Roma 29 settembre 2019
Seconda Assemblea nazionale per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata Dichiarazione conclusiva
“L’unità della Repubblica è oggi in pericolo, rimessa in causa dalle richieste di “autonomia differenziata” che
alcune Regioni hanno presentato”. Tre mesi sono passati dal 7 luglio, quando la prima Assemblea Nazionale
Per il ritiro di qualunque Autonomia differenziata lanciava questo grido d’allarme. La situazione politica è
cambiata, un nuovo governo con una diversa composizione si è insediato, i toni appaiono mutati. Ma
quell’allarme e quell’invito alla mobilitazione sono forse superati da questa nuova situazione? Partiamo dai
fatti. Il governo, lungi dal cancellare l’impegno di Lega e M5S, ha scritto nel suo programma: “È necessario
completare il processo di autonomia differenziata giusta e cooperativa, che salvaguardi il principio di
coesione nazionale e di solidarietà”. Negli ultimi giorni il ministro Boccia ha addirittura dichiarato:
“L’Autonomia differenziata va fatta presto e bene, siamo pronti ad accelerare”. Si tratterebbe dunque di
ripartire dalle richieste già avanzate, pur con qualche modifica? E specialmente, può esistere un’Autonomia
differenziata “giusta e cooperativa”? Sono questi i punti fondamentali della discussione di oggi. Gli
interventi degli esperti e il dibattito attuale fanno a nostro avviso emergere chiaramente un elemento
comune: che si tratti di definire o meno i LEP, che si tratti di escludere questa o quella materia, che si tratti
di “residuo fiscale” o di “spesa storica”, il solo fatto di concedere maggiore autonomia ad una o più Regioni
costituirebbe un primo elemento di divisione del Paese (e pertanto di identica accessibilità ai diritti
universali per tutte/i) e aprirebbe un varco dagli esiti imprevedibili, potenzialmente irreversibili. Certo, il
varco può essere più grande o più piccolo. Ma tutti noi abbiamo già fatto tante volte l’esperienza di come,
con il pretesto di “combattere” gli attacchi più feroci, siano state promosse forme