Ischia non è un’eccezione: tutto il territorio del Belpaese è da
risanare
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Il disastro di Ischia non deve considerarsi evento eccezionale, legato
alla presenza di iper cementificazione abusiva e alle caratteristiche
ambientali dell’isola. Tantissimi contesti territoriali di quello che
era considerato “il Belpaese” infatti sono destabilizzati da
diffusione insediativa, consumo di suolo, urbanizzazione eccessiva
spesso autorizzata, che ne hanno stravolto gli ecosistemi; con degradi e
dissesti già gravi, che diventano esiziali per le ricadute della crisi
climatica.Gli eventi tragici che si susseguono sempre più ravvicinati
inon sembrano però scalfire l’agenda politica: si urla per qualche
giorno, poi la transizione ecologica torna ad essere per lo più una
chiacchiera.
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Pochi dati bastano a fornire i contorni del dissesto diffuso da impatti
della cementificazione. L’italia dovrebbe avere , considerando
abitanti residenti e presenti( compresi neonati e immigrati senza
permesso), per fornire comodamente un tetto a tutti, circa 7 miliardi di
metri cubi di volumi abitativi. Secondo i datascape ISTAT , se ne è
costruito quasi il doppio; con un effetto di clamoroso sfascio economico
e ambientale. Il suolo consumato seguita a crescere. Oggi è pari a
circa il 10% del territorio nazionale. L’ISPRA ammonisce che tutto
ciò significa il 94% dei comuni italiani a rischio frane o alluvioni,
con ripartizione pressocchè uniforme da nord a sud del Belpaese e 3,5
milioni di famiglie interessate del fenomeno. L’Osservatorio
“Città- Clima” di Legambiente sottolinea ancora gli effetti ormai
quotidiani della crisi ecologica , testimoniati dagli “eventi
estremi”degli ultimi dodici anni che superano quota 1500, con un
incremento del 27% di quest’anno rispetto al precedente. E con
crescenti sofferenze dei territori , i cui suoli sono “esasperati e
stressati” del succedersi di fenomeni intensi quanto opposti:
prolungate ondate di calore e connessa siccità , interrotte da