Il ministro dell'Ambiente si dice pronto a riesaminare i valori limite allo scarico per i Pfas e per altre
sostanze chimiche tanto che per inizio settembre ha convocato un tavolo tecnico urgente con il compito di
prendere in esame le linee guida per la definizione di valori limite allo scarico di tali sostanze inquinanti. La
Regione Veneto: "metteremo i filtri a tutti gli acquedotti".
A partire dagli anni cinquanta i Pfas si sono diffusi in tutto il mondo perch utilizzati per rendere resistenti,
ai grassi e all'acqua, tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di
pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa. Dopo le denunce della Sezione di
Alessandria di Medicina democratica, nel 2013 una ricerca sperimentale su potenziali inquinanti, effettuata
nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani dal CNR e dal Ministero dell'Ambiente, ha segnalato
la presenza anche in Italia di sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in acque sotterranee, acque superficiali e
acque potabili.
In Veneto la maggior concentrazione tocca un quadrilatero di 4 province: Vicenza, Verona, Padova e
Rovigo. A sua volta la Regione Veneto ha istituito un piano di monitoraggio sulle zone interessate sia un
piano di prevenzione/contenimento. Alla domanda cosa causano questi inquinanti all'organismo, risponde
il Direttore e Professore di endocrinologia e coordinatore della rete endocrinologica veneta, Carlo Foresta;
da quanto emerge da uno studio di laboratorio "abbiamo dimostrato che i Pfas legano l'androgeno
recettore in cui si lega il testosterone e tale legame riduce l'attivit del testosterone del 50 per cento e
quindi si assiste ad una diminuzione della fertilit. L'influenza negativa agisce su pi parti. Nelle fasi
embrionali blocca il meccanismo di costruzione e di crescita delle varie parti dell'embrione che comprende
poi dei parametri quantitativi e qualitativi tali da far riconoscere un individuo come appartenente a una
determinata specie (l'org