RIPARTIAMO DA NOI: comitati, associazioni, giovani, studentesse e studenti, cittadini e cittadine.
In questi giorni abbiamo assistito con il voltastomaco allo sciacallaggio dei politici. Il selfie di Salvini mentre la città
affonda, la faccia tosta di Zaia che governava con Galan (il grande corrotto del MOSE), la spudoratezza di
Berlusconi che dell’opera pose la “prima pietra”, le dichiarazioni di Prodi che sdoganò il sistema di dighe mobili
nel 2006, e la vergogna di un sindaco di Venezia che usa il cambiamento climatico come scusa e propone il MOSE
come soluzione, salvo poi, poche ore dopo, affermare di “non saperne nulla”.
Venezia è diventata, in questi giorni, un simbolo mondiale degli effetti del cambiamento climatico (che non è una
scusa per i politici incapaci, ma è LA sfida del presente) e degli esiti drammatici della sua combinazione con un
modello di sviluppo basato sulle grandi opere. L’emergenza ambientale ci pone di fronte a una sfida da da
affrontare su due versanti, quello dell’abbandono dei combustibili fossili e dell’inversione di rotta nelle politiche
locali.
Dobbiamo pretendere una moratoria sul MOSE: è evidente che non potremo permetterci un relitto alle bocche di
porto, ma la “mangiatoia” va fermata, continuando così non si arriverà a finire l’opera, solo a perpetrare lo spreco.
Ci è stato rubato abbastanza, che i soldi destinati al MOSE vengano subito dirottati verso opere utili, a partire da
quelle che mirano a rialzare il livello della nostra città, a ricomporre le difese naturali della Laguna e al ripristino
della manutenzione ordinaria dei canali e delle fondamenta. Diciamo basta alle grandi navi e nuovi scavi, basta a
questo modello estrattivo, all’occupazione turistica della città. Troviamoci per mettere a punto, assieme, strumenti
per aiutarci a ottenere gli indennizzi che ci spettano, per farla pagare a chi, come il Consorzio Venezia Nuova, si
è arricchito sulla nostra pelle.
Incontriamoci dunque
sabato 23 novembre in assemblea (in Sala S. Leonardo alle 17