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https://effimera.org/genova-storia-glorie-crimini-politici-gli-abitanti-territorio-salvatore-palidda/
Buongiorno e buon ferragosto.
Dovrebbe essere una giornata di relax ma la tragedia del crollo del ponte Morandi di Genova, di sette anni fa, e lo scandalo che ne è seguito sono troppo enormi per tacere.
Perciò, mi scuserete se ne parlo, come, d’altra parte, ne scrive Avvenire, il giornale della Conferenza Episcopale Italiana.
La storia delle autostrade è l’emblema di come lo Stato si piega ai poteri economici, anche dopo una tragedia. È una vergogna assoluta.
Il 14 agosto 2018 crollò il ponte Morandi: 43 morti, centinaia di sfollati, un’intera città paralizzata.
Si scopre che Autostrade per l’Italia, controllata allora dai Benetton, non faceva le dovute manutenzioni, ma distribuiva miliardi di dividendi. Il governo giurò: “Revocheremo la concessione”.
Invece, le cose sono andate molto diversamente.
A quanto pare tutti i governi che si sono succeduti fino a quello attuale hanno gestito in modo assai discutile la situazione.
Nel 2022, lo Stato, attraverso Cassa Depositi e Prestiti, compra Aspi per 8,2 miliardi di euro, assieme a fondi privati.
Sono in grande parte soldi pubblici versati per rilevare una società che, se fosse stata revocata, sarebbe costata molto meno: 2 miliardi secondo le stime contrattuali.
Come racconta Avvenire, l’esposto presentato alla Procura di Roma da familiari delle vittime e associazioni rivela che la gestione dissennata di Autostrade è andata avanti per altri 4 anni, anche dopo
la strage, consentendo in questo modo che i dividendi aumentassero, crescessero i debiti e le manutenzioni venissero rinviate ancora.
E alla fine, come se nulla fosse accaduto, una vendita d’oro per i Benetton e un carico pesantissimo per lo Stato.
Ora i nuovi gestori chiedono addirittura che lo Stato metta altri 22 miliardi di euro per coprire le manutenzioni straordinarie, le quali però, come scrive lo stesso ministero del trasporti, derivano dal
non aver fatto le manutenzioni ordinarie quando si doveva.
La storia della privatizzazione e poi del riacquisto da parte dello Stato delle autostrade è incredibile: prima si lascia che i privati taglino sulla sicurezza e facciano cassa per miliardi di euro; poi si fa
pagare la collettività per rimediare.
Nel frattempo, i responsabili continuano ad incassare e si ritirano vengono pagati profumatamente e passano per imprenditori rispettabili.
Ricordo ancora le lamentele della famiglia Benetton e le loro lettere per essere stati messi all’indice da parte dell’opinione pubblica e il sostegno che ricevettero da certa stampa nazionale
scandalizzata che si volesse mettere sotto accusa la proprietà privata e chi la detiene.
La famiglia Benetton, che tramite la holding Atlantia controllava Autostrade per l’Italia, non figura neppure tra gli imputati nel maxi-processo per il crollo.
Chi ha perso figli, fratelli, genitori, non ha avuto giustizia. Chi ha governato, ha fatto l’opposto di ciò che aveva promesso.
Oggi, grazie alle famiglie delle vittime, che hanno avuto il coraggio di denunciare, scopriamo che la vergogna non si è mai fermata.
Ma vediamo meglio quello che è accaduto sul piano penale e nei processi.
Il processo penale per il crollo del Ponte Morandi si è aperto il 7 luglio 2022 presso il Tribunale di Genova. Sul banco degli imputati ci sono tra le 57 e le 59 persone, tra cui ex dirigenti di Autostrade
per l’Italia e di Spea Engineering (la società che gestiva le ispezioni e la manutenzione del ponte), insieme a funzionari del Ministero delle Infrastrutture.
La requisitoria dei pubblici ministeri, cioè l’esposizione delle accuse e delle prove da parte dell’accusa, si è conclusa di recente. La sentenza è attesa per l’estate del 2026, anche se non si escludono
ulteriori ritardi dovuti alla complessità del procedimento, alla mole di documenti e alla numerosità degli imputati coinvolti.
Nel corso dell’istruttoria, ci sono stati alcuni passaggi importanti: nel settembre del 2022, il tribunale ha escluso Autostrade per l’Italia e Spea come responsabili civili.
Questo significa che, pur essendo al centro delle accuse sul piano pubblico e mediatico, non sono più chiamate a risarcire direttamente i danni nel contesto di questo processo penale.
Parallelamente, nel 2023, si è aperta una procedura distinta rispetto al processo principale, in cui è stato raggiunto un accordo risarcitorio da 30 milioni di euro tra Autostrade, Spea e la Procura. Si
tratta però di un’iniziativa separata, che non sostituisce né chiude il procedimento penale in corso.
In sintesi, il processo è ancora lontano dalla conclusione e la verità giudiziaria sulla strage del 14 agosto 2018 non è stata ancora formalmente sancita. Nessuno degli imputati è, ad oggi, in carcere per
quella vicenda.
Mentre scrivo queste cose, ricavate dalla lettura di Avvenire e da qualche breve ricerca sul web, quasi non credo a ciò che riferisco e mi domando come sia stato possibile.
Allo stesso tempo mi chiedo se la politica, al di là di ogni appartenenza partitica, non dovrebbe mettere mano a questa situazione e rimediare, salvando la dignità dello Stato e delle istituzioni e il
senso stesso della giustizia.
da
Enrico Rossi / Facebook
vedi anche
https://effimera.org/genova-storia-glorie-crimini-politici-gli-abitanti-territorio-salvatore-palidda/
La ricostruzione del ponte gestita da mister Bucci col progetto dell'archistar Piano (business man di "sinistra"
sempre più all'avanguardia nella speculazione edilizia di lusso alla faccia della sua cura delle periferie) è
ancora un vergognoso spreco di fondi e un'opera che si poteva evitare con soluzione alternativa meno
impattante (facendo scendere l'autostrada sull'altro lato del torrente ...) ma Bucci ha favorito le imprese delle
grandi opere amate da destre e da ex-sinistra ...