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CINGOLANI
della
ministro
CINGOLANI Roberto Insieme al ministro Speranza, Roberto Cingolani è stato il ministro più deludente del governo Draghi. A parte Beppe Grillo che l’aveva designato uomo della conversione ecologica, anche i fan dei Migliori l’han sempre considerato un disastro, figurarsi gli oppositori, cioè i Fratelli d’Italia. Poi, la prima nomina del primo consiglio dei ministri del governo Meloni è stata proprio Cingolani “advisor per l’energia” e badante per spupazzare ai vertici Ue Gilberto Pichetto Fratin, spaesato ministro forzista dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Un classico della peggior politica italiota: affidare la soluzione dei problemi a chi li ha creati. Cingolani ha sbagliato di almeno un anno (2024 anziché 2025) i calcoli sull’autarchia dal gas russo. Ha messo in conto rigassificatori fantasma. Ha pianificato l’inverno coi consigli della nonna anziché con seri progetti di risparmi e razionamenti. Ha fallito in Ue sul price cap e ha pure fatto schizzare il prezzo del gas al massimo storico girando 4 miliardi a Snam e Gse per comprarlo a qualsiasi cifra. Ha lasciato al palo le rinnovabili, delirando di nucleare, fossili, trivelle, financo carbone. E ora consiglierà a Meloni come continuare a sbagliare. Come Draghi, d’altronde Cingolani è un tecnico: può dare “consigli” a qualsiasi governo, sia a sinistra che a destra, perché in fondo la ricetta è unica: gassificatori, inceneritori, trivellazioni, uso di fossili, carbone, nucleare e qualche pannello solare; insomma una spolverata di greenwashing. Invece transizione ecologica/energetica e modello economico non possono essere disaccoppiati; i cambiamenti climatici sono un fenomeno complesso che richiede una visione politica capace di cogliere le interconnessioni tra ambiente, economia e benessere. Molto al di là di quella visione miope delle classi dirigenti (anche di sinistra) che continuano a considerare lo sviluppo solo una funzione della crescita. A maggior ragione il Governo Draghi.