Chi inquina paghi

Chi inquina paghi, updated 6/27/23, 2:34 PM

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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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“Chi inquina paghi” è un vecchio slogan che rischia sempre di rimanere tale in Italia?
In USA, tre dei principali gruppi chimici, Chemours, Dupont e Corteva, sono stati
costretti ad un accordo per contribuire con 1,19 miliardi di dollari a un fondo per risolvere
le cause intentate dai servizi idrici in tutto il paese contaminati da PFAS. Questo annuncio
arriva mentre si stanno accumulando cause legali - intentate da governi statali, gruppi di
difesa ambientale, servizi idrici e altri – che li accusano di avvelenare l'ambiente e causare
malattie. Lo stesso accordo transattivo è stato accolto con scetticismo da molti nella
comunità ambientalista, accusato di non avvicinarsi neanche lontanamente all'importo
necessario per coprire la devastazione che hanno causato, di non essere sufficiente a
sviluppare ed eseguire un piano di bonifica per l'aria, il suolo e l'acqua contaminati.
Anche il gigante industriale 3M ha firmato un miliardario accordo di principio per risolvere
tutte le richieste di risarcimento relativi ai PFAS nell'acqua potabile. Pure lo Stato del
Minnesota ha avviato una class action da 850 milioni di dollari contro la 3M.
La 3M è stata oggetto di cause legali per i Pfas anche in Europa: nel 2022 ha accettato un
accordo di 571 milioni di euro con la Regione belga delle Fiandre per gli scarichi di PFAS
intorno allo stabilimento di Zwijndrecht vicino alla città di Anversa. Il governo olandese ha
chiesto indennizzi alla 3M per i danni nel fiume Shelda occidentale che sfocia nel Mar del
Nord. Così 3M ha dichiarato di cessare i Pfas entro il 2025.
E in Italia? Chi ha fatto profitti enormi sulle spalle dell'ambiente e della salute dei cittadini
pagherà? Miteni e Solvay sono sotto processo penale. Miteni ha dichiarato fallimento
prima di essere chiamata a risarcire. Solvay, a sua volta, anche dal secondo (imminente?)
processo penale -con debole imputazione: disastro colposo e non doloso- da un lato non
rischierà reclusioni a carico di chi detiene i cordoni della borsa ma “sacrificherà” con miti
pene due direttori retribuiti allo scopo, e dall’altro tenderà a scaricare i costi della bonifica
(se e quando) sullo Stato. In sede penale, per questi processi ambientali si affollano
sempre come “parti offese” associazioni che magari non hanno mai mosso un dito, ed enti
che addirittura dovrebbero sedere sul banco degli imputati come complici degli inquinatori.
I tribunali garantiscono risarcimenti a loro e agli avvocati. (Vedi il libro “Ambiente delitto
perfetto”, prefazione di Giorgio Nebbia).
E per quanto riguarda i risarcimenti alle Vittime: ammalati e morti, lavoratori e
cittadini? Il rischio del danno e della beffa è atroce. Ecco allora che ci apprestiamo
ad avviare in tribunale ad Alessandria in loro favore cause civili: cause collettive,
class action. Dunque una maxi causa civile per ottenere i risarcimenti dai
responsabili del disastro ai massimi livelli proprietari (a Bruxelles l’AD llham Kadri)
e perchè no? verso quelle autorità pubbliche che non hanno vigilato o, peggio,
hanno favorito il delitto.
Analogamente senz’altro si procederà in Veneto. Infatti nel procedimento penale in corso a
Vicenza contro Miteni i capi di imputazione -peraltro colposi e non dolosi- sono di
avvelenamento di acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non
autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. E, per questo limite processuale,
dunque non riguardano le conseguenze sanitarie dell’ecocidio, cioè i risarcimenti agli
ammalati e ai morti tra la popolazione coinvolta: la contaminazione da Pfas nell'Ovest
vicentino ha colpito almeno 350mila persone in tutto il Veneto centrale tra Veronese,
Vicentino e Padovano. Tra parentesi purtroppo: un piccolo parallelo processo si sta
svolgendo, per iniziativa della CGIL, per i danni a 19 operai della Miteni.