Si sta per aprire ad Alessandria un processo penale (il secondo) contro Solvay di Spinetta Marengo. Dovrà
vagliare le responsabilità del management aziendale per il disastro ecosanitario ma, ci auguriamo, anche
di Regione, Provincia e Comune per le complicità e le connivenze con la multinazionale belga. Emblematici
sono nel corso degli anni gli omessi (quanto meno colposi) monitoraggi dell’ambiente e della salute della
popolazione. Basti un minimo confronto con le omologhe amministrazioni venete per gli interventi (per
quanto ripresi dai comitati ambientalisti) che invece esse hanno intrapreso. A fronte del vuoto piemontese,
la situazione veneta attualmente registra quanto segue.
Praticamente tutti gli esaminati risultano avere Pfas nel sangue. Inoltre, almeno 7 veronesi su 10, fra quelli
esposti alla contaminazione, hanno bisogno di ulteriori controlli sanitari specifici.
A dirlo sono i recenti risultati, parziali, dello screening promosso dalla Regione per verificare lo stato di salute
della popolazione della zona rossa. Per quanto i monitoraggi nel veronese (previste classi di nascita dal 2022
al 1951) siano andati più a rilento di quanto è avvenuto nei confinanti territori del Vicentino e del Padovano,
anch’essi appartenenti alla zona rossa, nel 71 per cento dei soggetti controllati, le analisi presentano
già anomalie: il 28 per cento deve effettuare ulteriori controlli cardiologici, il 16 per cento necessita di
verifiche endocrinologiche ed il 27 per cento si sottoporrà ad entrambi gli approfondimenti.
Nella sua deposizione nel processo in corso in tribunale a Vicenza per l’inquinamento da Pfas, Francesca
Russo, responsabile del dipartimento di Prevenzione della Regione, aveva ricordato che rispetto al resto del
Veneto, la popolazione della zona rossa ha dimostrato, tra il 2007 e il 2014, un eccesso di mortalità per
cardiopatia ischemica, del 21 per cento in più nei maschi e dell’11 per cento in più nelle femmine. Un
aumento, nei maschi, di malattie cerebrovascolari del 19 per cento, u