Grandi navi a Venezia
OLTRE IL RICATTO AMBIENTE - OCCUPAZIONE
Michele Boato
Sulla portualità crocieristica a Venezia ancora una volta si tenta di inventare un ricatto tra lavoro,
ambiente e salute per imporre le scelte delle compagnie crocieristiche e della concessionaria della
Marittima VTP.
Eppure da molti anni si è chiesto di modificare il modello di crocierismo mantenendo in laguna solo
le navi compatibili e costruendo, all’esterno in mare, un terminal per un approdo minore di navi
meno gigantesche e scaglionate nella settimana, in grado non di ridurre ma addirittura di
aumentare i complessivi posti di lavoro connessi alla portualità.
Così sarà possibile ridurre le profondità della bocca di porto e del canale portuale, riequilibrare la
laguna e ridurre le acque alte.
Per evitare conflitti, si è pure proposto che continui il passaggio dei crocieristi dalla Marittima per
organizzare, con mezzi lagunari a velocità paesaggistica ridotta, l’accesso al terminal marino.
Sono già stati elaborati da anni due progetti di terminal alla bocca di Lido, uno connesso al litorale
del Cavallino (in projet financing) e un altro all’isola del Mose, offerto gratuitamente al governo,
del quale più volte è stata inutilmente chiesta la comparazione prevista dalle norme vigenti.
Il porto invece continua a prospettare l’arrivo di navi crociera gigantesche in laguna scavando il
Canale dei Petroli per approdi a Marghera e scavando il Canale Vittorio Emanuele per arrivare in
Marittima.
In questa situazione solo l’anno scorso si è saputo (dopo due anni di omertà) che il Ministro dei
Beni Culturali Franceschini già nel 2017 (nell’atto con cui esprimeva il “parere negativo all’istanza
di Valutazione di Impatto Ambientale” presentata dal progetto di terminal connesso al Cavallino) ha
ritenuto “di sottolineare, nel rispetto dei principi di ‘gradualità, sperimentalità e reversibilità indicati
dalla legge, che questo Ministero non sarebbe contrario all’ipotesi di una sperimentazione, come
proposto dalla competente sop