Ecopacifisti per la "Giusta Transizione": non esistono posti di lavoro su
un Pianeta morto!
La "giusta transizione", entrata nel preambolo degli accordi di Parigi sul clima globale, , nel senso
pi stretto, una gestione della "decarbonizzazione" che non carichi di peso sproporzionato i
lavoratori e i consumatori "deboli" delle fonti fossili.
La conversione ecologica dell'economia e della societ nel lungo periodo sicuramente di vitale
interesse per tutti: ma occorre saper bene ripartire gli inevitabili "sacrifici" del qui ed ora che
alcuni dovrebbero sopportare pi di altri.
L'errore paradigmatico da evitare l'ecotassa alla Macron: non si pu ignorare che, in un
momento di ristagno economico e nel pieno di una clamorosa redistribuzione dei redditi a favore
dei ceti pi ricchi (in particolare la famosa lite dell'1%), certe misure solo teoricamente giuste non
possono che suscitare rivolta sociale da parte di chi, gi colpito dalla crisi, "ce la fa a stento
(quando ce la fa)".
La "giusta transizione" va condotta come un processo partecipato in cui l'ultima istanza
decisionale appartiene al governo legittimo; ma la discussione deve coinvolgere seriamente, ai vari
livelli territoriali, anche le organizzazioni datoriali, le OSL e le organizzazioni ambientaliste,
ecopacifiste e dei consumatori.
A livello internazionale ormai acquisito che non si tratta di "affare dei soli sindacati", ma il
problema riguarda l'intero movimento per la giustizia climatica.
La "giusta transizione", ad essere logicamente coerenti, dovrebbe coincidere con l'obiettivo della
"piena occupazione verde", che starebbe alla base di un "Green New Deal": anche in Italia un
orizzonte progettuale fatto proprio con concretezza di proposte da soggetti economici e culturali
di rilievo, interessati ad una "prosperit" non ossessionata dalla "crescita".
Con questo processo si andrebbero a definire ed implementare, nel sostegno al reddito e alla
ricollocazione dei lavoratori del settore fossile in dismissione, politiche sociali ed ec