L’indagine epidemiologica ad Alessandria: un intero territorio nella morsa degli inquinanti e dei morti.
Seguirà una analisi puntuale appena in possesso del testo integrale. Sulla base dei dati presentati dal
Comune di Alessandria, si può iniziare un commento. Innanzitutto stigmatizzare che si tratta di una
indagine epidemiologica (1996-2016) mutilata della parte più importante che l’ex assessore Claudio
Lombardi aveva chiesto e finanziato, cioè lo studio della correlazione tra causa ed effetto, tra inquinanti
della Solvay e patologie, come da noi rivendicato da decenni con l’Osservatorio ambientale della Fraschetta
(e non solo: noi chiedevamo anche la disaggregazione riferita ai soli lavoratori). Nessun dubbio che lo
studio non sarà mai realizzato dalla nuova giunta.
Sul Sito della Rete Ambientalista Movimenti di lotta per la salute, l’ambiente, la pace e la nonviolenza:
Dalla foto aerea (1), sono evidenziate (Arpa) tre zone di intensità di ricaduta degli inquinanti in atmosfera e
nelle acque. A) Zona rossa ad alta esposizione, Spinetta Marengo a ridosso del polo chimico, 2.000 persone.
B) Zona a media esposizione, sobborghi di Spinetta Marengo e Castelceriolo, oltre 7.000 persone. C) Zona a
minore esposizione, la città di Alessandria e sobborghi, 130.000 abitanti.
Tabella 2. Evidenzia le cause specifiche di morte per gli 8.000 abitanti di Spinetta, per ciascuna delle quali le
percentuali del sobborgo sono superiori sia rispetto alla provincia di Alessandria che alla regione Piemonte
(già a loro volta ai massimi livelli italiani). Per tutte le cause, nessuna esclusa, si muore di più, fino al 284%,
soprattutto per tumori da inalazione e ingestione (laringe, trachea, polmoni, melanoma, rene, pancreas,
leucemia, colon ecc.). I tumori nell’area Solvay sono superiori del 30% della pur alta media alessandrina.
Fino al 50% per gli uomini, cioè per i lavoratori del polo chimico, stante l’evidente stretta relazione tra
patologie e sostanze lavorate e smaltite. Il 37% degli spinettesi, nel ve