“Fase 2”: l’esempio di lotta degli operai Piaggio
Il governo Conte, attuando la volontà dei padroni, ha riaperto dal 4 maggio le attività
manifatturiere e delle costruzioni, senza tenere in conto le esigenze di salute e di
sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie.
Più di 4 milioni e mezzo di operai, sotto il ricatto del lavoro e del salario, sono tornati a
produrre, in mezzo a mille rischi, merci che nel loro valore incorporano il plusvalore creato
dal loro lavoro non retribuito.
Così è stato anche alla Piaggio di Pontedera (PI), dove il padrone Colaninno vuole
riempire in fretta i magazzini di motorini in vista dell’estate.
Perciò gli operai vengono obbligati a lavorare a pieno ritmo e a distanze ravvicinate, senza
rispettare il protocollo di sicurezza sulla divisione in più turni, con DPI inadeguati e senza
pause durante i turni di lavoro. Questo senza nessun reale confronto con gli RLS e senza
effettuare test sierologici e tamponi. Come al solito, l’unica legge a cui il padrone
obbedisce è quella del massimo profitto.
Di fronte al pericolo per se stessi e per tutta la collettività, dopo aver verificato che le loro
proposte venivano sistematicamente ignorate, gli operai Piaggio hanno dato una prima
risposta.
Sono scesi in sciopero a fine turno per ottenere: la riduzione del numero dei lavoratori
presenti in fabbrica, per garantire le necessarie distanze di sicurezza; la riduzione
dell’orario di lavoro e/o pause aggiuntive per non essere costretti al disagio di lavorare in
un turno di otto ore con la mascherina, specie con il caldo.
La ripresa della mobilitazione degli operai della Piaggio di Pontedera (Pi) mostra a tutti i
proletari quale deve essere l’atteggiamento di fronte alla scelta fra profitto e salute: non
piegarsi ai diktat dei capitalisti e non sottomettersi alle burocrazie sindacali, ma riprendere
la via della lotta colpendo gli interessi del padrone a suon di scioperi.
Imponiamo l’adozione dei mezzi necessari a salvaguardare la sicurezza e la salute, in
fabbrica e sui