Forse c’è solo una parola che può riassumere efficacemente la situazione attuale. E quella
parola è disincanto. Siamo ormai oltre la protesta, oltre la rabbia, oltre la delusione. Siamo
al disincanto verso un M5S che non ha mantenuto le promesse. Siamo al disincanto politico,
ossia a quello stato dell’animo di chi si sente ormai vaccinato dal virus dell’illusione. Un
amaro disincanto. Dall’Ilva, alla Tap, alla Tav, agli F-35, il Movimento aveva promesso due
anni fa cose che oggi ha accantonato.
Ma se questa è la situazione nell’area del M5S, non va meglio la situazione per il
Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Nel suo programma elettorale l’Ilva c’è,
ed è collegata alla parola “decarbonizzazione”. Una decarbonizzazione di cui però non sono
fissati chiaramente gli obiettivi: totale, parziale, progressiva? Quanti morti si dovranno
ancora accettare per vedere la nascita di un’Ilva decarbonizzata? Ma soprattutto la
decarbonizzazione è vista da una parte consistente del movimento ambientalista come il
cavallo di Troia con cui far entrare i soldi europei del Recovery Fund e dare nuova linfa
all’Ilva.
In tal modo la decarbonizzazione – appoggiata anche dal Pd nazionale e da qualche
esponente del M5S a Roma – servirebbe a far proseguire un percorso che non chiude gli
attuali impianti inquinanti (costerebbe troppo sostituirli totalmente) ma vi aggiunge solo
qualche progetto “decarbonizzato”. In città c’è disincanto ma non rassegnazione: ovunque è
affisso l’adesivo “Ilva is a killer”. L’idea della decarbonizzazione è vista con sospetto, è
percepita come la libertà di continuare a far scorrazzare in città un leone in attesa che
arrivino i croccantini vegetariani e che il leone venga educato ad una nuova dieta.
Emiliano sa che questa proposta, apprezzata a Roma, non convince a Taranto ed è anzi
vista con sospetto. Sa di non essere sintonizzato con un’opinione pubblica che si attendeva
di più e di meglio. E non è un caso che ha fatto una dichiarazione che appare come un
mea culpa. Infat