Fermarlo è possibile, fermarlo tocca a noi
Appello per un’estate di mobilitazione No Tav
Questa valle ha sofferto, come il resto del paese, il periodo del lockdown.
Ha pagato un prezzo, in termini di vite e perdite degli affetti, ha atteso preoccupata amici,
figli, fratelli, genitori costretti a lavorare in condizioni rischiose, perché lavoratori di servizi
essenziali. Dopo la riapertura, in tanti si è rimasti senza lavoro o con prospettive
preoccupanti per il futuro, tanto da non sapere come arrivare fino alla fine del mese.
Le stesse persone che con grosse lacune ci dicevano di stare a casa ed organizzavano
alla bene e meglio ciò che è sopravvissuto ai tagli della sanità pubblica degli ultimi
anni, oggi spingono sull’acceleratore per la ripresa della Torino Lione, auspicando
una sburocratizzazione e quindi una velocizzazione di tutto l’iter di questa, come di molte
grandi mala-opere.
La pandemia, la sofferenza, l’evidenza di un modello socioeconomico mortifero ed
evidentemente superato non ha insegnato nulla, in primis ai politici dei palazzi che
avrebbero dovuto imparare molte cose. A distanza di poche settimane infatti, a parlare per
bocca degli affaristi-politicanti Si Tav è sempre e solo l’interesse parziale e il desiderio di
profitto a vantaggio dei pochi, cosa che le grandi opere, nessuna esclusa, rappresentano.
Parliamo di un sistema che per rinnovarsi ha bisogno di divorare risorse, distruggere
territori, inquinare e cementificare.
Sembrava, fino a poche settimane fa, che davvero qualcosa dovesse (potesse cambiare),
si sperava che una profonda crisi mondiale come quella appena innescata potesse
davvero spingere a delle riflessioni più profonde e di cambiamento a tutela del pianeta e
della salute delle persone che vi vivono.
Il Tav, opera inutile, inquinante e non sostenibile sarebbe dovuta essere tra le prime
sacrificate sull’altare della giustizia sociale e del contrasto ai cambiamenti climatici, invece
siamo sempre qui, ad ascoltare e leggere i soliti mantra, a dover affrontar