Il prestigioso avvocato difensore di Solvay, Luca Santa Maria, li ha lungamente descritti come una
associazione a delinquere. A ben distinguere, non solo di sindaci presidenti di provincia assessori funzionari
arpa e asl magistrati sindacalisti, le storiche responsabilit di non aver impedito o contrastato per decenni
la catastrofe ecosanitaria del polo chimico di Spinetta Marengo sono anche dei giornalisti, da sempre nei
confronti di Montedison prima e Solvay dopo, omertosi e conniventi, con rare eccezioni: fra tutte quella di
Paolo Zoccola quando direttore de Il Piccolo trisettimanale di Alessandria.
La riprova in questi giorni. Quando la corte di assise di appello di Torino ha depositato le motivazioni della
scandalosa sentenza a favore di Edison/Solvay, vuota di risarcimenti alle Vittime quanto piena di parcelle
per i loro avvocati. La lettura di alcuni giornali locali (ognuno li giudichi da s: allegati) offre uno spaccato
deontologico della professione pubblicistica. Le veline di Solvay dispensano dalla lettura delle 195 pagine
della sentenza, mentre sono ignorati i comunicati stampa (ognuno li giudichi da s: allegati) del
sottoscritto: da mezzo secolo memoria antagonista e perseguitata dello scempio ambientale della fabbrica
spinettese (esempio il libro "L'avventurosa storia del giornalismo di Lino Balza"). Per il loro tipo di
giornalismo vengono invece molto sfruttate le dichiarazioni del direttore Arpa, Alberto Maffiotti, perch,
appunto nella sua veste di controllore garante ( come chiedere all'oste se il suo vino buono), assicura
come sempre all'opinione pubblica tranquillit ambientale e sanitaria per il passato il presente e il futuro.
Ed proprio sul futuro offre una immagine rassicurante alla indulgente coscienza dei giornalisti: Solvay
starebbe attuando la bonifica (filantropicamente, bench non sia obbligata dalla sentenza che l'ha assolta).
Mentre sa benissimo che si tratta niente affatto di bonifica, che costerebbe miliardi di euro, ma di una mera
messa in sicurezza,