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NUOVE EVIDENZE SCIENTIFICHE SULLA PERICOLOSITA' DELLE ANTENNE DI TELEFONIA E' stato pubblicato a ottobre scorso il primo studio sull'impatto sui ratti della frequenza 3,5 GHz, utilizzata dal 5G. I ratti sono stati esposti due ore al giorno, cinque giorni la settimana, per 30 giorni a livelli ben al di sotto dei limiti legali di esposizione, e quindi alle linee guida internazionali cui si riferiscono. L'esposizione ha causato nei ratti stress ossidativo nel cervello, diminuzione dell'ormone irisina (che protegge anche dalle patologie cardiovascolari, da ipertensione, diabete ecc.) e aumento dei neuroni degenerati nell'ippocampo. Secondo gli autori, questi effetti possono innescare malattie neurodegenerative. La frequenza 3,5 GHz provoca anche cambiamenti nel metabolismo energetico e nell'appetito dei ratti, sia sani che diabetici. Gli autori concludono che pertanto, il 5G potrebbe non essere innocuo, sopratutto in presenza di diabete. H. Bektas et al., Yuzuncu Yil University, Turchia: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36220504/ . Citato da L. Hardell: https://www.anncaserep.com/abstract.php?aid=9589 Il biofisico D. Panagopoulos, in una revisione dei suoi lavori sulla frammentazione del DNA nelle cellule riproduttive di mosche femmine (importanti perché "i processi cellulari di base sono identici dagli insetti ai mammiferi, tra cui l'uomo"), oltre a elencare gli effetti biologici evidenziati da 140 studi, dimostra che la variabilità del segnale di telefonia è un fattore "estremamente importante" nell'indurre effetti biologici. E spiega: "Ad ogni nuova generazione di telecomunicazioni , la quantità di informazioni trasmesse dai cellulari e dalle antenne (testo, immagini, video, Internet, ecc) aumenta e ciò si traduce in una maggiore variabilità e complessità dei segnali, a cui le cellule e gli organismi viventi riescono sempre di meno ad adattarsi." D. Panagopoulos, Università di Atene: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31416578/ In linea con queste considerazioni anche le osservazioni di L. Hardell, noto epidemiologo svedese autore dei più importanti studi sull'impatto dei CEM sui tumori al cervello. Poche settimane fa ha pubblicato due studi su quattro casi di persone senza problemi di salute, che hanno iniziato a soffrire di sintomi riconducibili a elettrosensibilità dopo l'istallazione sul tetto del palazzo, in cui vivevano all'ultimo piano, di un antenna 5G a 3,5 GHz, dove in precedenza c'erano solo antenne 2G, 3G e 4G che non avevo creato loro nessun problema. Questi disturbi li hanno costretti a lasciare l'alloggio e successivamente i sintomi sono scomparsi. L'esposizione negli alloggi era ben al di sotto dei 61V/m delle linee guide dell'ICNIRP adottate dalla Svezia (e che l'industria delle telecomunicazioni vorrebbe far adottare anche in Italia), e verosimilmente sotto i limiti italiani di 6V/m mediati su 24 ore (una misura media dell'intensità su 24 ore, non richiesta in Svezia, non è stata effettuata nello studio). L. Hardell: https://www.anncaserep.com/abstract.php?aid=9589 Riguardo all'impatto delle antenne di telefonia sulla salute umana, una recente meta-analisi evidenzia che il 73% degli studi riportano effetti biologici e sanitari sui residenti nelle vicinanze degli impianti, quali aumento di tumori e dei disturbi riconducibili alla sindrome da elettrosensibilità (mal di testa, disturbi del sonno, della memoria o della concentrazione, stanchezza, depressione, alterazioni cardiache, acufeni, ecc.), e anche alterazione dei parametri biochimici. Tra il restante 26% degli studi che non riportano effetti, si trovano diversi nomi di autori che hanno noti conflitti d'interesse con l'industria delle telecomunicazioni. A. Balmori: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35843283/ 30 anni di ricerca non lasciano dubbi: il 76% di 1046 studi mostrano effetti biologici Alcuni studiosi spesso affermano che la ricerca sugli effetti dei CEM dà risultati ancora incerti e che sono necessari ulteriori ricerche prima di emanare avvisi sulla salute o di rafforzare i limiti normativi. La revisione della letteratura di H. Lai, professore emerito di bioingegneria dell'università di Washington, li smentisce. 30 anni di ricerca non lasciano dubbi: complessivamente, il 76% (n=798 ) di 1.046 studi sulle radiofrequenze (che includono telefonia mobile, wifi, ecc.) ha riportato effetti biologici significativi. Più specificamente: il 91% (n=263) di 290 studi sul danno ossidativo (o sui radicali liberi),il 68% (n=291) di 423 studi sugli effetti genetici, il 73% (n=244) dei 335 studi neurologici hanno riportato effetti significativi. H. Lai ha anche pubblicato gli abstracts di questi studi, che sono una fonte completa a disposizione di chi crede ancora che i CEM non possono impattare sulla salute di adulti e bambini. H.Lai: https://www.saferemr.com/2018/02/effects-of-exposure-to-electromagnetic.html Per concludere, riassumiamo: i limiti attuali sono basati sul presupposto che se i CEM non riscaldano i tessuti, sono innocui. Considerano quindi esclusivamente gli effetti detti "termici". Questo presupposto è palesemente smentito da tutta la letteratura scientifica, che è stata deliberatamente ignorata, mettendo in serio pericolo tutta la popolazione. Apriamo gli occhi ... e riduciamo il più possibile l'esposizione alle onde elettromagnetiche, favorendo le connessioni cablate (anche gli smartphone si possono cablare, e già disattivando le connessioni Internet quando non in uso, emettono molto di meno). Odile Nazart (Casale Monferrato)