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relazione, updated 5/25/25, 3:30 PM

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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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https://www.rete-ambientalista.it/

Relazione di Lino Balza
Il bilancio di questo esemplare lavoro dell’Università sarà senz’altro completato e pubblicamente
presentato, magari in questa bella sede. A maggior ragione perché sulla “questione Pfas” o meglio
sulla “questione Solvay”, ovvero sul processo di Alessandria, si può già tracciare un bilancio quasi
definitivo. E rispondere alla domanda: “Vittoria o sconfitta”? Ci proverò.
Chi cominciò a seguirci nel 2008 sul nostro Blog, ovvero dal Sito www.rete-ambientalista.it gestito
dal “Movimento di lotta per la salute Maccacaro”, imparò a conoscere la “questione Pfas”, di cui nessuno in
Italia fino ad allora si occupava. L’informazione e la politica l’appresero nel corso degli anni dai nostri oltre
1.200 articoli (post) sul Sito e dalla relativa mailinglist della “Rete Ambientalista. Movimenti di lotta per la
Salute, l’Ambiente, la Pace e la Nonviolenza”, che raggiunge oltre 42mila utenti, molti a loro volta “opinion
leaders”. Il nostro dossier “PFAS BASTA!”, da par suo, è al terzo volume. Così oggi che la “questione Pfas”, il
nostro storico cavallo di battaglia, è diventato un conflitto apice all’ordine del giorno nazionale, è maturo un
interrogativo: vittoria o sconfitta?
Sconfitta, se per la vittoria ci affidiamo al processo penale in corso.
Cominciamo col chiederci, di fronte ad un tale disastro sanitario ed ecologico, quanti ad Alessandria hanno la
coscienza a posto?
I politici? La democratica e rivoluzionaria nostra proposta di “Osservatorio ambientale” è in aperto conflitto
con la criminale opacità di Montedison prima e di Solvay poi; dunque con la complicità delle istituzioni. Anzi,
con la loro connivenza, addirittura corruzione: come emerge clamorosamente nelle dichiarazioni della stessa
Solvay al primo processo del 2009 (nei verbali delle udienze e leggendo “Ambiente Delitto Perfetto”). Non c’è
dubbio che il loro piede sul freno è sempre restato premuto a negare o rallentare i monitoraggi di massa del
sangue della popolazione (“la pistola fumante”).
I magistrati? La Procura nel 2009 incriminò l’intero management Solvay per avvelenamento doloso (fino a 16
anni di reclusione), ma viene abbattuta dalla sentenza che rimpicciolisce i reati a blande colposità, non
risarcisce le Vittime, e non obbliga alle bonifiche. Così, dei 20 esposti alle Procure del “Movimento di lotta per
la salute Maccacaro”, ben 11 sono invano depositati presso il nuovo procuratore capo. Così, benchè essi
chiedano di intervenire -per presunti reati dolosi- su dettagliati e reiterati fatti di lesione all’ambiente e alla
salute dei lavoratori e dei cittadini, invece, il capo di imputazione del ritardato processo odierno è ristretto a
un leggero reato colposo e a carico delle ultime ruote del carro (due semplici direttori).
In più (a tacere nientemeno la clamorosa esclusione di Lino Balza quale parte civile) il GUP ha avviato
addirittura la verifica con le parti civili di un patteggiamento che sarebbe un clamoroso colpo di spugna
economico e penale per Solvay.
Ripeto: i processi in sede penale si risolvono con sostanziose parcelle legali, con regali ad associazioni e
sindacati che piombano sui processi come avvoltoi, per fare cassa. Troviamo perfino Associazioni
ambientaliste che mai si erano occupate prima dell’inquinamento. Processi che si risolvono con “risarcimenti”
a Enti locali che piuttosto meriterebbero di sedere sul banco degli imputati, banco morale: ben più importante
di quello penale.
I Comitati e le associazioni? Ad Alessandria marciano sparpagliati, quando alcune addirittura si dividono a
patteggiare con Solvay.
I giornalisti? Un velo pietoso su quelli di Alessandria, salvo eccezioni.

https://lavialibera.it/it-tag-67-pfas

I Sindacati? I sindacati, nei primi cinquanta anni di esistenza del polo chimico di Spinetta Marengo hanno
fatto (la CGIL!) quello che hanno potuto in quella che venne subito soprannominata “la fabbrica della morte”
ma che sfamava centinaia di famiglie per metà contadine. Solo dopo il Sessantotto, fino alla sconfitta sindacale
degli anni ’80, la tutela della salute è stata al primo posto in fabbrica e finanche fuori. E’ dal “Consiglio di
fabbrica” che viene elaborata la rivendicazione dell’”Osservatorio ambientale della Fraschetta”. Dopo, invece,
il ricatto occupazionale, vero o presunto, spinge il sindacato in “un patto di subordinazione politica e culturale
con Montedison e Solvay”, (patto storico per CISL e UIL). E ciò pur nella consapevolezza della tragica nocività:
è emblematico il volantino aziendale della CGIL del 2002 che -per prima- denuncia il cancerogeno PFOA, e poi
tace per sempre pur conoscendo le analisi del sangue (PFAS) dei lavoratori. E’ emblematico il fatto che, ad
Alessandria, in decine di anni, né all’Inail né in tribunale sia mai stata avviata nemmeno dalla mia CGIL (sono
tesserato da oltre 50 anni) causa di risarcimento per malattie e morti operaie (a differenza del Veneto per la
Miteni). Colpa della codardia degli operai? Ma non nascondetevi dietro un dito!
Facciamo nostro l’appello: Landini, facciamo class action contro Solvay
“Vivere in Fraschetta” è il Comitato che raggruppa i pensionati CGIL dei sobborghi della Fraschetta, tra cui
Spinetta Marengo, e che insieme ai Comitati e alle Associazioni aveva chiesto a tutte le parti civili di respingere
qualunque trattativa con Solvay per un patteggiamento che interrompesse e bloccasse il dibattimento del
processo penale a carico della multinazionale belga. Tant’è che “Vivere in Fraschetta”, insieme agli altri
Comitati e Associazioni, ha preso una posizione molto dura nei confronti del sindaco di Alessandria che ha
patteggiato con Solvay 100mila euro per… l’urgenza di tagliare l’erba dei cimiteri.
Non solo, “Vivere in Fraschetta” ha di recente inviato un accorato appello al segretario generale della CGIL,
Maurizio Landini, sollecitandogli un intervento diretto.
Ci auguriamo che l’intervento non sia volto a scongiurare, impedire che la Camera del Lavoro di Alessandria
intraprenda un patteggiamento con Solvay. Anzi, vogliamo dare per scontato che essa abbia già rifiutato -pur
non dandone colpevolmente pubblicità fino ad oggi- l’iniziativa dell’azienda imputata per il disastro
ambientale e sanitario: rifiuto in coerenza con quanto annunciò (20 febbraio 2024) per la propria costituzione
a parte civile il segretario Armosino, concludendo con l’ammissione: “Ci sono persone che hanno subito danni
o rischiano di subirli in futuro: vengano risarciti da chi ha fatto profitti procurando danni alla salute, se
lavoratrici e lavoratori rischiano nel presente e nel futuro di subire conseguenze patologiche per il loro lavoro
che siano risarciti e che si aprano per loro benefici previdenziali come in passato per il tema amianto”. Bene,
bravo, risarciamo finalmente le Vittime!
E allora noi lo ribadiamo fino alla noia: i processi penali non determinano reali risarcimenti alle Vittime, al
più risarcimenti simbolici. La via è quella dei processi civili. A questo scopo, le cartelle cliniche delle Vittime,
lavoratori e cittadini, sono ormai raccolte in massa. Vanno utilizzate.
Dunque, pensiamo che l’invito di “Vivere in Fraschetta” a Landini di intervenire sia rivolto alla Camera del
Lavoro provinciale, affinchè apra finalmente cause civili contro Solvay per risarcire i lavoratori morti e
ammalati. Anzi, affinchè la CGIL dia disponibilità a contribuire ad aprire cause civili collettive, “class action”,
per tutta la popolazione: lavoratori e cittadini. Lo facciamo nostro questo appello.
La CGIL faccia ammenda del proprio immobilismo, la convinca infine la sentenza del Tribunale di Vicenza che
ha condannato Inail a pagare il risarcimento per malattia professionale ai familiari di un ex operaio morto per
un tumore a contatto con le sostanze Pfas della fallita azienda Miteni. “Si ritiene raggiunta la prova, con
elevato grado di probabilità, del nesso di causalità fra l’ambiente in cui il ricorrente ha prestato la propria
attività lavorativa la patologia in questione”, si legge nella sentenza della giudice Caterina Neri.
Si tratta di una sentenza storica: di una vittoria per l’INCA CGIL del Veneto (qui presente), una vittoria
fondamentale per tutti i lavoratori a contatto coi Pfas, composti considerati pericolosi almeno dagli anni 2000
e prodotti ancora in Italia dalla Syensqo Solvay.
Oggi a maggior ragione, la Cgil in Piemonte abbia il coraggio denunciare in sede civile Solvay, di imitare la
consorella del Veneto, che già nel 2020 perseguì la via del processo civile. Anzi, faccia un salto in avanti con
la “class action”.
Si muova la CGIL, soprattutto ora che il processo penale è avviato alle corde. Perché, invece di una ordinanza
di fermata delle produzioni inquinanti, come competerebbe per legge al sindaco quale massima autorità
sanitaria locale, il Comune di Alessandria ha concordato la somma di 100mila euro per uscire, scappare dal
processo. I cittadini del Capoluogo sono circa 100.OOO, cioè un euro a testa del grottesco “risarcimento”
(taglio dell’erba nei cimiteri).
Con il patteggiamento, cioè con la strozzatura del processo penale, e delle relative condanne penali, Solvay si
era prefissa la condizione di non preoccuparsi definitivamente della chiusura delle produzioni e della
bonifica, nonché di non essere chiamata a pagare milioni di risarcimenti alle Vittime: migliaia di ammalati
e morti. Per inciso, è notizia dell’ultima ora, Abonante non se la prende con quelli della Solvay, bensì vuole
mettere me in galera me, querela me per presunta diffamazione a mezzo stampa, querela una Vittima: che
ha i Pfas nel sangue, che ha un tumore maligno correlato ai Pfas e relative patologie annesse e farmaci
salvavita. Querela me. Ragioniamoci sopra.
Scelto come ventre molle, il Comune di Alessandria serviva da apripista per le altre contrattazioni, locali e
nazionali, in corso in questi mesi. Così, il mercanteggiamento della salute è scontato che si concluda anche
fra la Solvay e la Regione Piemonte. Idem per il governo. Il patteggiamento è inoltre l’alibi per i parlamentari,
di ogni colore, per “arrendersi” alla lobby chimica che proibisce la legge di messa al bando dei Pfas. A loro
volta, grazie al bulldozer Abonante, taluni avvocati delle parti civili fisiche non aspettavano altro.
Con queste carte in mano offerte dal sindaco, Solvay si farà forte presso la debole Procura di Alessandria
per concludere il patteggiamento già nella prossima udienza di giugno davanti al GUP, (a quel giudice che ha
addirittura escluso Lino Balza come parte civile dal processo).