Vogliono concedere per decreto altri 150 milioni quando vi sono già 4

Vogliono concedere per decreto altri 150 milioni quando vi sono già 4, updated 6/6/24, 4:44 PM

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Movimenti di Lotta per la Salute, l'Ambiente, la Pace e la Nonviolenza

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Vogliono concedere per decreto altri 150 milioni quando vi sono già 4,7 miliardi di passività per l'Ilva, fondi
per curare i cittadini del quartiere Tamburi di Taranto, non per continuare ad accumulare debiti e
inquinamento. Dati sconcertanti emergono dall'audizione del presidente di PeaceLink al Senato: dal 1°
novembre 2018 al 31 dicembre 2022, la gestione dell'ex Ilva ha accumulato passività globali per ben 4
miliardi e 700 milioni di euro, come confermato da fonti governative (esattamente 4.737.693.528 euro)
Cifre allarmanti che mettono in luce l'insostenibilità del modello produttivo Ilva, pagata a caro prezzo dalla
salute dei cittadini e dall'ambiente. Se quei soldi fossero stati investiti nella formazione dei lavoratori,
anziché in un ciclo produttivo inquinante, non solo non ci troveremmo di fronte a un simile disastro
economico, ma avremmo potuto evitare anche i picchi di benzene cancerogeno nel quartiere Tamburi di
Taranto.
Eppure, il decreto legge 63/2024 - in discussione in queste ore - ignora questa drammatica
realtà, prevedendo ulteriori 150 milioni di euro a favore di chi gestisce l'Ilva, come se si trattasse di un
pozzo senza fondo. PeaceLink denuncia con forza questa scelta priva di ragionevolezza e propone
un'alternativa: destinare quei fondi a tutela della salute dei cittadini del quartiere Tamburi, che da anni
subiscono le conseguenze dell'inquinamento atmosferico causato dall'Ilva.
Con quei soldi, i cittadini di Tamburi potrebbero finalmente avere accesso a sorveglianza sanitaria
adeguata e cure gratuite con corsia preferenziale. Un gesto di dovere verso chi ha pagato sulla propria
pelle l'inquinamento industriale.
Inoltre, PeaceLink contesta la proroga di 48 mesi (art. 14 del decreto) concessa agli impianti Ilva, definiti
dallo stesso decreto come "carenti" rispetto alle norme di sicurezza. In pratica, altri 4 anni per mettersi a
norma, dopo che la scadenza originaria era fissata per la fine del 2014.
"È inaccettabile - dichiara il presidente di PeaceLink Alessandro Marescotti -. La messa a norma doveva
essere già stata effettuata dieci anni fa. Non possiamo aspettare un altro disastro per intervenire. Il decreto
prevede la proroga solo in casi di "rischio grave e imminente", ma come possiamo prevedere incidenti
come incendi o esplosioni? Non abbiamo la sfera di cristallo".
PeaceLink chiede al Parlamento di rivedere il decreto 63/2024, destinando i fondi previsti per chi gestisce
l'Ilva alla salute dei cittadini di Taranto e non derogando sul rispetto delle norme di sicurezza previste dalla
legge vigente. La sicurezza sui luoghi di lavoro, la salute e l'ambiente non hanno un prezzo.

Presidente PeaceLink: Alessandro Marescotti