Verso l’ok al nuovo depuratore del Garda tra
accuse di sprechi e conflitti di interessi
di Andrea Tornago | 3 SETTEMBRE 2020
Via libera al progetto del nuovo depuratore del lago di Garda, una delle più grandi opere in
discussione nel Lombardo-Veneto, che dovrebbe tutelare la più grande riserva di acqua
dolce per uso umano sul territorio italiano. Ieri il tavolo tecnico presieduto dal ministero
dell’Ambiente ha stabilito che il progetto preliminare, contestato da diversi sindaci e dalle
associazioni ambientaliste, non rappresenta un danno per il corpo idrico del fiume Chiese,
dove le acque depurate verrebbero scaricate, ed è quindi compatibile con l’ambiente.
Prevede di sostituire il vecchio impianto costruito negli anni 70 (una condotta sublacuale
porta le acque reflue al depuratore di Peschiera che poi scarica nel fiume Mincio) e di
creare un’imponente infrastruttura di pompaggio delle acque ai depuratori di Montichiari
e Gavardo (quest’ultimo da costruire) per superare le colline del Garda e scaricare nel
fiume Chiese. Costo dell’opera: 230 milioni di euro, 100 dei quali finanziati dal ministero
dell’Ambiente stesso con il Cipe, il resto scaricato sugli utenti in bolletta, alla voce “oneri di
sistema”.
Ora la palla passa alla cabina di regia, istituita sempre presso il ministero, che prenderà
atto del via libera preliminare e convocherà una conferenza dei servizi per individuare il
progetto definitivo che verrà sottoposto a valutazione di impatto ambientale. Deluso il
sindaco di Montichiari (Brescia), Marco Togni: “Ci siamo sentiti presi in giro, non sono
stati valutati i progetti alternativi, ci aspettavamo che il ministero aprisse un’istruttoria
documentale e scrivesse il suo parere nero su bianco”. Invece tutto è rimandato al progetto
dell’Ato di Brescia (Ambito territoriale ottimale), sul quale i sindaci dei Comuni del Chiese
già meditano di ricorrere ai legali. Nei giorni scorsi avevano scritto una lettera al ministro
dell’Ambiente Costa per segnalare che il p