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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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Sezione provinciale di Alessandria
ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI ALESSANDRIA
ESPOSTO
Ill.mo Signor Procuratore

A quali estremi di reato, ci chiediamo, incorrono le Autorit di Alessandria e del Piemonte preposte alla
tutela della salute pubblica per i loro comportamenti difformi dalle Omologhe del Veneto, pur in presenza
di condizioni ambientali e sanitarie del tutto coincidenti.
Cominciamo dall'attualit, prima di arrivare all'individuazione delle responsabilit.
In questi giorni, centinaia adolescenti -tra le forti preoccupazioni dei genitori- stanno ricevendo l'invito a
presentarsi agli ospedali di Vicenza e Padova per sottoporsi ad una procedura terapeutica, plasmaferesi,
dedicata alla pulizia del sangue dalla contaminazione da perfluoroalchilici. La plasmaferesi infatti permette
la separazione del plasma, la componente liquida del sangue in cui si trovano disciolti i PFOA e PFOS, dalla
parte cellulare. Con un prelievo del sangue, viene isolato il plasma grazie ad un separatore cellulare, il
plasma viene sostituito da una soluzione fisiologica, e si restituiscono piastrine, globuli rossi e bianchi,
lasciando fuori dalla soluzione quanto pi PFOA. L'operazione dura circa mezz'ora e verr ripetuta sei volte
a distanza di 15 giorni. Dai test stato rilevato che dopo la terza seduta la riduzione del PFOA pu
raggiungere il 33%. Il costo della plasmaferesi per la Regione Veneto sar, per i duemila convocati, di
almeno 15 milioni di euro per il primo anno. A Vicenza i giovani trattati hanno concentrazioni di PFAS nel
sangue fra i 100 e i 200 nanogrammi per millilitro. A Padova superiori a 200.
Nessuna plasmaferesi in corso ad Alessandria.
Su un bacino di 350mila persone "zona grigia", l'emergenza PFOA interessa una vasta area posta a cavallo
delle province di Padova, Vicenza e Verona: "zona rossa" individuata in base ai parametri di contaminazione
delle acque superficiali e profonde. Per la presenza nel sangue di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche
tossiche e cancerogene) nei residenti di questa area, compresi bambini e adolescenti, la Regione Veneto ha
dato avvio ad uno screening di massa, interessando per primi i ragazzi dai 14 anni in su.
Pi di diecimila vicentini residenti nei Comuni della "zona rossa" con livelli di PFOA superiori a 8
nanogrammi per millilitro, saranno richiamati entro due anni dall'Usl8 per la seconda fase del monitoraggio
disposto dalla Regione. Infatti, i residenti fra i 14 e i 65 anni dei 21 Comuni rischio delle tre province sono
85mila, di questi 34mila vivono nell'ovest vicentino, pi di un terzo con elevati valori di PFAS. Mille i ragazzi
fra i 14 e i 21 anni che stanno ricevendo la lettera in questi giorni. E gi 400 lettere dell'Usl8 sono state
inviate ai residenti per la plasmaferesi.
In base al "Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta ai PFAS" della Regione, in collaborazione con
l'Istituto Superiore di Sanit ISS, la prima fase del monitoraggio aveva evidenziato fino a 400 nanogrammi
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per millilitro (contro un limite fissato tra 1,15 e 8 *). Addirittura nel sangue degli adolescenti: a Montagnana
si era arrivati a 294,7 nanogrammi per millilitro, a Lonigo: 189. Nel veronese i risultati dei primi 118
residenti esaminati avevano dato una media di 40-50 nanogrammi per millilitro, compresi i quattordicenni.
(* Gli altri Paesi, Usa Svezia, adottano livelli assai pi restrittivi)
La Regione Piemonte non ha avviato screening sanitari di alcun tipo.
La relazione della Commissione Parlamentare di inchiesta riporta le correlazioni tra le sostanze
perfluoroalchiliche e l'insorgenza delle patologie. Precisamente: "Ipercolesterolemia, colite ulcerosa,
malattie tiroidee, tumori del testicolo e del rene, ipertensione indotta dalla gravidanza e preeclampsia,
nonch associazioni di varie patologie cardiovascolari come arteriosclerosi, ischemie cerebrali e cardiache,
infarto miocardico acuto e diabete". Queste sostanze non sono degradabili: caratterizzate da una notevole
persistenza nell'ambiente e negli organismi viventi dove hanno tendenza ad accumularsi nel tempo.
La stessa Commissione rileva che gli studi epidemiologici sull'uomo, e in particolare sugli operai esposti,
dimostrano correlazioni con epatossicit sicuramente per concentrazioni sopra i 6 microgrammi/l (6.000
nanogrammi/l). Riconosciuti a livello medico quali potenti interferenti endocrini e intercellulari, nonch
cromosomici, lo IARC specifica autorevolmente il rischio cancerogeno per il PFOA.
A questo riguardo, la Regione Veneto ha richiesto una valutazione retrospettica della mortalit e
dell'incidenza di patologie tra i dipendenti: "Valutazione della mortalit dei lavoratori dell'azienda
Rimar/Miteni. 2017".
La Regione Veneto, sulla base dell'avviato ampio Studio di biomonitoraggio con "obbiettivo la definizione
dell'esposizione a Pfas nei soggetti residenti nelle aree del Veneto nelle quali stata rilevata la presenza dei
contaminanti", ha trasmesso la documentazione alla Procura di Vicenza che indaga sull'evento.
Relativamente alla contaminazione dell'acqua potabile * da sostanze Pfas, uno "Studio di mortalit
ecologica della Regione Veneto, Italia" ha concluso "I livelli di mortalit pi elevati per alcune cause di
morte, possibilmente associati all'esposizione PFAS, sono stati rilevati nei Comuni contaminati rispetto a
quelli incontaminati" [2017. Pubblicato dalla Oxford University Press].
(* Si annoti che uno studio danese ha eidenziato che i Pfas si accumulano nel sangue anche attraverso la
respirazione).
La Regione Piemonte non ha avviato studi epidemiologici specifici.
Dal 2013 alle aziende idriche la Regione Veneto ha imposto (tramite filtri ai carboni attivi) di erogare solo
acqua con valori sotto la soglia di 500 nanogrammi per litro, stabilita dall'Istituto superiore di Sanit.
Nel 2017 Greenpeace ha esteso un monitoraggio anche nei Comuni pi distanti dalla zona pi contaminata,
addirittura in provincia di Rovigo, con allarmanti superamenti dei limiti. Greenpeace, estendendo le "zone
grigie e rosse", arriva ad affermare che "il numero totale di cittadini potenzialmente esposti alla
contaminazione di PFAS attraverso l'acqua potabile superiore agli 800 mila abitanti.
Si susseguono manifestazioni popolari per rivendicare che "i limiti dei Pfas siano portati in prossimit dello
zero e che sia messo in atto il sequestro e la bonifica della Miteni accompagnati da un serio piano di tutela
per i suoi lavoratori e accollando all'azienda i costi di bonifica e sanitari".
Si presentano da parte dei lavoratori denunce presso la Procura di Vicenza per lesioni colpose a carico
anche del medico di fabbrica, Giovanni Costa, lo stesso che a Spinetta Marengo nasconde(va) e
tranquillizza(va) i lavoratori per gli abnormi valori di PFOA riscontrati nel sangue
Cinque gli avvisi di garanzia, tra cui a Luigi Guarracino, gi direttore alla Solvay di Spinetta Marengo (e
condannato a Bussi) . I carabinieri del Noe di Treviso, esaminando i documenti aziendali, hanno, alla
Procura titolare dell'inchiesta per adulterazione dell'acqua e inquinamento ambientale, concluso che da
almeno 27 anni -nascondendolo alle autorit competenti- la Miteni (ex Mitsubishi, dal 2009 Icig) a
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conoscenza dell'inquinamento dello lo stabilimento di Trissino: per il PFOA quanto meno cinque anni prima
che lo studio del CNR lanciasse l'allarme (2013). Assai prima, ma ufficialmente quanto meno dal 2008 dopo
l'allarme lanciato da Alessandria.
Per la Solvay di Alessandria, infatti, questo allarme era stato lanciato addirittura nel 2008 urbi et orbi, e
rilanciato pi volte, anche con raccomandate, non ultima con lettera aperta 2016 a Regione, Arpa, Asl,
sindaco di Alessandria, che riproduciamo:
Sezione provinciale di Alessandria
La Sezione di Medicina democratica di Alessandria ha condotto una campagna nazionale per la
messa al bando del PFOA (perfuorurato) scaricato in Bormida fino alla foce del Po, denunciando
anche ai massimi livelli sanitari la presenza del veleno nel sangue dei lavoratori, a loro volta
addirittura donatori di sangue. Sul nostro blog sono archiviati almeno 50 interventi sulle questioni.
Il libro "Ambiente Delitto Perfetto" ne parla diffusamente. (P.S. La Corte di Assise non preso in
considerazione l'inquinamento da PFOA in quanto non indicato tra le sostanze nel capo di
imputazione del PM).

Medicina democratica ha denunciato, oltre al PFOA, la presenza nel sangue dei lavoratori Solvay
di Spinetta Marengo (Alessandria) di ADV e C6O4, a vario titolo sostanze tossiche/ cancerogene/
mutagene/ teratogene e ha rivendicato l'intervento dell'ASL e della Sindaco a tutela dei lavoratori
nonch dei cittadini tutti. Inoltre ha chiesto a Paolo Marforio direttore generale ASL Alessandria,
Antonino Saitta assessore Regione Piemonte alla Sanit e a Beatrice Lorenzin Ministro della salute
di impedire su tutto il territorio nazionale trasfusioni di sangue contenenti tali veleni. Il documento
stato inviato alla Procura, a tutti i sindaci della provincia, a tutti gli ospedali, Arpa, Avis ecc.

A tutt'oggi nel territorio alessandrino non hanno riscontro in ambito Asl e Arpa analisi e interventi
ispettivi che invece si stanno svolgendo in Veneto. Qui si parla di sottoporre ad analisi 250 mila
persone tra le 400 mila a rischio di PFAS (perfluorurato) fra Vicenza, Verona e Padova. L'Istituto
Superiore della Sanit ha gi dichiarato che sono contaminati pi di 60 mila residenti. E' allarme
generale.

Di contro, l'inerzia e il silenzio di Asl e Arpa alessandrini ai nostri esposti rappresentano uno
scandalo che colpisce la salute della cittadinanza non sappiamo in quale entit.

L'ASL ha la responsabilit di provvedere direttamente alle analisi del sangue dei lavoratori, di
verificare quelle fornite ai lavoratori da Solvay, la quale non pu essere controllata e controllore di
se stessa, nonch di procedere ai referti della popolazione a rischio, in merito particolare alla
presenza di queste sostanze pericolose, fornendo delle stesse completi parametri tossicologici e
sanitari di concerto con ARPA. Sottolineiamo che per Medicina democratica i valori limite devono
essere zero.

Chiediamo nuovamente che i risultati delle rilevazioni siano portati a conoscenza individuale degli
interessati e della collettivit tutta: tale riteniamo sia l'obbligo della Sindaco di Alessandria, peraltro
gi insolvente del Referto epidemiologico e dell'Indagine epidemiologica della Fraschetta.

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Il risultato della nostra campagna nazionale stata l'eliminazione del PFOA dalle lavorazioni della
Solvay di Spinetta Marengo e la sua sostituzione con il C6O4: sale ammonico inodore, scarsamente
biodegradabile, corrosivo, tossico per ingestione inalazione e contatto, principale organo bersaglio il
fegato, le polveri fini derivate possono infiammare ed esplodere, in caso di incendio o
surriscaldamento genera per decomposizione termica come sottoprodotti tossici o cancerogeni
fluoruro di idrogeno anidro, fluorofosgene, difluoruro di carbonile, ammoniaca, anidride carbonica,
fluorocarburi ecc. Per quanto riguarda l'esposizione prolungata o ripetuta sono tragicamente carenti
ovvero nascoste informazioni scientifiche tossicologiche, soprattutto come cancerogeno, mutageno
e teratogeno. Criticit nel trattamento rifiuti per la neutralizzazione e il recupero di acido
fluoridrico.

Abbiamo chiesto all'ARPA campionamenti: silenzio. Sindaco e Assessore all'ambiente: silenzio.

Stesso discorso per l'ADV della Solvay: incolore, inodore, insapore, letale se ingerito o inalato,
letale per contatto, indegradabile in acqua, bioaccumulabile, tossico e corrosivo in degradazione
termica nei suoi sottoprodotti (fluoruro d'idrogeno anidro, fluorofosgene, cloruro d'idrogeno ecc.)
gi in fase acuta. Per la fase cronica le informazioni scientifiche tossicologiche sono
drammaticamente carenti ovvero nascoste, soprattutto per la cancerogenicit, come in generale lo
sono per tutto ci che riguarda salute, sicurezza e ambiente, compreso lo smaltimento dei rifiuti
pregni di acido fluoridrico.

MEDICINA DEMOCRATICA - MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE SEZIONE
PROVINCIALE DI ALESSANDRIA

In riscontro di tanto sopra, a quanto ci noto alla data odierna, risultano due documenti:

1) Lettera (28/6/16) del Dipartimento di Prevenzione Servizio Prevenzione Sicurezza
Ambienti di Lavoro avente come oggetto "Denuncia dell' Associazione 'Medicina
democratica di sostanze pericolose nel sangue dei cittadini e dei lavoratori Solvay".
La lettera innanzitutto priva di qualunque documentazione allegata.
a) A cominciare dai monitoraggi ambientali che sarebbero stati effettuati in Solvay.
Poi contiene reticenti affermazioni autoassolutorie, confuse e perfino
sconcertanti, tipo "I soggetti professionalmente esposti a tale sostanza (PFOA)
hanno livelli sierici di fluoruri pi elevati rispetto alla popolazione generale,
anche di 100-1.000 volte pi alta." "Tuttavia la letteratura non riporta effetti
certi sulla salute umana attribuibili direttamente a tali esposizioni". Eccome no:
chiss perch l'EPA americana dal 2007 impose a 7 imprese internazionali
l'eliminazione del Pfoa, traguardo raggiunto da Solvay solo nel 2014. SPRESAL
dunque tranquilla anche se l'esito di tali monitoraggi ha "evidenziato livelli di
esposizione rilevanti, con una discreta probabilit (sic) di superamento del
valore limite". Non si precisa addirittura che i lavoratori NON sono sottoposti a
controllo dei livelli ematici da parte dell'ente pubblico BENSI' ad opera
dell'azienda (controllore di se stessa). NON lo sono stati in passato per il PFOA,
e nel presente NON lo sono per i sostituti del PFOA. N.B. la stragrande
maggioranza dei lavoratori non sottoposta neppure a questi controlli di parte
aziendale. E nessun cittadino lo .
b) SPRESAL, ammettendo implicitamente che non si mai ricercato PFOA nelle
acque neppure dopo la nostra denuncia del 2008, cita dal 2011 lo studio
CNR/ISRA che ha individuato quali fonti inquinanti Miteni e Solvay. Sempre
senza documentare nulla
in
allegato, SPRESAL afferma effettuati
campionamenti acque potabili -quanti ? quali? in quali anni?- rilevando
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"concentrazioni inferiori ai limiti di rilevabilit ("Non si ritiene pertanto che l'esposizione della popolazione richieda un
biomonitoraggio sui residenti tenendo conto che stato dismesso il PFOA".
Senza tenere conto nemmeno che il sostituto del PFOA necessita di
monitoraggio pari al PFOA, se non di pi, per il principio di precauzione.
c) Infine SPRESAL rivela che nei campioni prelevati da ARPA a valle
dell'insediamento produttivo sono stati misurati fino a 30 mg/l di Pfoa. E' un
valore enorme!! Che costringe SPRESAL a mettere le mani avanti e a
raccomandare all'Arpa: "Bench allo stato attuale questa contaminazione non
sembra aver raggiunto gli strati pi profondi della falda, questa situazione da
monitorare con attenzione per l'elevata stabilit e persistenza di questa classe di
composti". "In base a quanto sopra, si ritiene pertanto sia da prendere in
considerazione che il Comune, insieme all'ASL (SISP e SIAN) ad ARPA ed
eventualmente ad altri Enti interessati, valuti l'opportunit e la fattibilit di
effettuare alcuni campionamenti e sottoporre ad analisi di pozzi significativi per
un aggiornamento della situazione". Al PFOA bisognerebbe aggiungere C6O4 e
ADV.

Non risulta se come quando la raccomandazione Spresal stata presa in considerazione

2) Il "Verbale del Tavolo Tecnico" 26/9/16 (Comune, Provincia, Arpa, Asl),
condizionato dalla lettera di cui sopra, nella caotica discussione si trasforma in uno
scaricabarile bench Claudio Lombardi, assessore all'ecologia del Comune di
Alessandria, dopo aver stigmatizzato che da anni aspetta risposte, a pi riprese
interviene facendo un parallelo su quanto gli Enti di controllo hanno realizzato in
Veneto e non in Piemonte. A pi riprese Lombardi insiste
a) sulle omesse indagini epidemiologiche;
b) sulle analisi del sangue ai dipendenti omesse dall'Asl e delegate all'azienda: in
passato per colpevole inettitudine e nel presente con la scusa che (a detta di
Solvay) "tanto le concentrazioni di PFOA nel sangue si stanno abbassando"(a
questi burocrati non passa per la mente che il veleno, cancerogeno mutageno
teratogeno, anche quand'anche un giorno possa scomparire nel sangue, nel
frattempo ha prodotto comunque nell'organismo danni, danni anche
irreparabili?!);
c) sull'omesso monitoraggio ematologico alla popolazione residente per la strana
opinione che a Spinetta, proprio a Spinetta avvolta in un cocktail di veleni,
mancherebbero "criteri di esposizione ambientale particolarmente elevati" (cio
i cittadini il Pfoa pi che berlo lo respirano), ovvero con lo scaricabarile della
mancanza di fondi: "lo studio della regione Veneto viene portato avanti con
finanziamento dell'istituto Superiore di Sanit";
d) sul protocollo di analisi di acqua potabile che non ricerca Pfoa;
e) sugli omessi campionamenti alle acque della rete acquedottistica per la
inverosimile scusa che "il Pfoa non mai stato ricercato in quanto i pozzi si
trovano a monte idrogeologico di Spinetta e Solvay";
f) sull'omessa raccomandazione dell'IRSA/CNR di "condurre un controllo della
situazione attuale" in quanto decaduti gli assai sporadici e casuali i prelievi
effettuati;
g) sull'omesso campionamento di pozzi privati; ecc.

Lo scaricabarile tra Asl e Arpa sconcertante perch il verbale porta la data 2016:
"Occorre stendere un piano di campionamento delle acque potabili e di quelle
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sotterranee non potabili e vedere se i risultati ci rassicurano" eppoi semmai
"effettuare uno screening sulla popolazione". E perch non realizzare -finalmente- i
due provvedimenti contemporaneamente, come in Veneto? Risposta: "Per una
questione di costi e di ripercussioni mediatiche, e di assenza di pericolo concreto".
L'assenza di pericolo sarebbe garantita da Arpa, che per non mette pi la mano sul
fuoco perch sa che la presenza dell'eliminato Pfoa persistente nel tempo. Tutti
fingono di dimenticare che, insieme al Pfoa, nel sangue (come denunciano anche i
sindacati) e nelle acque oggi ci sono ADV e C6O4.

L'assessore Lombardi assai poco convinto della discussione, non si fida e insiste
pi volte, pretende "una relazione che illustri le motivazioni per cui la situazione ad
Alessandria considerata meno preoccupante rispetto a quella del Veneto, perch il
biomonitoraggio viene fatto in Veneto e non a Spinetta, e come mai l'ISS ha
finanziato soltanto lo studio in Veneto". Domanda pleonastica: perch evidentemente
da Alessandria nessuno l'ha chiesto. E chiede, dopo la confusione di posizioni
ascoltate, che "venga predisposto un piano di monitoraggio condiviso", innanzitutto
con "la predisposizione del programma di monitoraggio delle acque sotterranee".

L'Asl, invece, conferma che non intende affrontare direttamente la questione
sanitaria: "I lavoratori non sono pi esposti al PFOA". Come se il PFOA fosse
scomparso nell'ambiente e nel sangue! Come se non fossero cancerogeni anche
ADV e C6O4! E poi fidiamoci come sempre dell'azienda si giustifica l'Asl: " la
Solvay prosegue comunque il monitoraggio sul sangue degli ex-esposti" (ex esposti
a PFOA, ma ora esposti a ADV e C6O4 !). A parte il fatto non trascurabile che
dovrebbe essere l'Ente pubblico controllore a garantire le analisi e non a prendere
per buoni i dati dell'azienda sospettabile di mascherare e occultare i risultati,
inammissibile che sia l'azienda a decidere a chi fare le analisi, inammissibile che
siano esclusi dagli accertamenti pubblici a) la stragrande maggioranza dei lavoratori
non direttamente addetti alle lavorazioni, b) i dipendenti delle ditte di appalto, c) gli
ex dipendenti, d) i cittadini di Spinetta e Alessandria. (E in pensiero va anche a
quanti, malgrado il nostro allarme, hanno ricevuto donazioni di sangue infetto da
PFOA).
Dunque lo studio epidemiologico chiesto dall'assessore? "La popolazione oggetto
di studio non sufficientemente numerosa per dare risultati significativi". In Veneto
sono arrivati a considerare centinaia di migliaia di persone in zone "grigie" e "rosse".

In Veneto sono 350mila i residenti dell'area considerata contaminata, la Regione ha fatto partire uno
screening sanitario per 85mila persone della "zona rossa" per misurare i livelli ematici Pfas e
verificare l'insorgenza di patologie collegate. Moltissimi, esclusi dallo screening ufficiale hanno
provveduto autonomamente a proprie spese. I risultati sono per tutti preoccupanti. La Regione
perci ha lanciato un programma di plasmaferesi. Il tutto viene ritenuto da esperti e associazioni
addirittura insufficiente. Soprattutto, anche con petizioni, si insiste sull'abbassamento dei livelli di
Pfas ammessi nell'acqua potabile e sulla necessit di interrompere l'esposizione: chiusura di
impianti e bonifica.

A 16 anni di distanza, le analisi mostrano i danni cardiovascolari dei bambini (oggi adulti), esposti
alle polveri delle Torri Gemelle, nel sangue dei quali erano presenti livelli anomali di acido
perfluoroottanico (PFOA), sostanza presente nella plastica a cui conferisce flessibilit e che stata
bandita proprio per gli effetti dannosi sulla salute.


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Noi riteniamo, ancora una volta, che le gravi responsabilit storiche e attuali dei soggetti
coinvolti siano inconfutabili sul piano etico e morale, e siamo fortemente preoccupati per il
futuro. Alla Procura della Repubblica chiediamo se nelle stesse sono ravvisabili estremi di
reato.










In fede.

Lino Balza
Barbara Tartaglione

per


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