Ampi volumi e materiali di recupero hanno reso
speciale la dimora spagnola ristrutturata
da Tenette Ludlow e Nigel Anderson.
Cuore moresco
di Annarita Triarico
Foto Escondrijo
ejer de la Frontera, sulla
Costa de la Luz, è una
pittoresca cittadina di
circa 15.000 abitanti erta
su un’altura a circa dieci chilometri
dal mare. Le sue candide case im-
biancate a calce, strette l’una all’altra
quasi a formare un’unica struttura,
spiccano contro il cielo azzurro e
il paesaggio naturale circostante
come un incantevole miraggio. La
sua posizione privilegiata, quasi a
guardia dello stretto di Gibilterra,
spinse nell’antichità Fenici, Carta-
ginesi e Romani ad insediarsi nella
zona. E tuttavia è stata la secolare
dominazione araba a lasciare la sua
impronta più profonda e a conferire
a Vejer de la Frontera l’aspetto con
il quale la conosciamo oggi. Il suo
stesso nome rivela come la città in
passato abbia costituito una sorta di
confine tra la civiltà araba e quella
occidentale, con cruenti scontri tra i
crociati e le milizie della mezzaluna.
La riconquista cristiana è avvenuta
intorno al 1250, nonostante ciò la
V
vicinanza con l’Africa (sulla cartina
la città è quasi in linea d’aria con
Tangeri) ha mantenuto vivi gli usi
e i costumi provenienti dal mondo
musulmano, tanto che fino agli anni
Quaranta non era raro che le donne
di Vejer celassero la loro bellezza
sotto chador neri lunghi dalla testa
ai piedi. Al giorno d’oggi molti turisti
si aggirano nel labirinto di vicoli
sottolineati da archi di alabastro per
ammirare la città nel suo bianco
splendore, interrotto solamente da
piccoli tocchi di colore: scuri colora-
ti, ringhiere in ferro battuto, vasi di
fiori, fontane decorate con piastrel-
le, file di panni stesi al sole. Così
l’hanno incontrata Tenette Ludlow e
Nigel Anderson, i protagonisti della
nostra storia. Questa cittadina che
nelle sere d’estate, fino a mezzanotte,
si anima di persone che mangiano e
bevono all’aperto e si godono l’aria
ormai fresca profumata di gels