Abbiamo intervistato Alessandro Capuzzo del movimento antinucleare triestino appena
rientrato dal Nuclear Ban Week di ICAN e dalla Conferenza degli Stati Parti del
Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari.
di Laura Tussi
Alessandro Capuzzo durante il Nuclear Ban Week (Foto di Patrizia Sterpetti)
La denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste, sulla base del Trattato di
Proibizione delle Armi Nucleari e del Trattato di Pace del 1947 con l’Italia, è
sempre un argomento attuale?
Il 20 giugno 2017 a New York le ONG WILPF Italia e Disarmisti Esigenti hanno
depositato agli atti del Convegno ONU di fondazione del Trattato di Proibizione delle
Armi Nucleari (TPAN) il Documento di lavoro A/CONF.229/2017/ONG/WP.44 dal
titolo DA TRIESTE (ITALIA) PROPOSTA DI CASI DI STUDIO SUI PORTI DA
DENUCLEARIZZARE, firmato dal sottoscritto e dall’ex sindaco di Koper-Capodistria
(Slovenia) Aurelio Juri.
Che ruolo svolge nella denuclearizzazione del Golfo Internazionale di Trieste il
TPAN?
Il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari, che la maggior parte dei paesi
membri delle Nazioni Unite ha istituito in base alla pressione della Campagna
Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (ICAN) di cui tutti gli eco-pacifisti
si sentono parte, può cambiare gli equilibri di potere tra stati nucleari e non, grazie
all’introduzione di una sostanziale trasparenza a vantaggio della società civile, e
dell’insieme dell’Umanità. In quanto cittadini del territorio che il Trattato di Pace con
l’Italia del 1947 definì demilitarizzato e neutrale ne siamo particolarmente coinvolti.
Qual è il ruolo della Nato?
Attualmente Italia e Slovenia condividono il Golfo di Trieste con la Croazia, fanno parte
dell’Alleanza Atlantica e si oppongono a questo Trattato, poiché coinvolte nei
programmi nucleari militari dell’Alleanza.
Quali sono i pericoli che comporta il nucleare nel Golfo Internazionale di Trieste?
Il Golfo di Trieste ospita, in contrasto con il Trattato di Pace, due porti nucleari militari