelucci
Il 3 maggio, di notte, un uomo ha
lanciato bottiglie molotov contro il
centro di reclutamento dell’eser-
cito a Nizhnevartovsk, in Siberia.
Qualche giorno prima era accaduto
lo stesso anche al commissariato
militare di Zubova Polyana, a 400
km da Mosca. Il rogo ha distrutto i
computer dell’archivio e cancellato l’e-
lenco dei coscritti, costringendo le au-
torità a interrompere gli arruolamenti
in diversi distretti. A marzo si son
verificati almeno altri 4 sabotag-
gi, con incendi ai centri di recluta-
mento russi.
Ordigni
incendiari
rudimentali
hanno colpito le caserme di Bere-
zovskij nella regione di Ivanovo, dove
sui muri della città sono comparse
scritte contro la guerra. A Voronezh
è stato rovesciato liquido infiam-
mabile sulla porta d’ingresso del
distretto militare. Un giovane di
21 anni, arrestato per aver dato
fuoco all’ufficio di arruolamento
di Lukhovitsy, (Mosca), per bloccare
la mobilitazione in Ucraina. Per il Con-
flict Intelligence Team (Cit), gruppo
indipendente di giornalisti investigativi
russi, si tratta dei casi più eclatanti tra
gli atti di protesta disperati quelli do-
cumentati.
Il malessere, sempre più diffuso
tra la popolazione russa, trova ri-
scontro anche nelle forze armate: da
aprile (secondo le stime del Cit) il
30% dei soldati che hanno preso
parte alle operazioni militari in
Ucraina hanno cercato di disertare
rifiutandosi di continuare la guer-
ra
L'avvocato Chikov, che dirige l’Ong
russa per i diritti umani Agorà e da
anni si batte contro gli abusi delle
forze dell’ordine, ha riferito al media
indipendente Mediazona che gli uffici
della sua associazione sono subissati
dalle richieste di assistenza legale
dei refusenik dell’esercito e della
Rosgvardiya, Guardia Nazionale cre-
ata da Putin nel 2016. Sono centinaia
i soldati che si sono rifiutati aper-
tamente di partecipare alla guer-
ra in Ucraina, il loro numero cresce
di giorno in giorno, ma raccontare le
diserzioni resta difficile. Le dimensioni
del fenomeno emergono dall’incessan-
te lavoro degli avvocati, delle organiz-
zazioni per i diritti umani e dei gior-
nalisti investigativi, spesso costretti ad
andarsene dalla Russia per sicurezza.
OBIETTORI DI COSCIENZA
Il movimento ha raccolto ogni episo-
dio avvenuto finora in un rapporto
dettagliato che dà voce a quel pezzo
sempre più consistente dell’esercito
che non vuole la guerra. Un documen-
to dal titolo assai esplicito I russi si
rifiutano di combattere in Ucraina,
che elenca centinaia di casi di diser-
tori dell’esercito e della Guardia Na-
zionale, le minacce e le intimidazioni
che hanno subìto, oltre alle testimo-
nianze dei coraggiosi avvocati che
li assistono. «In un primo momento
il Ministero della Difesa di Mosca so-
steneva che a combattere in Ucraina
fossero soltanto soldati professionisti,
poi ha dovuto ammettere l’impiego di
giovani obbligati ad arruolarsi con la
minaccia di multe pesanti o pene fino
a 2 anni. A molti di loro non è stato
detto che sarebbero finiti al fronte»,
spiega Elena Popova, coordinatrice
del movimento degli obiettori.
Il 25.2, secondo giorno di guerra, al-
cuni uomini dell’unità Omon del-
la Guardia Nazionale impegnati in
un’esercitazione militare in Crimea si
son rifiutati di attraversare il con-
fine con l’Ucraina e partecipare
all’invasione. Sono stati immedia-
tamente cacciati dall’esercito e il
loro caso è uno dei tanti che riempiono
le scrivanie dei legali di Agorà. Ma da
quando la loro storia è pubblica, i mi-
litari della Guardia Nazionale che
si sono rifiutati di partecipare alla
guerra sono diventati oltre un mi-
gliaio.
Ai mezzi d’informazione russi è
vietato pubblicare notizie su tali
rifiuti, i giornalisti che lo fanno ri-
schiano procedimenti penali per aver
diffuso “false notizie” sulle forze ar-
mate. Il 15.4 Mikhail Afanasyev, ca-
poredattore del Novy Focus, viene
arrestato per aver raccontato di-
serzioni nella Guardia Nazionale. Per
aggirare la censura e continuare a rac-
cogliere informazioni, molte organiz-
zazioni per i diritti umani e organi
di stampa indipendenti hanno do-
vuto lasciare il Paese. Da un paio di
mesi il Conflict Intelligence Team si
è spostato in Georgia, mentre il gior-
nale online Meduza ha sede in Letto-
nia con un server dell’Oceano India-
no. Erano stati i giornalisti di Meduza
a dar voce ad Albert Sakhibgareyev,
il soldato che ha disertato dopo aver
compreso che le esercitazioni nell’area
di Belgorod, presso il confine ucrai-
no, servivano a preparare l’invasione.
«Nessuno ci ha avvertito dell’at-
tacco, non eravamo preparati», ha
detto, spiegando che la sua brigata
non ha attraversato il confine per-
ché molti suoi commilitoni hanno
disatteso gli ordini.
Anche molti militari a contrat-
to nelle regioni di Kaliningrad, di
Chelyabinsk e di Pskov hanno fat-
to lo stesso, rifiutando il trasfe-
rimento nelle zone di guerra. La
136a Brigata di fanti motorizzati che
operava a Zaporizhzhya, in Ucraina,
avrebbe disertato abbandonando l’e-
quipaggiamento sul campo. I casi
sono cresciuti in modo esponenzia-
le con le settimane di guerra. Molti
si sono ribellati perché costretti
a combattere con l’inganno. Altri
perché non condividevano l’attac-
co in Ucraina e hanno subito minac-
ce, intimidazioni e procedimenti disci-
plinari fino al licenziamento. Persino
schedature, com’è accaduto a un sol-
dato che si è visto applicare sul libret-
to di servizio un timbro con la scritta
«Incline al tradimento, alle bugie e
all’inganno». L’avvocato Grebenyuk,
ex procuratore militare e fondatore del
progetto Military Ombudsman, segue
un centinaio di soldati allontanati
dalle forze armate negli ultimi due
mesi: dall’inizio della guerra non è
stato ancora avviato alcun proce-
dimento penale a loro carico per
timore che la notizia finisca sulla
stampa fomentando la ribellione tra i
militari e creando un danno d’immagi-
ne all’esercito. Anche perché la Russia
non ha dichiarato formalmente guerra
all’Ucraina, quindi non esistono ordini
ufficiali che impongano ai militari di
partecipare a operazioni sul territorio
di un altro Stato. Avvenire
CRESCE IL NUMERO DEI MILITARI OSTILI AL CONFLITTO
Sabotaggi, diserzioni, proteste.
Il malessere dei soldati russi
TERA e AQUA
Giugno - Luglio 2022
4
di Nello Scavo
Succede che in guerra, il nemico tal-
volta non si presenti con la faccia fe-
roce del combattente, ma come il figlio
sperduto: ecco Radislav, il soldato
russo che in una fattoria ucraina
viene nascosto da una coppia di
agricoltori. Non se la sono sentita
di consegnarlo alla polizia. Per i rus-
si è un disertore. Per i militari di Kiev
un invasore.
Non è il solo e a Mosca sono terroriz-
zati dalle fughe di notizie: i casi di di-
serzione si stanno moltiplicando,
mentre molti soldati a contratto si sono
dimessi. «Eravamo in Bielorussia, ci
avevano detto che era un’esercita-
zione come le altre. Hanno menti-
to. In Ucraina ci venivo a trovare i
parenti, adesso mi chiedono di uc-
ciderli», ha spiegato Radislav.
Fuggiaschi e disertori per necessità e
per scelta.
Attraverso varie fonti, siamo entrati in
contatto con alcune delle famiglie rus-
se, preoccupate per la sorte dei milita-
ri mandati allo sbaraglio all’assalto di
Kiev. Il morale è ai minimi e le voci di
ammutinamento non sono più «calun-
nie del nemico». Il colonnello russo
Yuri Medvedev, comandante della
37esima brigata fucilieri motoriz-
zati è stato deliberatamente travol-
to da uno dei suoi carri armati. Una
rappresaglia motivata dall’aver man-
dato a morte centinaia di ragazzi.
Tra i ragazzi impiegati nei primi batta-
glioni che superano il confine Bielorus-
sia-Ucraina non ci sono solo professio-
nisti. Un volontario, musicista in una
banda musicale militare un giorno è
chiamato per una esercitazione ma
poi viene mandato a combattere al
confine con l’Ucraina. I suoi genitori
stanno cercando di farlo tornare.
Altri militari di leva sono inviati in
Bielorussia con il pretesto di eser-
citazioni, «ma poi – spiega un attivi-
sta che fornisce consigli legali ai militari
dissidenti – sono costretti a firmare
un contratto di arruolamento e in
tal modo si trasformano in “volon-
tari” che perciò non possono sot-
trarsi alle battaglie».
Ci sono poi i professionisti, «che non
vogliono partecipare a questa guerra e
hanno chiesto di rescindere il contrat-
to per motivi di coscienza. Tra questi,
molti russi che hanno familiari in
Ucraina».
Chiunque divulga quelle notizie in
tono o in ambienti critici, viene per-
seguito con l’accusa di tradimento.
Cioè, si può solo scrivere che il morale
delle truppe è alto, che l’equipaggia-
mento è di prim’ordine, che tutto fila
liscio e nessuno si sottrae agli ordini.
Queste norme sono una delle leve per
la manipolazione preventiva delle in-
formazioni. A cominciare proprio dal
nascondere l’esistenza di disertori,
renitenti e obiettori di coscienza.
Far conoscere la storia del fuggiasco
Radislav, a Mosca costerebbe caro.
Il ministero della Difesa aveva assicu-
rato che alla «operazione militare spe-
ciale» in Ucraina avrebbero partecipato
solo militari professionisti. Affermare
il contrario o porre in dubbio queste
informazioni costituisce reato di tradi-
mento. Ecco perché non si parla dei
militari che si sottraggono ai com-
battimenti.
Le storie ricostruite da Avvenire, dopo
settimane di ricerche, incontri sul cam-
po, contatti riservati, verifiche incrocia-
te con familiari e conoscenti dei milita-
ri in diversi Paesi europei, rivelano di
cosa ha paura Mosca e perché stia
imponendo il bavaglio all’informa-
zione. Con l’aiuto di organizzazioni
per la libertà di scelta dei militari e del
movimento degli obiettori russi soste-
nuti dalla War Resisters’ Internatio-
nal di Londra, e in Italia dal Movi-
mento nonviolento, abbiamo rintrac-
ciato molte famiglie che raccontano
come «spesso i soldati non hanno
con sé nessun documento d’iden-
tità militare o civile. Non posso-
no usare la connessione Internet
nell’area dell’unità militare e nei
campi d’addestramento, e anche l’u-
so del cellulare può essere disciplinato
dal comandante». In particolare, alla
vigilia dell’invasione «i telefoni
dei militari sono stati sequestrati e
ogni chiamata deve essere autoriz-
zata e supervisionata da un supe-
riore».
Igor Konashenkov, capo dipartimento
dell’Informazione del min. Difesa, si
esprime con sdegno: «Sfortunatamen-
te alcuni fatti che riguardano la presen-
za di soldati di leva nelle Forze armate
Russe che partecipano all’operazione
speciale militare in Ucraina sono stati
scoperti».
«Da quando si è capito che in guerra ci
vanno anche i giovani di leva, anche
chi è fuori età ha paura di essere ri-
chiamato. Molte persone stanno chie-
dendo come possono evitare di essere
mandate al fronte, ed è un’occasione
per parlare di obiezione di coscienza».
Così Elena Popova, attivista di San Pie-
troburgo con alle spalle diverse denun-
ce e arresti, racconta la preoccupazione
di chi in guerra non vuole andarci. La
sua voce è rilanciata dal Movimento
nonviolento che in Italia e in Europa
promuove l’obiezione alla guerra: ade-
rente a Rete italiana pace e disar-
mo, propone di firmare una dichia-
razione che sarà poi consegnata al
presidente della Repubblica, al pre-
sidente del Consiglio, allo Stato mag-
giore dell’esercito.
«Gli insegnanti devono tenere le-
zioni speciali per spiegare per qua-
le motivo è stato necessario anda-
re in Ucraina», scrive Popova. «Sono
stati creati materiali dal min. dell’Istru-
zione e videolezioni». Ci sono stati casi
in cui gli alunni hanno fatto qual-
che domanda di troppo, «e subito
dopo i poliziotti sono andati a cer-
care i genitori». Avvenire
«CI HANNO MENTITO SULLA MISSIONE E CI HANNO MANDATI A MORIRE»
Noi disertori russi, traditi da Mosca
e nascosti dai contadini ucraini
TERA e AQUA
Giugno - Luglio 2022
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CONTROINFORMAZIONE IN RUSSIA
«Chi vuole può sapere tutto»
di Raffaella Chiodo Karpinsky
Il 9 maggio, i telespettatori russi
hanno visto comparire tra le in-
formazioni sui programmi Tv il
seguente messaggio: «Il sangue
di migliaia di ucraini e centina-
ia dei loro bambini assassinati è
nelle tue mani. La Tv e le autori-
tà mentono. No alla guerra».
Durante le celebrazioni che si sono
svolte in tutto il territorio, sono com-
parsi cartelli in cui c'è l'immagine di
un veterano che dice: «Mi ver-
gogno di voi nipoti. Noi abbiamo
combattuto per la pace, voi ave-
te scelto la guerra».
Un altro cartello che raffigura
un carro armato con la svastica
e poi un altro con la Z che dice:
«Sconfiggemmo il nazismo al-
lora, lo batteremo anche oggi».
C'è anche questa Russia che andreb-
be considerata. T
anti gli arresti per queste mani-
festazioni pacifiche.
Nonostante lo scetticismo di molti e
le difficoltà, si diffondono in Russia
una moltitudine di espressioni con-
tro la guerra. Ogni giorno nascono
account su Telegram, Youtube,
Instagram in cui si fa viaggiare la
controinformazione. Come dicono
a Mosca «chi vuole, se vuole, può
sapere tutto, ha accesso all'informa-
zione indipendente». Da un account
personale, si rilancia l'informazione
o la testimonianza, un'iniziativa che
a sua volta rilancia e moltiplica la
diffusione. È davvero come l'acqua
che non si può fermare con le mani.
Questo è lo straordinario potere che
internet ha regalato anche a questa
fetta di mondo. Nonostante le misu-
re che il Cremlino ha adottato im-
pedendo l'accesso a Instagram e siti
vari, questi provvedimenti di cen-
sura non hanno tagliato fuori dal
mondo chi in Russia può e vuole
dotarsi di una semplice VPN.
INTERNET NON SI FERMA
Non è in atto una rivolta di popo-
lo, la propaganda di regime viaggia
soprattutto in Tv che resta lo stru-
mento privilegiato per la parte di
popolazione più anziana; ma la rete
intemet è diffusa nella moltitu-
dine di periferie russe e ha con-
sentito finora una diffusione di
informazioni impensabile in pas-
sato. Qualcosa con cui perfino Putin
fatica a fare i conti. Se a Mosca e
non solo si possono trovare dap-
pertutto nastri verdi è grazie alla
rete che ha sviluppato in ogni an-
golo del Paese un'iniziativa nata
da un piccolo gruppo di persone.
Niente di più semplice e di efficace,
dice: «non sei solo ad essere contro
la guerra».
Ha chiuso giornali, radio e tv, ha
chiuso siti, ma la censura non è ri-
uscita a spegnere il pensiero che
viaggia lungo i fili della connessio-
ne. E così un caleidoscopio di canali
Telegram e YouTube propongo-
no di tutto. Ci sono quelli gestiti da
giornalisti e attivisti che veicolano,
24 ore su 24, notizie dall'Ucraina
e commentano le politiche del
Cremlino, propongono interviste
a personalità dell'intelligenzija
esiliati o rimasti in Russia. È il caso
di Ekaterina Shullman notissima
e amata politologa di Radio Eco
di Mosca: la sua voce è nuovamen-
te in circolazione e per paradosso,
forse più diffusa di prima. Cana-
li che ribattono ogni notizia diffusa
dalla propaganda. C'è un canale che
propone l'irrisione dei potenti dal
titolo «Il circo del Cremlino». Un
vero collage di controinformazione
ma anche di vignette, sberleffi e
video che dilagano dissacrando
il potere. Non sarà un Oceano ma
sono molto più che gocce. Avvenire
Russkii mir, «il mondo russo»: secondo 65 teolo-
gi ortodossi, starebbe nell’ideologia retrostante a
questa sigla, la radice del sostegno che il patriarca di
Mosca Kirill dà al regime di Putin e la sua inaccetta-
bile giustificazione della guerra in Ucraina, sulla base
di motivazioni religioso-antropologiche. I teologi orto-
dossi (in gran parte residenti in occidente e legati al
Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) pubblicano
un documento sul sito “Public orthodoxy”, in cui si
condanna e respinge tale modo di pensare «non
conforme alla fede ortodossa»:
«il sostegno di molti esponenti del Patriarcato di Mosca alla guerra
del presidente Putin contro l’Ucraina è radicato in una forma di fon-
damentalismo etnico-religioso di carattere totalitario», chiamato
Russkii mir, «un falso insegnamento che sta attirando molte persone
ortodosse ed è stato ripreso dall’estrema destra e dai fondamentalisti
cattolici e protestanti».
Stessi argomenti usati per giustificare nel 2014 l’annessione della
Crimea, per avviare «una guerra per procura nell’area del Donbas» e
ora in Ucraina. Secondo tale insegnamento «esiste una civiltà russa
transnazionale, chiamata Santa Russia, che include Russia, Ucrai-
na e Bielorussia (e talvolta Moldova e Kazaki-
stan) e i russi etnici e le persone di lingua russa
in tutto il mondo».
Il Russkii mir ha «un centro politico (Mosca), un
centro spiritual comune (Kiev), una lingua (il rus-
so), una chiesa (ortodossa russa, Patriarcato di
Mosca) e un patriarca (il patriarca di Mosca), che
lavora in “sinfonia” col presidente-leader nazio-
nale (Putin) per governare questo mondo russo,
oltre a sostenere una spiritualità, una moralità
e una cultura comuni». Contro il «mondo russo» si erge «l’Occi-
dente corrotto, guidato da Stati Uniti ed Europa occidentale, che ha
capitolato al “liberalismo”, alla “globalizzazione”, alla “cristianofobia”,
ai “diritti omosessuali” promossi nelle sfilate gay e alla “laicità mili-
tante”». E vi sono gli ortodossi caduti nell’errore, sostenuti dal
patriarca ecumenico Bartolomeo.
I 65 estensori del documento denunciano:«L’insegnamento del “mon-
do russo” sta devastando e dividendo la Chiesa». E concludono:
«Come la Russia ha invaso l’Ucraina, anche il Patriarcato di Mosca
ha invaso la Chiesa ortodossa, provocando divisioni e conflitti» e fa-
cendo «vittime non solo nel corpo ma nell’anima». Avvenire
I teologi ortodossi: no al «mondo russo» di Mimmo Muolo
In 65 bocciano il sostegno del patriarca Kirill alla guerra
TERA e AQUA
Giugno - Luglio 2022
6
di Michele Boato
Nel 1956 l’esercito russo invade l’Un-
gheria e 12 anni dopo, nel 1968, la
Cecoslovacchia.
In entrambi i casi c’è una grande spro-
porzione di forze armate tra occupanti
e nazioni occupate, ma le risposte dei
governi e delle popolazioni sono ra-
dicalmente diverse:
- in Ungheria (Budapest) i russi sono
affrontati da popolazione ed esercito
ungherese con le armi; i giovani af-
frontano i carri con bottiglie incendia-
rie “molotov”. Ci sono oltre 20mila
morti, un governo fantoccio e la fuci-
lazione dei dirigenti.
- in Cecoslovacchia (Praga) ai carri
armati si risponde con la nonviolen-
za. Ci sono 72 morti (trecento volte
di meno), 8 mesi per sostituire il go-
verno e nessun dirigente fucilato.
LA RIVOLUZIONE UNGHERESE (1956)
Il 23 ottobre si svolge una manife-
stazione pacifica di alcune migliaia
di studenti a sostegno degli studen-
ti polacchi di Poznań, dove una manife-
stazione è stata repressa dal governo.
Il raduno, inizialmente piccolo, attrae
moltissime persone e si trasforma
in protesta. Molti soldati ungheresi
si uniscono ai dimostranti, strappa-
no le stelle sovietiche dai berretti
e le lanciano alla folla che, incorag-
giata, decide di andare al Parlamento.
La folla di almeno 200mila persone
senza un leader, demolisce un'e-
norme statua di Stalin e diverse li-
brerie sovietiche
Alla radio ungherese chiedono che ven-
ga trasmesso un comunicato. La dire-
zione finge di accettare, ma la delega-
zione viene arrestata. Al diffondersi del-
la notizia, il palazzo è assediato per la
liberazione della delegazione. La poli-
zia apre il fuoco provocando i primi
morti. Manifestazioni in altre città,
nei giorni successivi, hanno un de-
stino simile: la polizia politica ÁVH
spara e uccide.
La rivolta si indirizza contro la dit-
tatura di Rákosi, vecchio stalinista,
e le truppe sovietiche di stanza in
Ungheria, che si limitano a presidiare i
dintorni delle caserme.
In pochi giorni, milioni di ungheresi
si uniscono alla rivolta che ottiene il
controllo su molte istituzioni e un vasto
territorio. Ci sono esecuzioni somma-
rie di filo-sovietici e membri della
polizia ÁVH, particolarmente invisa.
Il 24, il Partito nomina Nagy capo del
governo ma chiede l'intervento delle
truppe sovietiche. Questo aggrava gli
scontri e le manifestazioni diventano
insurrezione: auto della polizia sono
rovesciate e date alle fiamme, i la-
voratori delle fabbriche d'armi e
degli arsenali distribuiscono armi ai
civili. Le sedi dell'ÁVH sono assediate.
Nagy concede gran parte di quanto
richiesto (anche la neutralità dell’Un-
gheria e il pluralismo di partiti), finen-
do per identificarsi con la rivoluzione.
Il 28 ottobre la sua mediazione porta
a un cessate il fuoco tra sovietici e
insorti; si annuncia l’imminente ritiro
delle truppe e lo scioglimento dell’AVH.
ARRIVANO I RUSSI
Invece, il 3 novembre, durante le
trattative coi sovietici sul loro ritiro,
il neo-ministro della difesa, gen.
Maléter e la delegazione unghere-
se sono arrestati dal KGB e la not-
te del 4, l'Armata Rossa, entrata
in Ungheria nei giorni precedenti,
lancia l'offensiva contro Budapest
con 200.000 uomini e 4.000 carri
armati, appoggiati da artiglieria e
aeronautica. Le truppe, per evitare
tentennamenti nel reprimere un popolo
"fratello", non sono quelle di stanza
in Ungheria, non hanno simpatie
per gli Ungheresi.
Nagy trasmette alla Radio di Sta-
to alle 5,20 questo messaggio, an-
che in inglese, russo, e francese: «Qui
parla il Primo Ministro Imre Nagy.
Oggi all'alba le truppe sovietiche
hanno aggredito la nostra capitale
con l'evidente intento di rovescia-
re il governo legale e democratico
di Ungheria. Le nostre truppe sono
impegnate nel combattimento. Il
governo è al suo posto. Lo comu-
nico al nostro popolo ed al mondo
intero».
Mentre l'esercito ungherese mette in
piedi una resistenza scoordinata, la
classe operaia ungherese, organizza-
ta nei Consigli, gioca un ruolo chiave.
Perciò le zone industriali e proletarie
di Budapest sono bersagliate di pre-
ferenza dall'artiglieria e dai raid aerei
che continuano finché i Consigli di
lavoratori, studenti e intellettua-
li chiedono il cessate il fuoco il 10
novembre. La "Rivoluzione del '56"
ha così fine, con oltre 20mila morti
e la restaurazione di un governo fi-
lo-sovietico.
La sera del 4, Nagy si rifugia nell'amba-
sciata iugoslava, con un salvacondotto
fornitogli da quel paese, ma il 22 (d’ac-
cordo Tito e Chruščёv) è consegnato ai
sovietici. Sarà processato in segreto e
impiccato col gen. Maléter nel 1958.
LA “PRIMAVERA DI PRAGA” (1968)
Il 5 gennaio, con l’elezione di Dub-
cek a segretario del P. C. Cecoslovacco,
inizia la “Primavera di Praga”: un si-
stema che pareva inattaccabile comin-
cia a sgretolarsi, senza nessun decreto:
c’è libertà di stampa, gli studenti
possono riunirsi in assemblea e pre-
sentare rivendicazioni; si può parlare
liberamente senza il terrore della po-
lizia politica. Ma arriva la reazione so-
vietica.
L’OCCUPAZIONE SOVIETICA
L’invasione sovietica inizia il 21
agosto, ma molte unità sono presenti
da giugno, col pretesto di esercitazioni,
destando preoccupazioni solo in pochi
dirigenti.
I leader sovietici si aspettano che
l’invasione, con mezzo milione di
soldati, porti l’esercito cecoslovacco
CONFRONTO TRA BUDAPEST 1956 E PRAGA 1968 INVASE DAI RUSSI
Lotta armata e difesa popolare nonviolenta
Budapest 1956
TERA e AQUA
Giugno - Luglio 2022
7
(molto più debole) alla resa in pochi
giorni, rendendo possibile la sostitu-
zione del riformista Dubcek con un filo-
sovietico Perciò il KGB lo rapisce col
primo ministro Cernik e altri dirigenti,
e mette agli arresti domiciliari il Presi-
dente della Repubblica Svoboda, molto
stimato anche in Urss, sperando che da
lui venga una legittimazione del nuo-
vo regime. I leader sarebbero uccisi
dopo la riuscita del colpo di stato,
come in Ungheria nel ‘56.
LA DIFESA POPOLARE
NONVIOLENTA
Ma gli altri dirigenti, pur senza nozioni
di nonviolenza (ignorata dal marxismo)
decidono di non reagire militar-
mente, data anche l’enorme disparità
di mezzi e il rifiuto di uccidere “fratelli”,
e raccomandano alla popolazione,
alla radio, di “non lasciarsi andare
ad azioni che inducano i soldati so-
vietici ad attaccarci e a spararci”.
Gli ufficiali cecoslovacchi ordinano alle
truppe di restare in caserma.
I capi sovietici si aspettano di avere
tutto sotto controllo entro 3 giorni
e poi ritirare le truppe, ma non succede,
creando seri problemi agli invasori.
Dalle prime ore, i giornalisti dell’A-
genzia di stampa governativa CTK
si rifiutano di diffondere un comuni-
cato sovietico secondo cui l’invasio-
ne è stata richiesta da alcuni membri
del governo e del PCC. Il Presidente
Svoboda si rifiuta coraggiosamente
di firmare lo stesso documento.
Attraverso radio clandestine si riu-
niscono varie organizzazioni che si
oppongono all’invasione: il Congresso
del Partito, l’Assemblea Nazionale
e i Ministri in libertà dichiarano che
l’invasione è iniziata a loro insapu-
ta, senza alcuna richiesta.
Durante la prima settimana, le radio
clandestine coordinano molte forme di
resistenza nonviolenta: convocano il
Congresso straordinario del PCC, pro-
clamano scioperi generali di un’ora,
chiedono ai ferrovieri di rallentare il
trasporto dei russi deviando e bloc-
cando i binari e raccomandano agli
studenti di evitare le situazioni po-
tenzialmente esplosive.
La polizia cecoslovacca non colla-
bora con gli occupanti, anzi molti po-
liziotti partecipano alla resistenza. Sui
cancelli di molte fabbriche grandi
scritte “Viva Dubcek – abbasso l’occu-
pante - Non cederemo” evidenziano
un’unità nazionale contro cui i russi
sono impotenti.
I giovani offrono fiori ai soldati loro
coetanei, mandati allo sbaraglio dai
capi sovietici. Molti di loro, spaesati,
confessano di non sapere dove si trova-
no, altri piangono: entrando nel paese,
si immaginavano di essere circondati
dal giubilo popolare, perché venivano a
liberarli dalla controrivoluzione.
Il presidente Svoboda si rifiuta di
negoziare fino a quando Dubcek e gli
altri sequestrati non possono partecipa-
re alle trattative. Poi, in 4 giorni, si rag-
giunge un compromesso che mantiene
in carica il governo, ma dà più peso al
Partito
Dopo 5 mesi, la resistenza nonviolenta
della popolazione di Praga trova un altro
simbolo in Jan Palach, ventunenne stu-
dente che, il 16.1.69, per protestare
contro l’occupazione, sacrifica la
propria vita dandosi fuoco in piazza
San Venceslao (sull’esempio dei mo-
naci buddisti vietnamiti). Migliaia par-
tecipano al suo funerale il 25 gen-
naio. Dagli oltre 20mila morti della
rivolta armata di Budapest, si passa
ai 72 morti della rivolta nonviolenta
in Cecoslovacchia, dove Dubcek rima-
ne al potere ancora 8 mesi e, successi-
vamente, non subisce violenze.
Dubcek, nel 1969 è costretto a la-
sciare la segreteria del Partito e va
in esilio fino al 1989, anno della cadu-
ta del Muro di Berlino.
affissione di messaggi sui prodotti nei negozi e in
altri luoghi pubblici. Gesti che squarciano il velo della
propaganda sempre più feroce. Si raccolgono fondi per
sostenere chi ha subito multe e la contro-narrazione
viaggia quotidianamente sul web, dove accedono pre-
valentemente i giovani che seguono più il web che la
tv. Quest’ultima però resta per la maggior parte della
popolazione russa la fonte principale di notizie ed è to-
talmente sotto il controllo del Cremlino. Eppure, dal-
la chiusura dei media indipendenti, il fluire del-
le notizie non imbavagliate si propaga attraverso
trasmissioni, interviste, commenti, analisi su diversi
canali YouTube gestiti da giornalisti e attivisti di
giornali o associazioni messe al bando.
Chi ha il VPN (rete virtuale privata) accede, poi, a una
grande offerta di informazione libera. “Chi può e vuole,
è in grado di vedere e sentire tutto”, mi dicono gli amici
e colleghi russi.
La controinformazione non riesce a demolire la forza
della propaganda e della repressione, ma la resisten-
za delle coscienze esiste e ha bisogno di noi. Non
possiamo lasciarli tra la repressione di Putin e la nostra
indifferenza, una delle forme di equidistanza che più
feriscono e inibiscono la possibilità di sostenere un’op-
posizione alla guerra. In Russia, tanti guardano a noi
nella speranza che sappiamo aiutarli.
Le delazioni, minacce ed aggressioni si moltiplica-
no contro persone semplici e personalità note come il
Nobel per la Pace Muratov; sono un’offesa anche
a noi, una ferita per le nostre coscienze. Anna Poli-
tkovskaja, collega di Muratov, ha già pagato con la
vita il suo amore per la libertà e la verità e ci ha messi
in guardia col suo libro “La Russia di Putin”. Non ci
potremo dar pace se non sapremo dimostrare, oggi,
sostegno e solidarietà a chi come lei rappresenta la
Russia delle persone libere e fiere, legate a una cultu-
ra che ha resistito al regime di Putin dal primo giorno
di questi lunghissimi 22 anni di esercizio asfissiante e
repressivo del potere. Decenni in cui il grido di chi de-
nunciava è rimasto inascoltato o sottovalutato.
Non si può lasciare che, col popolo ucraino, Putin
uccida anche l’anima russa, quella del padre della
nonviolenza Lev Tolstoj. Avvenire
UN NASTRO VERDE CONTRO LA GUERRA - da pg. 1
Praga 1968
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GAIA e Tera e Aqua
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logismo italiano, di cui puoi richiedere una
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TeA è anche su www. ecoistituto-italia.org
dove trovate arretrati e indici di Gaia, migliaia
di articoli di riviste ecologiste, le tesi del Pre-
mio ICU-Laura Conti...
Grazie a: Beltrame Giandomenico, Bortolotto Francesco, Cargnoni
Giacinto, Cecchetto Alessandra, Giuliobello Adriana, Grotto Remigio,
Leone Gianni, Manente Daniele e Tessaro Claudia , Menegoni Giovanni,
Minto Mariagrazia, Morselli Claudio, Pellizzon Adriano, Rizzo Salvatore,
Rosa Tea, Ruffato Mime, Sambo Mariacristina e Velardita Roberto,
Sarto Giorgio e Voltolini Ketty, Sfriso Renato, Vittadini Maria Rosa,
Zoldan Ezio Luigi.
Il disertore
In piena facoltà egregio presidente
le scrivo la presente che spero leggerà
la cartolina qui mi dice, terra terra
di andare a far la guerra quest'altro Lunedì
Ma io non sono qui egregio presidente
per ammazzar la gente più o meno come me
io non ce l'ho con lei, sia detto per inciso
ma sento che ho deciso e che diserterò
Ho avuto solo guai da quando sono nato
e i figli che ho allevato han pianto insieme a me
mia mamma e mio papà ormai son sotto terra
e a loro della guerra non gliene fregherà
Quand'ero in prigionia qualcuno mi ha rubato
mia moglie, il mio passato, la mia migliore età
domani mi alzerò e chiuderò la porta
sulla stagione morta e mi incamminerò
Vivrò di carità sulle strade di Spagna,
di Francia e di Bretagna e a tutti griderò
di non partire più e di non obbedire
per andar a morire, per non importa chi
Per cui se servirà del sangue ad ogni costo
andate a dare il vostro se vi divertirà
e dica pure ai suoi, se vengono a cercarmi
che possono spararmi io armi non ne ho
Boris Vian scrisse e musicò con Harold Berg
Dall'album di Ivano Fossati Lindbergh
(Lettere da sopra la pioggia) 1992
trad. G. Calabrese
23° PREMIO PER TESI DI LAUREA ICU-LAURA CONTI (edizione 2022)
ECOLOGIA ed ECONOMIA SOSTENIBILE SCADENZA 30/11/2022
1° premio: 1.000€ - 2°: 500€ - 3°: 250€ info: www.ecoistituto-italia.org
Massimo Marco Rossi (1944-2022)
In memoria di un ecoregista
Quante iniziative culturali, Massimo, quante ma-
nifestazioni, convegni, lotte per l’ambiente e la salute
abbiamo organizzato e seguito assieme. Tu con la tua
cinepresa, noi con cartelli e
striscioni artigianali. Non c’è
stata battaglia ambientale
nel Veneto (e oltre) che non
ti abbia visto insieme prota-
gonista e preziosissimo te-
stimone, per dare voce a chi
si batte per il bene comune.
Quanti video hai prodot-
to e diffuso, sempre gra-
tuitamente, per documen-
tare inquinamenti, sostene-
re alternative ai diserbanti
o agli inceneritori, all’usa e
getta o ai disastri delle grandi navi in laguna. Su You-
tube si possono trovare ben 31 DNA Rinascimen-
ti del 2016 (Da Il futuro del Veneto, agli Angeli del
Tornado della Riviera del Brenta, fino al Mose e alla
Pedemontana).
Poi altri 31 del 2017 (dall’Epifania della Terra alle
Mafie nel Veneto, dai pesticidi del Prosecco alla De-
crescita di Latouche), e ancora una decina del 2018
(con il musicista Bepi De Marzi che difende la Valda-
stico da un’inutile autostrada, Aeroporto di Venezia
- un Masterplan criminale, Emergenza sanitaria in Ve-
neto, In bici per il clima). C’è anche “Venezia crepa
– Chi la sta uccidendo?” il docu-film che abbiamo
avuto la gioia di veder anche alla Mostra del Cinema
di Venezia del 2008.
Un enorme lavoro, Massimo che, con MMR-Mul-
ti Media Records, hai messo a disposizione dei
Comitati e di tutte le persone di buona volontà!
Compresa la bella lista civica “Per Fiesso” che l’anno
scorso hai sostenuto con gioia ed ottimi risultati e la
comunità parrocchiale di Arino in cui tu e Elda vi siete
attivamente inseriti.
Grazie di tutto, sei sempre con noi.
Michele Boato
RI-LIBRI a Mestre, in via Dante 9/A distribuisce ad offerta libera centinaia di
volumi di narrativa, saggistica, fumetti, gialli, guide, ecc. a sostegno
delle attività dell’Ecoistituto (Tera e Aqua, sito, Gaia, vertenze giudiziarie a difesa
dell’ambiente, ecc). RI-LIBRI è aperto MARTEDÌ e VENERDÌ dalle 15 alle 17.
DIAMO
UNA MANO
A TERA E
AQUA