LE PERQUISIZIONI
Perquisiti gli uffici e le abitazioni dei rappresentanti del Partito Comunista d’Ucraina (KPU).
L’operazione è stata condotta nelle città di Kiev, Dnipro e Kryvoy Rog nell’ambito di “misure anti-
sabotaggio”. Lo si apprende da un comunicato diffuso dai servizi di sicurezza ucraini (SBU) nel
pomeriggio di mercoledì 14 dicembre.
Gli agenti hanno confiscato le “prove” dell’attività sovversiva degli indagati: bandiere dell’Unione
Sovietica, immagini di Lenin, manifesti del KPU e materiale politico, volantini, medaglie, nastri di
San Giorgio, riviste e testi. Tra questi compaiono 5 libri di Oles Busina, il giornalista
antimaidan ucciso vicino alla sua abitazione a Kiev nel 2015. E’ stato rinvenuto anche un fucile da
caccia, ma non è specificato se sia da fuoco o a salve, autorizzato o meno.
Il Partito Comunista d’Ucraina è stato definitivamente vietato lo scorso 7 luglio e molti suoi
dirigenti sono stati costretti a nascondersi o andare in esilio per evitare l’arresto e le persecuzioni.
Dalla messa al bando, questa risulta essere la maggiore operazione di polizia condotta contro i
comunisti per ragioni meramente politiche.
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mirino-dei-servizi-di-sicurezza/
VIETATA LA FALCE E MARTELLO
In Ucraina i simboli comunisti sono stati equiparati a quelli comunisti ed erano stati
vietati, nonostante le perplessità espresse dall'Ocse. In paesi come l’Ucraina, l’Ungheria, la
Georgia, la Lituania e la Lettonia esporre in pubblico la falce e il martello, la stella rossa e altri
simboli comunisti costituisce reato e nel 2018 era stato chiesto da 27 europarlamentari di vietare la
vendita di simboli comunisti su Amazon.
LA MESSA AL BANDO DEI COMUNISTI
Sulla messa al bando del Partito Comunista in Ucraina era già intervenuta Amnesty International il
17 dicembre 2015 con questa dichiarazione: "La messa al bando del Partito Comunista in Ucraina
costituisce un precedente molto pericoloso. Questa mossa