Ieri, al Costanzo Show, è andata in scena la versione moderna della fiaba
di Andersen, quella del bambino che dice “Il re è nudo” e tutti quelli che
non osavano dirlo esplodono in un applauso incontenibile. Sul palco del
teatro Parioli, al posto del bimbo, c’era il pm Nicola Gratteri che
descriveva il nulla mischiato col niente del governo Draghi in tema di
lotta alle mafie e alle altre illegalità: “Tira aria di restaurazione, di ‘liberi
tutti’. Draghi non pervenuto. Capisce di finanza, punto”. A quelle parole,
il pubblico – molto pop e poco engagé, campione attendibile della gente
comune – è esploso in una lunga e liberatoria ovazione che dovrebbe
allarmare il premier e i suoi turiferari. Se quei battimani potessero
parlare, direbbero: “Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dirlo!
Basta con la santificazione di Draghi! Se fosse il fenomeno onnisciente e
infallibile che tutti ci decantano da un anno e passa, ce ne saremmo
accorti. Invece com’è che stiamo sempre peggio?”. Chi scrive si era
permesso già l’estate scorsa, alla festa di LeU, di evidenziare la sua
enciclopedica incompetenza in tutte le materie estranee all’alta finanza,
suscitando lo sdegno delle vestali del culto supermariano. Troppo presto.
Ci son volute le baggianate del Green Pass modello base o super e della
divisione di lavoratori e persino studenti in buoni e cattivi, poi le
tragicomiche trame per il Colle (fallite anche quelle), poi la ridicola
gestione diplomatica della crisi ucraina (pace o condizionatori, euro anzi
rubli, Golia anzi Davide, armi per la de-escalation, Piano Sòla italiano
spernacchiato da tutti), poi i ceffoni Ue per i ritardi sul Pnrr, perché ciò
che vedevamo in pochi diventasse patrimonio comune.
Il Migliore sceso fra i comuni mortali a miracol mostrare è un mediocre
premier di cui si stenta a rammentare una sola impresa degna di nota,
perfino sulle due missioni affidategli da Mattarella (Pnrr e pandemia).
Se non avesse tutti i media dalla sua, gli applausi a Gratteri sarebbero
già fischi a lu